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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Via Toscana, 136

Asia-Usb occupa le scuole Ferrari in via Toscana: "Non vogliamo assistenza, ma case"

Da ieri mattina una settantina di persone abitano nell'ex scuola di San Ruffillo: il sindacato chiede il riutilizzo del patrimonio per far fronte all'emergenza casa acuitasi con la crisi economica

Ieri mattina l’ex stabile dell’Istituto Severino Ferrari, al numero 136 di via Toscana, pare di proprietà di una banca, è stato occupato da oltre di 70 persone. E' il nuovo segnale lanciato all'amministrazione cittadina dal sindacato Asia-Usb sul diritto alla casa e sull'emergenza abitativa di Bologna.

Tra in nuovi inquilini dello stabile di San Ruffillo, anche coloro che non accettarono di uscire dalle strutture messe a diposizione dal Comune per il piano-freddo, ormai evidentemente chiuso.  

Riutilizzo del patrimonio quindi per arginare l'emergenza abitativa, questa la richiesta che avanzano chiedendo quanto meno una proroga del piano freddo all'assessore Amelia Frascaroli, ma “Le istituzioni non sono più in grado di assistere".

NON OSPITI, LA CASA E' UN DIRITTO. "L’assistenza non è ciò che vogliamo" si legge in una nota di Asia-Usb "Abbiamo bisogno di diritti e di case in cui abitare, non dormitori in cui essere ospiti; la crisi economica e lavorativa non può essere motivo per rimanere senza casa. Crediamo che l’abitare non sia una questione di assistenza. La casa è un diritto e come tale deve essere affrontato".

Il sindacato ha anche inviato una lettera al Sindaco di Bologna per chiedere un incontro urgente: " Nelle strutture del piano freddo hanno abitato in questi mesi disoccupati e lavoratori con redditi molto bassi ai quali l’unica alternativa percorribile è stata ricorrere a questa sistemazione, non avendo la possibilità di sostenere gli elevati costi degli affitti" si legge e avverte "Per questo oggi, nelle strutture del piano freddo, siamo ad organizzare dei presidi, rifiutandoci di uscire, perchè non c’è nessun luogo dove dobbiamo andare e dove possiamo abitare, e con la determinazione di chi non accetta di vedere calpestata la propria dignità".

QUESTION TIME. La questione piano-freddo è stata anche oggetto del Question Time di oggi. Il consigliere Pdl Daniele Carella ha chiesto all'Assessore Frascaroli il costo dell'iniziativa, come intende procedere anche in fatto di occupazioni.

"Ogni  persona  viene  avvisata  non  solo all'inizio del Piano freddo, ma ogni volta che ottiene il posto per entrare nelle strutture del Piano freddo, ognuno viene informato che può usufruirne per  14  giorni  rinnovabili,  rinnovabili nel senso che di 14 giorni in 14 giorni  si  può arrivare anche a coprire tutto il periodo del Piano freddo, ogni  volta  però viene ricordato che il termine dell'offerta è comunque il 31 marzo" chiarisce Frascaroli "Non  sono in grado di darvi una cifra complessiva del costo totale perchè i conti  li  stiamo  facendo  in questi giorni rispetto alla raccolta dati di tutte  le  presenze  complessive,  sono  in grado però di dirvi che i posti complessivi sono stati 220, molte di più le persone che ne hanno usufruito, l'anno  scorso  sono state quasi 700, adesso stiamo appunto conteggiando le presenze. 

Il  costo  di  ogni  giorno  per  ogni letto è di 6 euro, dovete aggiungere  che  la  chiusura  effettiva  del Piano freddo invece di essere stata il 31 marzo è arrivata a dopo Pasqua, il 2 aprile, perché ci sembrava brutto  sia  per  il  tempo  sia perchè erano giorni festivi chiudere il 31 marzo  ed  èstata  a  carico  dei gestori che volentieri hanno accettato di prolungare  di  due  giorni  a loro spese. Comunque quanto prima, di solito facciamo  una  sintesi  finale  di valutazione sia dei costi sia proprio di valutazione  del  progetto,  di come ha funzionato, la facciamo di solito a fine  aprile primi di maggio, e anche quest'anno la faremo perchè serve già per programmare delle linee per il prossimo Piano freddo, è una valutazione aperta ha chi ha collaborato, al volontariato e in quella sede daremo anche tutte le cifre... L'Amministrazione di fronte all'occupazione  e  al  tentativo  di  dire  prolunghiamo  l'accoglienza  e l'assistenza  a motivo del tempo brutto e a motivo del fatto che le persone tornano in strada, e invece tutti devono avere una protezione, una casa. In linea di principio è un'affermazione ideale che mi sento di condividere, va però  coniugata  con i limiti oggettivi all'interno dei quali ci muoviamo e di  cui  tutti  devono  prendere  atto,  anche  le  persone in povertà e in difficoltà.  Va  coniugata con l'idea che noi sempre meno, sia per mancanza di  mezzi  ma  anche  per  principio,  sempre  meno vogliamo moltiplicare e rendere  croniche situazioni di assistenza.

Il Piano freddo si chiama Piano freddo  perchè è legato a un periodo che con molta chiarezza ha un inizio e una  fine,  quindi  finisce  e  rimette le persone giovani, adulte e forti, quindi  non in situazione di fragilità, in una condizione di poter badare a se  stesse. Dopo di che progetti, ulteriori analisi dei bisogni, lettura di quello  che  il  Piano  freddo  ci  ha  detto  rispetto a domande nuove che emergono  e  quindi  interrogazioni  e  riflessioni  su  come  la città può rispondere  a  bisogni nuovi benissimo, li stiamo facendo tutti, ma non con forme  di assistenza prolungata, passiva. Quindi io ho tenuto una posizione che poi ha anche pagato abbastanza in fretta, di fatto poi spegando le cose alle  persone  si  ottiene anche il risultato di essere capiti, e il giorno dopo  l'ccupazione  era  già  finita.  Questo  non toglie che la protezione continui  per  tutte  le  persone  che  durante  il Piano freddo sono state individuate come fragili, quindi con problemi di salute, sanitari, comunque con  situazioni  personali  che  permettono l'essere rimesse in strada, per tutti  i nuclei familiari che durante il Piano freddo che quest'anno per la prima  volta  sono  stati  accolti, e che non abbiamo ovviamente rimesso in strada,  motivo  anche  il  fatto  che  c'è  la  presenza di minori, ma che continuano a rimanere in una situazione di accoglienza e per le quali con i Servizi  si  stanno  già  movimentando  una  serie di percorsi che ci danno ragione  di  credere,  soprattutto  per  i  nuclei,  che  siano accoglienze superabili  in  fretta.

Questo non toglie che il tema degli sfratti e della grande crisi abitativa ci tocchi sempre di più e quindi il tema di famiglie in  strada  è  un  tema  all'ordine del giorno, è un terremoto sociale, che credo  dobbiamo affrontare proprio con misure da terremoto, e quindi stiamo pensando   e   volentieri   su   questo  accogliamo  riflessioni,  offerte, disponibilità per progetti di emergenza".

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