Asia-Usb occupa le scuole Ferrari in via Toscana: "Non vogliamo assistenza, ma case"
Da ieri mattina una settantina di persone abitano nell'ex scuola di San Ruffillo: il sindacato chiede il riutilizzo del patrimonio per far fronte all'emergenza casa acuitasi con la crisi economica
Ieri mattina l’ex stabile dell’Istituto Severino Ferrari, al numero 136 di via Toscana, pare di proprietà di una banca, è stato occupato da oltre di 70 persone. E' il nuovo segnale lanciato all'amministrazione cittadina dal sindacato Asia-Usb sul diritto alla casa e sull'emergenza abitativa di Bologna.
Tra in nuovi inquilini dello stabile di San Ruffillo, anche coloro che non accettarono di uscire dalle strutture messe a diposizione dal Comune per il piano-freddo, ormai evidentemente chiuso.
Riutilizzo del patrimonio quindi per arginare l'emergenza abitativa, questa la richiesta che avanzano chiedendo quanto meno una proroga del piano freddo all'assessore Amelia Frascaroli, ma “Le istituzioni non sono più in grado di assistere".
NON OSPITI, LA CASA E' UN DIRITTO. "L’assistenza non è ciò che vogliamo" si legge in una nota di Asia-Usb "Abbiamo bisogno di diritti e di case in cui abitare, non dormitori in cui essere ospiti; la crisi economica e lavorativa non può essere motivo per rimanere senza casa. Crediamo che l’abitare non sia una questione di assistenza. La casa è un diritto e come tale deve essere affrontato".
Il sindacato ha anche inviato una lettera al Sindaco di Bologna per chiedere un incontro urgente: " Nelle strutture del piano freddo hanno abitato in questi mesi disoccupati e lavoratori con redditi molto bassi ai quali l’unica alternativa percorribile è stata ricorrere a questa sistemazione, non avendo la possibilità di sostenere gli elevati costi degli affitti" si legge e avverte "Per questo oggi, nelle strutture del piano freddo, siamo ad organizzare dei presidi, rifiutandoci di uscire, perchè non c’è nessun luogo dove dobbiamo andare e dove possiamo abitare, e con la determinazione di chi non accetta di vedere calpestata la propria dignità".
QUESTION TIME. La questione piano-freddo è stata anche oggetto del Question Time di oggi. Il consigliere Pdl Daniele Carella ha chiesto all'Assessore Frascaroli il costo dell'iniziativa, come intende procedere anche in fatto di occupazioni.
"Ogni persona viene avvisata non solo all'inizio del Piano freddo, ma ogni volta che ottiene il posto per entrare nelle strutture del Piano freddo, ognuno viene informato che può usufruirne per 14 giorni rinnovabili, rinnovabili nel senso che di 14 giorni in 14 giorni si può arrivare anche a coprire tutto il periodo del Piano freddo, ogni volta però viene ricordato che il termine dell'offerta è comunque il 31 marzo" chiarisce Frascaroli "Non sono in grado di darvi una cifra complessiva del costo totale perchè i conti li stiamo facendo in questi giorni rispetto alla raccolta dati di tutte le presenze complessive, sono in grado però di dirvi che i posti complessivi sono stati 220, molte di più le persone che ne hanno usufruito, l'anno scorso sono state quasi 700, adesso stiamo appunto conteggiando le presenze.
Il costo di ogni giorno per ogni letto è di 6 euro, dovete aggiungere che la chiusura effettiva del Piano freddo invece di essere stata il 31 marzo è arrivata a dopo Pasqua, il 2 aprile, perché ci sembrava brutto sia per il tempo sia perchè erano giorni festivi chiudere il 31 marzo ed èstata a carico dei gestori che volentieri hanno accettato di prolungare di due giorni a loro spese. Comunque quanto prima, di solito facciamo una sintesi finale di valutazione sia dei costi sia proprio di valutazione del progetto, di come ha funzionato, la facciamo di solito a fine aprile primi di maggio, e anche quest'anno la faremo perchè serve già per programmare delle linee per il prossimo Piano freddo, è una valutazione aperta ha chi ha collaborato, al volontariato e in quella sede daremo anche tutte le cifre... L'Amministrazione di fronte all'occupazione e al tentativo di dire prolunghiamo l'accoglienza e l'assistenza a motivo del tempo brutto e a motivo del fatto che le persone tornano in strada, e invece tutti devono avere una protezione, una casa. In linea di principio è un'affermazione ideale che mi sento di condividere, va però coniugata con i limiti oggettivi all'interno dei quali ci muoviamo e di cui tutti devono prendere atto, anche le persone in povertà e in difficoltà. Va coniugata con l'idea che noi sempre meno, sia per mancanza di mezzi ma anche per principio, sempre meno vogliamo moltiplicare e rendere croniche situazioni di assistenza.
Il Piano freddo si chiama Piano freddo perchè è legato a un periodo che con molta chiarezza ha un inizio e una fine, quindi finisce e rimette le persone giovani, adulte e forti, quindi non in situazione di fragilità, in una condizione di poter badare a se stesse. Dopo di che progetti, ulteriori analisi dei bisogni, lettura di quello che il Piano freddo ci ha detto rispetto a domande nuove che emergono e quindi interrogazioni e riflessioni su come la città può rispondere a bisogni nuovi benissimo, li stiamo facendo tutti, ma non con forme di assistenza prolungata, passiva. Quindi io ho tenuto una posizione che poi ha anche pagato abbastanza in fretta, di fatto poi spegando le cose alle persone si ottiene anche il risultato di essere capiti, e il giorno dopo l'ccupazione era già finita. Questo non toglie che la protezione continui per tutte le persone che durante il Piano freddo sono state individuate come fragili, quindi con problemi di salute, sanitari, comunque con situazioni personali che permettono l'essere rimesse in strada, per tutti i nuclei familiari che durante il Piano freddo che quest'anno per la prima volta sono stati accolti, e che non abbiamo ovviamente rimesso in strada, motivo anche il fatto che c'è la presenza di minori, ma che continuano a rimanere in una situazione di accoglienza e per le quali con i Servizi si stanno già movimentando una serie di percorsi che ci danno ragione di credere, soprattutto per i nuclei, che siano accoglienze superabili in fretta.
Questo non toglie che il tema degli sfratti e della grande crisi abitativa ci tocchi sempre di più e quindi il tema di famiglie in strada è un tema all'ordine del giorno, è un terremoto sociale, che credo dobbiamo affrontare proprio con misure da terremoto, e quindi stiamo pensando e volentieri su questo accogliamo riflessioni, offerte, disponibilità per progetti di emergenza".