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Movida e coronavirus: "Noi rovinati. Locali chiusi, ma le bollette continuano ad arrivare"

La voce dei gestori di alcune realtà del bolognese: da chi tenta di 'resistere' traslocando online a chi accusa la politica per averli tagliati fuori

Discoteche e locali a rischio fallimento. Gestori che si dicono “completamente rovinati”. Il Covid ha gettato in una crisi nera anche le realtà che ruotano intorno alla vita notturna bolognese. Cassa integrazione per qualcuno, per altri neppure quelle. Il rischio di chiudere i battenti è alto e la data della riapertura ancora ignota. Il Comune cerca di venire incontro sospendendo le fatture degli affitti fino ad ottobre che tuttavia dovranno, al termine del periodo, essere corrisposte e per alcuni sono un “ritardare la morte”. La maggior parte sono concordi della necessità che il governo nazionale pensi a qualche forma di ammortizzatore per la categoria. In mezzo alla crisi tuttavia c’è chi ha trasferito quanto possibile online per continuare la propria attività.

"Settore misconosciuto dai politici nazionali"

Enrico Troncossi gestore e socio del Qubò, dello Chalet dei Giardini Margherita e del Ca' De Mandorli di S. Lazzaro dice di “essere completamente rovinato” avendo tre locali a rischio fallimento e di essere dispiaciuto che il settore sia “misconosciuto dai politici nazionali. Nel Cura Italia era previsto un credito d’imposta per le categorie C1, quella dei negozianti, ma non D3, ovvero delle discoteche”.  “Circa 70 persone che lavoravano nei 3 locali sono rimaste a casa. Le domande per la cassa integrazione per i lavoratori a chiamata sono state respinte, mentre non sono state ancora accettate quelle per i contratti a tempo determinato”. Locali vuoti ma bollette che continuano arrivare. Una speranza è data dalla sospensione degli affitti dei locali come è successo a San Lazzaro o a Bologna dove è stato deciso che, per quanto riguarda gli affitti commerciali e delle libere forme associative per immobili comunali, il Comune sospenderà le fatture fino ad ottobre, quando la somma dovrà comunque essere corrisposta anche se in forma rateizzata. Troncossi tuttavia teme che sia un “ritardare la morte” anche perchè comunque rimangono le bollette dell’acqua, della luce e del gas. La speranza è rivolta al governo perché si discuta di un credito d’imposta per le discoteche”.

C'è poi chi come il Cassero che 'trasloca' online

Definire il Cassero, semplicemente una discoteca sarebbe riduttivo, praticamente tutti i Bologna e non conoscono lo spazio culturale e circolo politico Lgbti impegnato nel riconoscimento dei diritti delle persone trans*, bisessuali, lesbiche e gay, tuttavia la parte dedicata alla movida notturna riveste un ruolo centrale, anche per sostenere gli altri progetti. “E’ difficile fare un calcolo dei danni -ci dice Giuseppe Seminario, presidente del Cassero-, ma si aggireranno per ora intorno alle decine di migliaia di euro. 20 persone sono in cassa integrazione e purtroppo percepisco l’apertura ancora lontana anche perché vorremmo riaprire nella totale sicurezza. Quello che vorremmo è una maggiore attenzione non tanto cittadina quanto statale per andare avanti attraverso ad esempio il prolungamento degli ammortizzatori sociali e maggiori strumenti di supporto per le attività del terzo settore”. Giuseppe racconta come comunque il virus non li abbia fermati. “Diverse attività sono state spostate online. La Gilda ad esempio, un laboratorio ludico dove si riunivano ogni due settimane giocatori di ruolo, da tavolo e di carte, si ritrova in rete sulla piattaforma Discord, Gender Bender usa Instagram, ci sono video con letture per bambini che sono state caricati su Youtube ed è continuata attraverso la rete anche l’attività di consulenza legale e psicologica.  

Nuova emergenza, vecchie problematiche

Micaela Zanni del Kinki parla di una professione “sgretolata”. Il suo locale è chiuso dal 2018 a causa dei lavori di rifacimento del portico del locale che è parzialmente crollato, ma condivide le preoccupazioni di tutta la categoria. “sopravvivere è difficile, i costi sono alti, gli affitti importanti e le fatture ingenti sarebbe necessario un aiuto da parte del governo o del Comune con ammortizzatori o finanziamenti a fondo perduto per resistere al periodo prolungato di chiusura”.

Intrattenimento non significa solo divertimento, per molti significa lavoro, entrate, soldi che servono per andare avanti, per avere una vita dignitosa, per pagare le bollette, l’affitto e molte altre spese necessarie. Che fine faranno, i camerieri, i baristi, i dj, gli organizzatori, i pr e molti altri? Il comparto dei locali bolognesi, ma si potrebbe dire italiani, soffre una crisi che non ha precedenti.

Non si sa quando potranno riaprire, tra gli addetti si parla di inizio 2021 o addirittura marzo ma molti potrebbero non arrivare neanche a quella data. Il rischio di fallimento è alto, alcuni dicono che potrebbero non resistere altri due mesi. Ci si aspetta che qualcuno dal governo o dal Comune faccia qualcosa, che pensi a degli ammortizzatori o dei finanziamenti a fondo perduto. Quando questa tragedia del coronavirus sarà finita, speriamo presto, e le persone potranno ricominciare ad uscire e a riunirsi, potrebbero trovare una città priva dei locali che animavano le loro serate, con concerti, feste e buona musica.

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