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Cronaca

Boom di escursioni in Appennino, gli alpini avvisano: "No all'improvvisazione"

Dare sempre un'occhiata al meteo, sapere come comportarsi in caso di fulmini e come gestire i propri cani in montagna: il vademecum del Corpo Nazionale Soccorso Alpino

L'improvvisazione in montagna non fa bene. A spiegare i rischi che corrono gli escursionisti disinformati proprio nel periodo di boom delle camminate sul nostro Appennino (come del resto sulle altre zone montuose di Italia) è il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, che mette in guardia e dispensa alcune regole d'oro preziose per evitare sia imprevisti da poco che avvenimenti tragici come cadute fatali e persone disperse. 

In particolare Danilo Righi, presidente regionale del Cnsas tecnico di soccorso rende note alcune importanti 'nozioni' (divulgate e messe anche online dal Corpo Nazionale del Soccorso Alpino) da tenere a mente quando si decide di fare passeggiate e delle escursioni in montagna, soprattutto in condizioni metereologiche incerte (vedi allerte della Protezione Civile).  

IN CASO DI FULMINI E COMPORTAMENTI DA TENERE IN MONTAGNA. Quante volte ci siamo sentiti dire che in montagna il tempo cambia repentinamente? In un attimo il sole viene coperto dalle nubi, iniziano a cadere le prime gocce, si distingue in lontananza il rombo di un tuono...e arrivano i fulmini. Il rischio di rimanere folgorati in montagna non è purtroppo così remoto. E' lo stesso sito del Dipartimento della Protezione Civile - Presidenza del Consiglio dei Ministri a suggerire una serie di comportamenti da tenere in caso di temporale.

"In generale, bisogna tener conto della rapidità con cui le nubi temporalesche si sviluppano e si accrescono, e conducono quindi il temporale a raggiungere il momento della sua massima intensità senza lasciare molto tempo a disposizione per guadagnare riparo" spiega Rossini. 

Prima è necessario verificare le condizioni meteorologiche già nella fase di pianificazione di una attività all’aperto, come una scampagnata, una giornata di pesca, un’escursione o una via alpinistica, leggendo in anticipo i bollettini di previsione emessi dagli uffici meteorologici competenti, che fra le tante informazioni segnalano anche se la situazione sarà più o meno favorevole allo sviluppo di temporali nella zona e nella giornata che ti interessa. Bisogna poi ricordarsi che la localizzazione e la tempistica di questi fenomeni sono impossibili da determinare nel dettaglio con un sufficiente anticipo: il quadro generale tracciato dai bollettini di previsione, quindi, va sempre integrato con le osservazioni in tempo reale e a livello locale.

In ambiente esposto, mentre inizia a lampeggiare o a tuonare: se si vedono i lampi, specie nelle ore crepuscolari e notturne, anche a decine di chilometri di distanza, il temporale può essere ancora lontano. In questo caso bisogna allontanarsi velocemente. Se si sentono i tuoni, il temporale è a pochi chilometri, e quindi è ormai prossimo.

Al sopraggiungere di un temporale: osservare costantemente le condizioni atmosferiche, in particolare l’eventuale presenza di segnali precursori dell’imminente arrivo di un temporale come per esempio se sono presenti in cielo nubi cumuliformi che iniziano ad acquisire sporgenze molto sviluppate verticalmente, e magari la giornata in valle è calda ed afosa, nelle ore che seguono è meglio evitare ambienti aperti ed esposti (come una cresta montuosa o la riva del mare o del lago).

E' bene rivedere i programmi dellagiornata: in alcuni casi questa precauzione potrà - a posteriori - rivelarsi una cautela eccessiva, dato che un segnale precursore non fornisce la certezza assoluta dell’imminenza di un temporale, o magari quest’ultimo si svilupperà a qualche chilometro di distanza senza coinvolgere la località in cui ci si trova, ma non bisogna mai dimenticare che non c’è modo di prevedere con esattezza questa evoluzione, e quando il cielo dovesse tendere a scurirsi più decisamente, fino a presentare i classici connotati cupi e minacciosi che annunciano con certezza l’arrivo del temporale, a quel punto il tempo a disposizione per mettersi in sicurezza sarà molto poco, nella maggior parte dei casi insufficiente.

