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Caro affitti e studenti, il Cattaneo: '35mila fuorisede, servono più servizi in periferia'

Anche l'istituto di analisi vede nella prima fascia extraurbana la soluzione per soddisfare la fame di alloggi creata da turismo e affitti brevi

Con la ripresa delle lezioni universitarie e l'arrivo di nuove matricole a Bologna è riesplosa la questione della difficoltà, per gli studenti fuorisede, di trovare una casa in città. Sulla vicenda dice la sua, richiamando il proprio rapporto sulla situazione degli affitti in città, finanziato dal Comune e presentato la scorsa primavera, anche l'Istituto Cattaneo. La ricetta presentata dal Cattaneo è semplice: vista l'alta domanda "sono necessarie, a meno di non voler rinunciare a numeri sempre maggiori di studenti e di accettare ulteriori aggravi per la popolazione, politiche cittadine ed universitarie che vadano nella direzione dell'aumento dell'offerta".

Nel dettaglio, dato che "lo scorso anno accademico gli studenti iscritti all'Ateneo bolognese, nel solo Campus della città, erano 63mila, di cui circa 35mila fuorisede", e dal momento che "i posti letto disponibili negli studentati pubblici (gestiti da Ergo) sono 1.600, con una retta media di circa 205 euro al mese", serve "un'apposita politica riguardante gli studenti, mirata in particolare alla connessione tra i servizi universitari, di mobilità e di svago utilizzati dagli stessi studenti". Dalla ricerca emerge infatti che "le principali strutture di interesse sono ottimamente servite nelle ore diurne ma pochissimo nelle ore notturne, limitando di molto l'attrattività di quelle zone, soprattutto la prima area extraurbana, che in molti casi stanno vivendo fenomeni di de-popolamento".

Quanto alla questione degli affitti, dal Cattaneo evidenziano che "l'affitto di un immobile a uno studente fuori sede ha alcuni vantaggi, se confrontato con l'affitto ad altre figure di inquilini". In primis, il contratto "può avere una durata molto inferiore (da sei mesi a tre anni, contro i cinque richiesti da un contratto concordato ordinario)", e in secondo luogo "la coabitazione di più studenti, quindi la presenza di più fonti di reddito, riduce il rischio di morosità e consente di negoziare canoni più elevati".

Ad esempio, si legge nella nota dell'Istituto, "nella zona di pregio della città un appartamento con due stanze affittato a canone concordato può arrivare a costare fino a 800 euro mensili", e mentre per questi alloggi "la disponibilità a pagare di una famiglia residente è, mediamente, di circa 770 euro mensili, quella degli studenti supera i 1.000 euro".

Questo, sintetizzano dal Cattaneo, "significa che in zone come quelle di pregio gli affitti sono insostenibili per una famiglia media, mentre lo sono per un gruppo di studenti". Da un lato questo "contribuisce a selezionare i conduttori su base geografica, concentrando gli studenti in zone in cui le famiglie residenti non possono pagare un affitto sostenibile", e dall'altro "la competizione esercitata dai fuorisede spinge verso l'alto i livelli dei canoni". In sostanza, tira le somme l'Istituto, il mercato degli affitti a Bologna "'tecnicamente' è in equilibrio, cioè vi è un prezzo al quale domanda e offerta si incontrano". A causa della forte domanda, però, "l'equilibrio è raggiunto a livelli di affitto particolarmente alti rispetto ai redditi medi dei cittadini bisognosi di affittare", e sebbene "sistemi come il canone concordato siano largamente usati, essi prevedono già un vantaggio, di fatto, per gli studenti nei confronti della popolazione residente e delle famiglie". (Ama/ Dire)

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