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Cronaca

E' morto il regista Gian Vittorio Baldi: "Se ne va un pezzo della storia culturale italiana"

Il cordoglio dell'assessore alla Cultura per la scomparsa del cineasta, che collaborò a lungo anche con la Cineteca di Bologna: "Le sue collaborazioni con Pasolini e le sue sperimentazioni sono parte della nostra storia culturale"

Mondo del cinema il lutto per la morte del regista e produttore Gian Vittorio Baldi, spirato oggi a Faenza, all'età di 85 anni.
L’assessore regionale alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, Massimo Mezzetti, lo ha voluto ricordare attraverso un messaggio pubblico: “Un grave lutto che ha colpito la comunità culturale italiana e dell’Emilia-Romagna, con la scomparsa di Gian Vittorio Baldi” - così Mezzetti, che ha aggiunto: “Con questo regista e produttore se ne va un altro importante tassello del grande cinema italiano, cui questa regione ha dato alcuni dei frutti più significativi. Le sue collaborazioni con Pasolini e le sue sperimentazioni sono parte della nostra storia culturale e della vicenda umana di un cineasta e intellettuale che non si è mai fermato nel suo percorso creativo, anche collaborando a lungo con la Cineteca di Bologna”.

Gian Vittorio Baldi, nato a Bologna nel 1930, si trasferì a Roma per frequentare il Centro Speciale di Cinematografia. Esordì alla regia nel 1958 con Il pianto delle zitelle, vincendo il Leone d’Oro come miglior cortometraggio a Venezia. Di qui Baldi ha sviluppato la sua prospettiva cinematografica, specializzando il proprio sguardo sui temi più duri della realtà sociale. Baldi è stato pioniere di un nuovo cinema documentario italiano a partire dalla seconda metà degli anni ’50. Ha parlato di povertà, di emigrazione, di sofferenza. Ha raccontato la repressione alla Fiat negli anni Sessanta, quando la Rai non voleva farlo. Ha prodotto Porcile di Pasolini e L’amore coniugale, unico film della scrittrice Dacia Maraini, girato negli anni più intensi delle battaglie femministe.
Ha scritto il critico Patrick Leboutte: "I lavori di Baldi rappresentano il lato nascosto del Realismo italiano e rivelano una visione radicale del documentario, fortemente caratterizzata da una tensione sperimentale verso le immagini e i suoni".

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