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Cronaca

200 casi di aggressione agli operatori sanitari: Ausl corre ai ripari

Gli infermieri la categoria più a rischio, colpiti anche Oss e medici

175 casi di violenza verbale e 35 casi di violenza fisica. Sono i numeri delle aggressioni registrati da Ausl di Bologna a danno di operatori sanitari.

"Le aggressioni sono più frequenti nell'area Salute mentale - dipendenze patologiche e rappresentano i due terzi del totale", ha precisato Daniele Tovoli, responsabile del servizio di prevenzione e protezione aziendale dell'Ausl del capoluogo emiliano, in occasione del convegno "Prevenzione della violenza a danno degli operatori sanitari" organizzata da Sie, la società italiana di ergonomia, nell'ambito di Ambiente e Lavoro.

Come rende noto Redattore Sociale, al 31 agosto 2019, le aggressioni fisiche registrate dall'Ausl sono state 36: "Le aggressioni denunciate come infortuni, ovviamente, sono in numero minore - specifica -. A livello regionale le aggressioni sono il 2% degli infortuni totali accaduti nello stesso periodo nelle aziende sanitarie: un numero piccolo, certo, ma che ha un enorme impatto". Andando ad analizzare i dati, si nota come sia quella degli infermieri la categoria più a rischio quando si parla di aggressioni fisiche: a loro carico è il 60% dei casi). Dietro, le aggressioni fisiche ai danni di Oss (21 per cento) e medici (5%). Le percentuali si mantengono invariate nelle aggressioni verbali: una aggressione verbale su due è diretta a un infermiere. Dietro, gli operatori dei front office e dei Cup (16% circa); oss (12%); medici (10%). "La maggior parte delle aggressioni fisiche registrate in aree non afferenti alla salute mentale e alle dipendenze patologiche sono perpetrate da soggetti sotto effetto di sostanze e psichiatrici sociali", continua.

"Il nostro ospedale è fatto a Padiglioni- ha dichiarato Alessandra De Palma, direttrice responsabile medicina legale e gestione integrata del rischio del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna- e si estende su una superficie di 380.000 metri quadrati, abbiamo quattro pronto soccorso. Uno dei problemi più evidenti era quello delle consulenze notturne, a cui abbiamo ovviato mettendo a disposizione del personale macchinine elettriche. Non serve maggiore polizia negli ospedali, ma una maggiore collaborazione istituzionale". 

Ausl, dal canto suo, ha messo in atto alcune strategie per la prevenzione delle aggressioni: un programma per la prevenzione; un gruppo di lavoro aziendale; un sistema unificato di segnalazione regionale; formazione specifica; un nuovo layout per pronto soccorso, Cup, front office, punti di erogazione dei farmaci più critici; sono stati installati pulsanti di allarme presso alcuni SerT; sono stati regolamentati gli accessi ai servizi e ai reparti mediante l'uso di sistemi tecnologici negli ospedali e in altre strutture più a rischio. E poi videosorveglianza, nuova illuminazione, un censimento dei sistemi di protezione attica e passiva in tutti i punti di Continuita' assistenziale; supporto psicologico agli operatori che ne manifestano la necessita'. Nella Rems, residenza che ospita persone con gravi reati alle spalle e disturbi mentali, è stato eliminato tutto ciò che fosse in grado di ferire o contundere, i vetri sono di sicurezza, gli arredi di materiale leggero, sono state eliminate le posate di metallo, stesso discorso nei Servizi psichiatrici diagnosi e cura. Un'altra misura che ha dato ottimi risultati è il percorso sperimentale di accoglienza con studenti universitari nelle sale d'attesa: è stato rifinanziato, potremo contare su di loro anche in tarda notte e al mattino molto presto, notoriamente le fasce orarie piu' pericolose per gli operatori sanitari".

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