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Aeroporto Marconi e rumore: si studia l'impatto sulla salute

Lo ha annunciato l'assessore comunale all'Ambiente Valentina Orioli. Si cercherà di capire l'influenza su ipertensione, disturbi del sonno o infarto

Resta da definire la modalità, ma sta per partire lo "studio di impatto sulla salute" della popolazione che risiede nella zona dell'Aeroporto di Bologna. Lo ha annunciato ieri l'assessore comunale all'Ambiente Valentina Orioli.

Benché il Marconi abbia già adottato diverse misure per ridurre i disagi, come ad esempio il divieto di atterraggi notturni, l'assessore ha detto ai microfoni di Radio Città del Capo che l'indagine "sarà svolta dai tecnici dell'Ausl e probabilmente con collaborazioni dell'Università" ma "non si tratta di un'indagine epidemiologica", bensì di uno studio sulla salute che metterà a confronto un campione di cittadini colpiti dal rumore degli aerei con altri, con caratteristiche simili, che vivono però "al di fuori dell'ambito impattato dal rumore dell'aeroporto".

Da tempo un comitato di cittadini residenti si sta battendo per mettere dei limiti alla rumorosità di decolli e atterraggi e aveva chiesto al Comune un'indagine sull'impatto sanitario del rumore. Nel 2016 "si sono sfiorati certamente i 30.000 sorvoli sulla città". Da giugno a settembre, in particolare, sono passati "a bassa quota, tra decolli e atterraggi, mediamente 90 aerei al giorno, con una ventina di giorni sopra quota 100" ha dichiarato Gianfilippo Giannetto, portavoce del Comitato per la compatibilità aeroporto-città che ha portato ad esempio le scuole Silvani, dove "spesso è impossibile fare lezione con le finestre aperte", inoltre "i dati non sono disponibili e non ci sono spiegazioni", e succede in corrispondenza "guarda caso di weekend di grande traffico". I residenti contestano la trasformazione del Marconi in "un aeroporto low-cost a meno di sei chilometri da piazza Maggiore", mentre per Giannetto la soluzione poteva essere la fusione con lo scalo di Forlì, che "poteva benissimo essere l'aeroporto low-cost di Bologna".

In pratica ora si cercherà di capire "se rispetto ad alcuni rischi che studi scientifici già effettuati collegano all'esposizione al rumore, come ipertensione, disturbi del sonno, infarto, eccetera, emergono dati preoccupanti dal raffronto fra le due popolazioni" e, nel caso si evidenziassero situazioni particolari o se dovesse emergere una situazione seria, "potremo decidere se approfondire l'indagine", ha concluso Orioli.

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