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Casa e caro-affitti, a Bologna 1200 alloggi pubblici sfitti: 'Serve carta identità immobile'

E' la proposta del segretario del Sunia, Francesco Rienzi, che mette nel mirino la recente riforma dell'accesso alle case popolari

A Bologna bisogna "capire perché tanti alloggi siano sfitti: se è un problema di risorse per i ripristini o se le assegnazioni sono troppo lente". Per questo bisognerebbe dotare di "carta di identità" ogni alloggio pubblico, "in modo da avere sempre la situazione aggiornata di ogni alloggio se sfitto o occupato e, se sfitto, quale ne sia la motivazione e seguire l'iter per rimetterlo tra gli alloggi assegnabili".

E' la proposta del segretario del Sunia, Francesco Rienzi, che nella sua relazione congressuale ricorda che, secondo dati della Regione Emilia-Romagna, a Bologna gli appartamenti Erp sfitti sono "circa 1.200". Si tratta di "un bel numero, appena scalfito dal pur efficace impiego delle risorse destinate ai ripristini dal Piano casa", continua Rienzi, sottolineando che in questo "la nostra Regione è tra le più virtuose".

Ma con viale Aldo Moro il Sunia è meno tenero quando si parla della riforma dell'Erp. "Avere abbassato i limiti di reddito trasformerà sempre di più l'Erp in edilizia residenziale povera- afferma Rienzi- in quanto entrerà sempre più gente a basso reddito e a forte problematicità sociale, che pagherà poco di canone rispetto a chi è costretto ad uscire.

Il rischio è che finiranno per mancare i soldi sia per ripristinare gli alloggi liberati, sia per l'ordinaria manutenzione". Inoltre, il nuovo sistema di calcolo del canone è "perverso", per Rienzi: "Non è certamente equo un sistema che fa pagare di più a chi ha di meno e fa pagare meno o uguale a chi ha di più. Non abbiamo ben capito quale sia stata la ratio di questo cambiamento, sicuramente non è stato fatto per aumentare il monte canoni in quanto è rimasto pressoché invariato", per cui "è stato un errore commesso anche con il colpevole silenzio di quasi tutti i Comuni della Città metropolitana".

Come Sunia "non demordiamo e stiamo cercando, interloquendo con la Regione- riferisce Rienzi- di far apportare alcuni correttivi, soprattutto per i pensionati soli nella fascia dell'accesso".

Rienzi si sofferma anche sul tema della "convivenza civile" nelle case popolari, citando la coesistenza "tra culture diverse, tra anziani soli e nuclei numerosi, con le problematiche socio-sanitarie, la devianza, la solitudine, la disoccupazione, la povertà materiale e culturale, l'incerto rispetto del sistema delle regole, la diffusa percezione di insicurezza". Problemi "che si stanno accentuando e rischiano di estendere il processo di ghettizzazione di interi comparti", avverte Rienzi.

"Per evitare la ghettizzazione e quindi la concentrazione di troppe problematiche", continua il sindacalista, "si deve partire da una analisi sociale delle persone che già ci abitano e poi fare delle assegnazioni mirate. Questo è più facile quando lo stabile è vuoto, come è stato fatto per via Gandusio, è più difficile farlo in stabili già occupati". Ma su questo "siamo disponibili fin da ora a ragionare insieme al Comune e ad Acer- tende la mano Rienzi- e anche ad avviare una sperimentazione nel comparto Andreini-Ristori-Melato-Magazzari", dove il Sunia ha già prodotto "una mappatura dell'esistente".

Rienzi, infine, dedica un passaggio alla "patente a punti" per le violazioni commesse dagli assegnatari Erp: "Sono trascorsi due anni e mezzo dall'approvazione del regolamento e manca, per renderlo operativo, l'introduzione della figura dell'agente accertatore". Gli agenti "sono stati formati dalla Regione ma non sono ancora entrati in funzione e non sappiamo per quale motivo", afferma Rienzi. (Pam/ Dire) 

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