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Cronaca San Vitale / Via Pietro Albertoni

Medico e infermiere aggrediti al Sant'Orsola: 'Occorrono più vigilanti e polizia'

I momenti di tensione perlopiù derivanti da ubriachezza molesta, ma anche da pretese di priorità e maleducazione

Un'altra aggressione nei pronto soccorso di Bologna. L’ultimo episodio è avvenuto questa notte al Sant’Orsola intorno alle 5 del mattino: un medico e un’infermiera sono stati aggrediti da un giovane, trasportato da piazza Aldrovandi al pronto soccorso intorno alle due di notte sotto effetto di alcol e, probabilmente, di sostanze stupefacenti, andando in escandescenza al suo risveglio.

“Anche alla luce dei numerosi fatti accaduti, non ultimo quello verificatosi lo scorso due luglio all’Ospedale Maggiore, credo che sia giunto il momento di constatare che occorre un urgente provvedimento di potenziamento del sistema di vigilanza, già attiva al pronto soccorsodel Maggiore". Ad affermarlo è Antonella Rodigliano, segretaria territoriale del sindacato NurSind. "Gli infermieri e i medici -riprende Rodigliano- non possono pensare anche alla difesa da aggressioni, devono concentrare i loro sforzi sulla presa in carico dei pazienti. È un’attività che richiede un’attenzione particolare, alla quale non si possono aggiungere altre attività correlate, che rubano tempo ed energia e che possono essere svolte da altre professionalità, quali le guardie giurate”.

il sindacato riconosce che  “la Direzione Generale ha attuato fino ad oggi numerose attività sul tema", come il potenziamento del sistema di telecamere e l'allargamento delle aree di attesa, ma di contro afferma che il rinforzo non sia nella "misura che richiedono i volumi di attività del Pronto soccorso del Maggiore”.

Secondo quanto rilevato dal Nursind nella maggior parte dei casi le aggressioni sono riconducibili "all’ubriachezza, alla pretesa di priorità, alla maleducazione, all’alterazione psichica, alla discordanza sul trattamento terapeutico e alla tossicodipendenza". Fattispecie per le quali,conclude Rodigliano, va adottata "la presenza di un deterrente all’aggressione, che non può essere costituito da personale sanitario, ma da personale esperto ed appositamente formato, costituito dalle forze dell’ordine o dalla vigilanza privata".

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