In caso di fulmini, associati ai temporali: associati ai temporali, i fulmini rappresentano uno dei pericolo più temibili. La maggior parte degli incidenti causati dai fulmini si verifica all’aperto e la montagna è il luogo più a rischio, ma lo sono anche tutti i luoghi esposti, specie in presenza dell’acqua, come le spiagge, i moli, i pontili, le piscine situate all’esterno. In realtà esiste un certo rischio connesso ai fulmini anche al chiuso. Una nube temporalesca può dar luogo a fulminazioni anche senza apportare necessariamente precipitazioni.

Regole da ripettare all'aperto. Restare lontano da punti che sporgono sensibilmente, come pali o alberi: non cercare riparo dalla pioggia sotto questi ultimi, specie se d’alto fusto o comunque più elevati della vegetazione circostante; evitare il contatto con oggetti dotati di buona conduttività elettrica; togliersi di dosso oggetti metallici (anelli, collane, orecchini e monili che in genere possono causare bruciature); restare lontano anche dai tralicci dell’alta tensione, attraverso i quali i fulmini – attirati dai cavi elettrici – rischiano di scaricarsi a terra.

E in particolare, se si viene sorpresi da un temporale in montagna: è consigliabile scendere di quota, evitando in particolare la permanenza su percorsi particolarmente esposti, come creste o vette, ed interrompendo immediatamente eventuali ascensioni in parete, per guadagnare prima possibile un percorso a quote inferiori, meglio se muovendoti lungo conche o aree depresse del terreno; cercare se possibile riparo all’interno di una grotta, lontano dalla soglia e dalle pareti della stessa, o di una costruzione, in mancanza di meglio anche un bivacco o fienile, sempre mantenendo una certa distanza dalle pareti. 

Una volta guadagnato un riparo - oppure se si è costretti a sostare all’aperto: accovacciarsi a piedi uniti, rendendo minima tanto la tua estensione verticale, per evitare di trasformarti in parafulmini, quanto il punto di contatto con il suolo, per ridurre l’intensità della corrente in grado di attraversare il  corpo. Evitare di sdraiarsi o sederti per terra, e restare a distanza di una decina di metri da altre persone. Tenersi alla larga dai percorsi di montagna attrezzati con funi e scale metalliche, e da altre situazioni analoghe; cercare riparo all’interno dell’automobile, con portiere e finestrini rigorosamente chiusi e antenna della radio possibilmente abbassata. Liberarsi di piccozze e sci.

AL MARE O AL LAGO.  Evitare qualsiasi contatto o vicinanza con l’acqua, che offre percorsi a bassa resistenza, e quindi privilegiati, alla diffusione delle cariche elettriche: il fulmine, infatti, può causare gravi danni anche per folgorazione indiretta, dovuta alla dispersione della scarica che si trasmette fino ad alcune decine di metri dal punto colpito direttamente. Uscire quindi immediatamente dall’acqua e allontanarsi dalla riva, così come dal bordo di una piscina all’aperto. Liberarsi di ombrelli, ombrelloni, canne da pesca e qualsiasi altro oggetto appuntito di medie o grandi dimensioni.

Se ci si trova all'interno di tende ed è impossibile ripararsi altrove: evitare di toccare le strutture metalliche e le pareti della tenda; evitare il contatto con oggetti metallici collegati all’impianto elettrico (es. condizionatori); sarebbe comunque opportuno togliere l’alimentazione dalle apparecchiature elettriche; isolarsi dal terreno con qualsiasi materiale isolante a disposizione.

