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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Lotta ai T-Days, disabili ad Ascom: “Non strumentalizzateci”

Le associazioni disabili fanno un passo indietro con Postacchini: "I T-Days si possono migliorare". La lettera aperta di Valeria Alpi: "Ecco i nostri veri problemi"

Nella lotta ai T-Days, fra scioperi della fame e ricorsi al Tar, le parti coinvolte cominciano a mettere i puntini sulle “i”. Durante un incontro fra associazioni di disabili e associazioni dei commercianti è emersa la volontà, da parte delle prime, di prendere le distanze da una possibile strumentalizzazione del problema legato a un handicap: “Noi siamo favorevoli ai  T-Days – hanno fatto sapere – non strumentalizzateci”.

Francesco Gamberini, Vicepresidente ANMIL, Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro, spiega la posizione della sua associazione: “Abbiamo mandato ad Ascom una e-mail di solidarietà, ma da lì a dire che siamo con loro ce ne passa. Posso dire però che da potenziale compratore che si muove verso il centro per fare i suoi  acquisti che trovo certamente una barriera nei T-Days come sono pensati ora. Noi disabili ci muoviamo prevalentemente quando nostri amici e parenti ci possono accompagnare, quindi nei week-end. A queste condizioni siamo costretti ad andare nei centri commerciali”.

I DISABILI PRENDONO LE DISTANZE DAI COMMERCIANTI. “Una brutta storia dal punto di vista etico e morale” per l’Anpvi, Associazione Nazionale Privi della Vista, mentre Camilli dell’Anmic ci va pesante: “Se ai commercianti sta così a cuore il problema dell’handicap, perchè non mettono a norma i loro locali?“. Una barriera architettonica per chi è sulla sedia a rotelle per esempio è la porta di un negozio, mentre le nuove attività rispettano gli 80 centimetri, molte boutique del centro hanno ancora porticine piccole, ma anche gradini. Collaborazione dunque, ma niente battaglie personali: i disabili vogliono tenere aperto il tavolo con l’assessore Colombo e fare qualcosa per cambiare il regolamento delle consulte: “Devono tornare ad essere organi consultivi e a presiederle devono essere o gli assessori o sei dirigenti comunali” ha commentato Maddalena Amico, Cts.

OFFENSIVO SENTIR PARLARE DI LOTTA POLITICA. “Innanzitutto tengo a sottolineare che noi disabili ci battiamo e ci preoccupiamo costantemente di far valere ogni nostro diritto e soprattutto di tutelare tutto ciò che ci permette di riuscire a vivere dignitosamente il quotidiano come voi normo-dotati – ha detto Gamberini - mi offende sentire insinuazioni riguardanti l’aspetto politico della nostra lotta, che ha il solo ed unico fine di permettere a ciascuno di noi che per esempio al posto delle gambe ha due ruote e al posto della vista ha come riferimento un taxi o un autobus di poter accedere alla zona ZTL”

LA LETTERA DI VALERIA ALPI. In una lettera la giornalista disabile Valeria Alpi racconta tutti i disagi legati ai T-Days prendendo in considerazione distanze e piazzole : “Nella preparazione dei T-days, l'assessore Colombo ha fatto alcune valutazioni tipiche di chi la disabilità non la conosce appieno, ad esempio ha dato per scontato che i disabili abbiano sempre un accompagnatore. Sottinteso: l’accompagnatore lo scarica e poi va a parcheggiare più lontano, intanto però scarica la persona disabile vicino alla T. Beh, ci sono moltissimi disabili autonomi, che si spostano durante la settimana da soli, vanno al lavoro da soli, guidano, fanno la spesa…Non sempre esiste o c’è necessità di un accompagnatore. Inoltre non tutte le persone disabili possono essere lasciate da sole in attesa che l’accompagnatore vada a parcheggiare. Inoltre si dà per scontato che la persona disabile sia su una carrozzina che un normodotato spinge, per cui se anche il normodotato deve farsi due o trecento metri in più è uguale. Ma non è uguale ad esempio per chi in carrozzina si spinge da solo, o per i disabili motori che camminano come me. Ad esempio a me piace andare alla libreria Coop Ambasciatori, in via degli Orefici, in pieno centro. È ovvio che di librerie Coop se ne trovano anche fuori dal centro, ma mi piace quella e non vedo perché non dovrei essere libera di andarci. Davanti a quella libreria esistono due piazzole di sosta riservate ai disabili, ma durante i T-days è impossibile accedervi. Ho controllato con Google Maps il percorso più breve che potrei fare a piedi in base alle zone a cui posso accedere durante la pedonalizzazione. Il percorso più breve è da piazza Roosevelt a via Orefici: in totale circa 600 metri, che detta così sembrano pochi, ma che per me equivalgono a mezz’ora di cammino. Per cui, per quanto io possa ammettere che piazza Roosevelt sia centrale, le distanze e i tempi si allungano. E un metro in più quando si fa fatica a camminare, si sente! Alcune associazioni di disabili e familiari hanno fatto sentire la loro voce durante la programmazione dei T-days, proprio anche sulle distanze in metri, ma non sono state ascoltate e credo che la comunicazione da parte di tutti, sia di Colombo, sia dei disabili, abbia commesso degli errori. Non si può solo far notare che ora una persona disabile si trova a dover percorrere tot metri in più, perché di fatto il centro di Bologna è piccolo e a qualunque normodotato sembrano distanze brevissime. Si dovrebbe forse far notare il tempo di queste distanze e come incide sulla fatica di una persona che deve camminare mezzora o un’ora in più rispetto a prima. Allo stesso tempo non si può sentire come risposta “Son solo due giorni a settimana, negli altri entrate e parcheggiate dove volete”, perché non sono solo due giorni. Di fatto sì, ma sono due giorni che potrebbero ledere la libertà personale e come detto l’eventuale autonomia acquisita.

