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Venerdì, 19 Aprile 2024

Incendio e danni alle antenne Tv, misure cautelari per anarchici bolognesi: "E' terrorismo"

Le indagini tra le città di Bologna, Milano e Firenze. In tutto 12 misure cautelari. Pesanti le accuse: terrorismo ed eversione

Raffica di arresti all'alba, per una operazione antiterrorismo che ha riguardato Bologna. Circa 12 persone sono state colpite da misure cautelari dall'ordinanza del Gip nel capoluogo emiliano. L'operazione, denominata 'Ritrovo' è estesa anche a Firenze e Milano. Sette misure di custodia cautelare in carcere, cinque sottoposizioni all’obbligo di dimora nel comune di Bologna, di cui quattro con dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Alla base dell'inchiesta gli incendi dolosi e i considerevoli danni, riscontrati tra il 15 e il 16 dicembre 2018, alle antenne dei ripetitori locali di Monte Donato. Sul posto i carabinieri trovarono anche alcune scritte inneggiati alla lotta contro la detenzione a firma anarchica.

Le accuse sono pesantissime e relative ad atti con finalità di terrorismo ed eversione dell'ordine democratico dello stato. L'inchiesta è condotta dal pm Stefano D'Ambruoso della procura di Bologna, con la collaborazione del Ros e dei carabinieri di Bologna.

La tesi dell'accusa parla di "una associazione finalizzata al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico dello Stato italiano, con l’obiettivo di affermare e diffondere l’ideologia anarco-insurrezionalista, nonché di istigare, con la diffusione di materiale propagandistico, alla commissione di atti di violenza contro le Istituzioni politiche ed economiche dello Stato impegnate nella gestione dei Centri Permanenti di Rimpatrio e nella realizzazione di politiche in materia migratoria".

Perquisiti tutti i domicili dei destinatari dei provvedimenti, oltre al circolo 'Il Tribolo' di via Donato Creti, ma il quadro potrebbe allargarsi. L'operazione è estesa anche a Firenze e Milano. Sempre secondo gli inquirenti, che per le indagini si sono avvalsi anche di intercettazioni ambientali, si parla di "una articolata trama di rapporti tra gli attuali indagati e diversi gruppi affini, operanti in varie zone del territorio nazionale" con lo scopo di "contrastare, anche mediante ricorso alla violenza, le politiche in materia di immigrazione e, in generale, le istituzioni pubbliche ed economiche, con indicazione di obiettivi da colpire e le modalità di azione".

Tra le azioni prese in considerazione per la formulazione della tesi accusatoria della sezione antiterrorismo della procura ci sono anche cortei non autorizzati, danneggiamenti ad edifici pubblici, la campagna anticarceraria e quella contro la Banca popolare dell'Emilia-Romagna, tutto con il supporto della "realizzazione e diffusione, anche con l'uso di strumenti informatici, di opuscoli, articoli e volantini dal contenuto istigatorio, tesi ad aggregare nuovi proseliti impegnati nelle loro "campagne di lotta"".

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