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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Estate in Emilia-Romagna per 40 bambini Saharawi: svago e visite mediche

Un'estate di svago, ma anche di controlli dello stato di salute. La loro terra è il Sahara occidentale che si affaccia sull'Atlantico e confina con Marocco, Algeria, Mauritania. Ora sono rifugiati nel deserto algerino in campi profughi

Nella nostra regione per una estate di svago e controlli dello stato di salute. Bologna, Ferrara, Modena, Parma, Reggio Emilia e Rimini accoglieranno circa 40 bambini Sharawi: "Siete i testimoni dell'importanza dell'amicizia fra i popoli" ha detto la vicepresidente della Regione Simonetta Saliera. 

Nell’ambito di un progetto di accoglienza, organizzato dal coordinamento regionale delle Associazioni di solidarietà con il popolo del Saharawi, in collaborazione con il Polisario e l’Associazione nazionale di solidarietà con il popolo Saharawi, l'obiettivo è di consentire ai bambini saharawi di aprirsi al mondo esterno e a una cultura diversa dalla loro, di avere un’estate di svago con un controllo dello stato di salute e attività ricreative e culturali. Inoltre, di favorire la conoscenza della realtà dell’infanzia saharawi e di promuovere atti concreti nei confronti dei diritti di questo popolo.

Fatima Mahfud, rappresentante del Fronte Polisario, l'organizzazione militante e politico attivo nel Sahara Occidentale, ripercorrendo la storia ha ribadito l'importanza del fatto "che venga indetto, dopo anni di richieste, il referendum per l'autodeterminazione del popolo Saharawi" stesso.

IL POPOLO SAHARAWI. Gli spagnoli cominciarono ad occuparsi del Sahara Occidentale agli inizi del nostro secolo, sollecitati dall’avanzata francese in Algeria, Mauritania e in Marocco.  Solo con le convenzioni di Parigi del 1900 e 1904 e di Madrid del 19 12 si arrivò alla definitiva delimitazione dei confini del possedimento spagnolo.  Nel 1934 l’amministrazione spagnola attribuì alla popolazione uno stato civile e un documento di identità con I’introduzione di un visto obbligatorio per la transumanza in territori francesi. Contemporaneamente inizia la formazione di una resistenza Saharawi contro lo sfruttamento e i soprusi coloniali. Il primo nucleo nazionalista si crea intorno a Mohamed Bassiri.  Nel 1967 diventa un punto di riferimento di quello che prenderà il nome di Movimento di Liberazione del Sahara (MLS). Nel 1970, usciti dalla clandestinità, diventano oggetto di una durissima repressione con morti e centinaia di arresti tra cui lo stesso Bassiri.  Nel maggio del 1973 un piccolo nucleo di nazionalisti Saharawi costituisce il Fronte Polisario (Fronte di Liberazione di Saguiat - Al - Hamra e Rio de Oro). Nel 1974 il Polisario individua l’indipendenza come obiettivo fondamentale, mentre la lotta armata, insieme al lavoro politico tra le masse, rimane lo strumento principale.  

Nel 1960 l’Assemblea Generale dell'ONU riconosce il diritto dei popoli all’autodeterminazione. A partire dal 1963, anche il Sahara Spagnolo viene incluso nella lista dei territori cui tale principio deve essere applicato. Sotto gli auspici delle Nazioni Unite, la risoluzione del l972 include per la prima volta anche il diritto all’indipendenza.  
Nell’agosto 1974, il governo di Madrid informa il Segretario generale dell'ONU dell’intenzione di tenere un referendum entro i primi sei mesi dell’anno successivo, e nell’autunno del 1974 procede al primo censimento della popolazione. Violenta la reazione del re del Marocco Hassan II, che all’annuncio del referendum vede vanificati i suoi disegni di estensione della sua sovranità anche sul Sahara.  
Il re, per bloccare iniziative di indipendenza del popolo Saharawi, annuncia una marcia popolare di occupazione pacifica di 350000 persone. I marciatori reclutati in tutto il paese, ricevono la consegna di una copia del Corano e bandierine verdi, il colore dell’Islam: da qui l'appellativo di “marcia verde” dato all’operazione. In realtà si tratta di una vera invasione nel territorio Saharawi con forze di polizia e militari.  
La Spagna in cambio di una sostanziosa buona uscita si ritira, cedendo i territori a Marocco e Mauritania. (Accordo di Madrid l975).  
La preoccupazione principale del Polisario diventa la protezione della popolazione civile dagli attacchi dell’esercito marocchino. Migliaia di persone si danno alla fuga attraverso il deserto fino al confine algerino, dove, nei pressi di Tindouf, viene allestita una prima tendopoli di accoglienza. L’esodo di massa avviene sotto i bombardamenti dell’aviazione marocchina.  
Nel 1976 il Fronte Polisario decide di proclamare l'indipendenza e la nascita della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD).  
La Mauritania ratifica con il Fronte Polisario nel l979 un accordo di pace.  Il Marocco invece, raddoppia lo sforzo bellico per occupare tutto il territorio dell'ex Sahara Spagnolo.  
 
Il Fronte intende la sua lotta armata come una guerra popolare di liberazione, pertanto non ha mai utilizzato metodi di terroristici, né in Marocco né altrove. Nei primi anni ottanta il Polisario bussa a tutte le sedi internazionali all’inizio gli si aprono le porte dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA), poi dell’ONU; solo più tardi quelle del Parlamento Europeo. Il successo più clamoroso è l’ammissione della RASD all’OUA come stato membro nell'1982.  
 
Pur essendo il referendum accettato dalle parti, la situazione si congela: né l’ONU né l’OUA sono in grado di imporre una soluzione congiunta. E’ soprattutto il disimpegno dell’Europa, verso la quale si indirizza una grande manovra diplomatica del Marocco che aspira all’entrata nella CEE.  
Il Polisario presenta il referendum come 1'unico strumento che possa risolvere la controversia sotto gli auspici delle Nazioni Unite, aggira l’indifferenza o le dichiarazioni di impotenza dei governi svolgendo un lavoro capillare a tutti i livelli della società civile, illustrando la situazione dei profughi e chiedendo solidarietà sul piano dell’informazione e dell'aiuto materiale.  
Nel dicembre 1986, la questione Saharawi approda al Parlamento Europeo.  (fonte: https://saharawi.tsnet.it/)
 

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