Le cascate nel territorio bolognese

IN MONTAGNA CON I PROPRI CANI. Andare a camminare con i cani liberi di correrci al fianco fa piacere a tutti noi e ognuno conosce il grado di obbedienza del proprio, se  risponda al richiamo o se sia più propenso a seguire l’olfatto e la curiosità, infischiandosene un po'. Capita spesso che il Soccorso alpino sia chiamato per aiutare i padroni a recuperare i loro animali, scesi in un canale, incrodati su una parete o spariti nei boschi.  

Una riflessione è necessaria. Non tenere al guinzaglio il proprio cane quando ci si muove in montagna, specie dove la presenza di animali selvatici è maggiore o in luoghi esposti, può mettere a rischio la sua incolumità, come talvolta quella dei proprietari stessi nel tentativo di andarlo a recuperare qualora scappi. Soprattutto se giovani o appartenenti a razze dal forte istinto predatorio, tenderanno a rincorrere odori e animali, finendo per mettersi nei guai. Spesso con il lieto fine, a volte purtroppo no. Meglio ricordarlo, anche se ci fa un immenso piacere vederli muovere in libertà, e farli camminare legati quando non si è completamente sicuri della loro obbedienza.

COME COMPORTARSI QUANDO ARRIVA L’ELICOTTERO. Quando le condizioni meteo e ambientali lo permettono e la gravità dell’infortunato ne giustifica l’utilizzo, l’intervento di soccorso è effettuato con l’elicottero; l’arrivo sul luogo dell’incidente pone dei problemi di comportamento e comunicazione che è bene conoscere. Una sola persona assume la funzione di comunicatore, si posiziona con le spalle al vento, braccia alzate e rimane fermo durante l’avvicinamento dell’elicottero. Quando il pilota si appresta ad atterrare il segnalatore si accuccia a terra e rimane immobile. Una sola persona rimane ad assistere il ferito, tutti gli altri presenti devono essere allontanati dal luogo del soccorso.

Se il terreno lo permette, l’elicottero effettuerà una manovra di atterraggio; questa operazione può avvenire solo in zone lontane da teleferiche, linee elettriche, piante ed altri ostacoli verticali e/o orizzontali, sarà sempre il pilota a decidere. In tal caso le persone presenti sul luogo dell’evento devono: 
- Sgomberare l’area da zaini, indumenti, materiali diversi e tutto ciò che può volare via
- Allontanarsi dal luogo dell’atterraggio mettendosi in posizione di sicurezza
- Tenere i bambini per mano e i cani al guinzaglio
- Rimanere fermi senza allontanarsi né avvicinarsi nel modo più assoluto all’elicottero durante e dopo la manovra

Se il terreno non permette l’atterraggio, il pilota può decidere di avvicinarsi al luogo dell’incidente adottando una manovra di volo stazionario (hovering); l’elicottero si mantiene fermo a poca distanza dal terreno. La manovra risulta particolarmente delicata e impegnativa; lo sbarco dei soccorritori e l’imbarco dell’infortunato devono avvenire con la massima delicatezza e in perfetta sintonia con il personale di volo. Nessuno e per nessun motivo deve avvicinarsi all’elicottero, specialmente nella zona posteriore e nella parte alta del pendio dove le pale possono girare a pochissima distanza dal terreno.

Su terreno verticale o in situazioni dove non è possibile adottare manovre di atterraggio o di hovering, viene impiegato il verricello. Dall’elicottero, posto con volo stazionario sulla verticale del luogo dell’incidente, viene calato il tecnico del Soccorso alpino che, valutata la situazione, sarà raggiunto con la stessa modalità dall’equipe sanitaria. Anche in questo caso nessuno deve avvicinarsi alla zona dove opera l’elicottero; sarà il tecnico di soccorso alpino a chiedere se e come collaborare per le operazioni di soccorso.

Come disporsi per dire ‘Sì, abbiamo bisogno di aiuto’? In piedi con entrambe le braccia alzate a forma di Y, per yes.
Come disporsi per dire ‘No, non abbiamo bisogno di aiuto’? In piedi con un solo braccio alzato sopra la testa e l’altro abbassato lungo il corpo. 

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