IL PROBLEMA DELLE  PIAZZOLE. Su questo punto non transigo – scrive ancora la Alpi -  Devo ammettere che la mia sperimentazione dei T-days è andata meglio del previsto e credo che ci potranno essere in futuro delle forme di adattamento reciproco tra le persone disabili e l’amministrazione comunale, ma sulle piazzole no. Il Comune aveva promesso e dichiarato sul sito e sui mass media di costruire 12 nuove piazzole handicap in piazza Roosevelt, che avrebbero affiancato le 4 già esistenti da anni. La prima cosa che ho fatto, mi sono precipitata in piazza Roosevelt per vederle. All’inizio non le ho trovate! Ma non le ho trovate perché non sono piazzole handicap! In pratica, dal lato del portico, nei giorni dei T-days, tramite apposito cartello disabili, viene concesso di parcheggiare sulla fermata del bus, dato che in quei giorni il bus è deviato e non passa da lì. Peccato però che non siano parcheggi veri… Le piazzole per handicap, e lo dice il codice della strada e non qualche legge apposita per i disabili, devono avere determinate misure. Queste misure non sono un sfizio, ma servono per far salire e scendere meglio la persona. Quella di piazza Roosevelt per come è ora è una presa in giro, e scusate il tono forse troppo polemico. Innanzitutto come si fa a dire che i posti sono 12 quando non sono contrassegnati in terra e neppure riconoscibili dal simbolo della carrozzina sull’asfalto… Ma soprattutto hanno dei difetti di accessibilità: non hanno lo spazio regolamentare per far scendere una pedana dal retro dell’auto o del furgone per scaricare le carrozzine, e sono scomodissime dal lato passeggero essendoci subito il gradino del marciapiede e poi del portico. Se il passeggero è disabile, il gradino appena scende è un grande intralcio. Inoltre avevo sperato che i lavori eseguiti per i T-days potessero migliorare la città anche nei giorni non T-days, invece quei parcheggi sono improvvisati solo per il weekend. Il lunedì successivo Colombo si è dichiarato ai giornali molto soddisfatto delle sue nuove 12 piazzole, perché non sono mai state riempite del tutto, per cui sono sembrate sufficienti per la popolazione disabile. La smettiamo di chiamarle piazzole? Mi sarei sentita meno presa in giro se Colombo avesse detto: “sentite, durante il T-days piazza Roosvelet si svuota, per cui restano degli spazi che potete occupare col contrassegno handicap”. Sarebbe stato più onesto.

LE PROPOSTE DA HI IL PROBLEMA LO CONOSCE. Bisognerebbe  migliorare la comunicazione fra famiglie di disabili, associazioni e istituzioni. I problemi delle persone disabili sono tanti e non è stato piacevole trovare un non ascolto da parte delle istituzioni. Ma è anche vero che finché questi T-days non si provano sul campo, come possiamo dire effettivamente quali problemi ci sono e proporre delle soluzioni? In questo T-days che ho sperimentato di persona mi sono resa conto del perché in questi anni avevo smesso di passeggiare in centro, perché comunque ci sono barriere, dislivelli, non ci sono panchine per sedersi di tanto in tanto a riposarsi,… Disabili uscite e fate un resoconto delle vostre difficoltà. Protestare e basta non ci rende più “ascoltabili” da parte delle istituzioni. Che dovrebbero comunque avere un orecchio più sensibile…”
 

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