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Backstage al museo, al via il restauro del Leone Etrusco: "Rara opera funeraria del VI secolo a.C"

Al Museo Civico Archeologico parte il restauro aperto al pubblico di una rara scultura funeraria a forma di leone proveniente dal Sepolcreto dei Giardini Margherita: è possibile assistere al cantiere dei lavori e offrire un momento di informazione e scambio con i visitatori. In autunno una grande mostra

Quattro settimane di lavoro per riportare al suo splendore una rara opera funeraria etrusca a forma di leone proveniente dal Sepolcreto dei Giardini Margherita. L'intervento conservativo iniziato oggi al Museo Civico Archeologico di Bologna  interessa una scultura a tutto tondo in pietra arenaria che raffigura un leone accovacciato con le fauci spalancate, proveniente dalla necropoli etrusca dei Giardini Margherita di Bologna e databile alla fine del VI secolo a.C. E tutti potranno vedere con i loro occhi le fasi del recupero proprio come in un back-stage. Durante il mese di luglio infatti, ogni mercoledì, i visitatori del Museo Civico Archeologico possono vivere l'esperienza affascinante di osservare i lavori in corso di un restauro aperto alla visione del pubblico.

Il leone: eccolo nel video realizzato al Museo Archeologico di Bologna 

Il reperto, che aveva una funzione di segnacolo, ovvero di lapide posta al livello del terreno per identificare con esattezza il luogo di una sepoltura, è stato rinvenuto in corrispondenza della tomba 192 e proviene dalle campagne di scavo dirette dall’archeologo Edoardo Brizio tra il 1887 e il 1889, in prosecuzione delle prime ricerche avviate nel 1876 da Antonio Zannoni durante i lavori per la realizzazione del parco pubblico dei Giardini Margherita, ricerche che avrebbero portato alla scoperta di una delle più importanti necropoli di Bologna etrusca.

Fin dal momento del ritrovamento, la tomba a fossa e il suo corredo mostravano segni evidenti di spoliazione. Il segnacolo funerario fu rinvenuto infatti in due frammenti distaccati - la testa (h cm 25) e il corpo che mostra una fiera accucciata (lunghezza cm 64, h con la testa circa cm 64, h senza testa circa 41) – e in questo stato di conservazione giunse nel 1889 nella sede dell’appena inaugurato Museo Civico di Bologna. La testa fu ricoverata nel deposito, mentre il corpo esposto nella Sala X del percorso di visita permanente che accoglie le antichità etrusche scavate a Bologna e nei suoi dintorni fra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. 

Cristina del Gallo racconta il restauro in una video-intervista: "Sarà un lavoro di squadra" 

Lo scopo dell’intervento di restauro è di restituire la maggiore integrità possibile alla scultura, dopo averne pulito le superfici e consolidato la pietra. Il rimontaggio delle due parti congruenti verrà effettuato tramite un’operazione il meno invasiva possibile, che andrà ad integrare la parte mancante tra il corpo e la testa del leone, garantendo la solidità della struttura. Ma il recupero non è l’unico obiettivo. Occasioni come queste sono infatti preziose anche per compiere indagini diagnostiche e sperimentare nuove tecniche su aspetti legati ai materiali e alle strutture dei manufatti archeologici.
L’intervento sulla scultura si inscrive in una dimensione interdisciplinare che copre un ampio orizzonte di competenze appartenenti a professionalità differenti, interne ed esterne allo staff del museo.

Il Leone etrusco: il recupero della scultura funeraria

La fase di avvio delle procedure di cantiere è partita da un’esplorazione preliminare condotta dagli archeologi del museo sulla struttura, sui dati di scavo, sugli aspetti stilistici del manufatto lapideo. L’accertamento sullo stato di conservazione del reperto è quindi proseguito con indagini multispettrali (luce radente, fluorescenza UV e VIL) che hanno consentito di escludere la presenza di decorazioni e sussistenze di policromie. Il progetto della struttura metallica di sostegno è ideato e realizzato dal laboratorio di restauro del Museo, cui si affiancherà l’intervento esterno di pulitura e consolidamento della scultura.

Le operazioni saranno eseguite ogni mercoledì, nel mese di luglio, all’interno di un box-laboratorio posizionato fra le teche della sezione egizia del museo, per permettere al pubblico di assistere “in diretta” al paziente lavoro di restauro.
La scelta della modalità di restauro a “cantiere aperto”, già adottata in passato dal Museo Civico Archeologico, si rivela particolarmente efficace come pratica di divulgazione e valorizzazione dei beni culturali, per favorire la conoscenza del patrimonio artistico conservato negli spazi museali e osservare dal vivo il lavoro dei professionisti dei beni culturali che ogni giorno se ne prendono cura, accrescendo nei visitatori la consapevolezza della complessità sottesa alla conservazione e tutela.

I risultati delle indagini potranno inoltre consentire di acquisire utili prospettive di ricerca per lo studio della ritualità funeraria della Bologna etrusca. La tipologia iconografica di questo segnacolo si distingue infatti per la sua particolarità rispetto al contesto del territorio felsineo, dove è documentata la presenza più diffusa di stele a ferro di cavallo. Nei sepolcreti bolognesi sono noti solo tre esemplari di leoni funerari in pietra a tutto tondo e la fiera rinvenuta ai Giardini Margherita ne è l’esemplare più completo. Il felino, erede di una tradizione figurativa e scultorea che trova in Etruria tirrenica e nel vicino Oriente i suoi prodromi stilistici, aveva funzione apotropaica per proteggere il defunto e come monito contro le violazioni da parte di predatori e malintenzionati.

Al termine del restauro, la scultura verrà ricollocata permanentemente nella Sala X, a preludio  della grande mostra dedicata agli Etruschi che sarà allestita al Museo Civico Archeologico dal prossimo autunno. L’équipe di lavoro è composta da: Elena Canè, Rocco Ciardo, Cristina del Gallo, Angelo Febbraro, Federica Guidi, Marinella Marchesi, Andrea Rossi (DI.AR - Diagnostica per i Beni Culturali).
 

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