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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Frodi informatiche ai bancomat, al palo associazione transnazionale: 9 arresti

Frodi informatiche ai bancomat, al palo associazione transazionale: 9 arresti e 56 persone indagate. E' il bilancio dell'operazione 'Scacco al cash' della Polizia postale: ecco come operava la banda, capace di incassare anche 100mila euro in una notte

Al palo associazione criminale transazionale responsabili di frodi informatiche. Sono 9 le persone finite in arresto e 56 gli indagati, ritenuti responsabile della sottrazione di ingenti somme dagli sportelli bancomat degli istituti di credito. 

E' il bilancio dell'operazione 'Scacco al cash', condotta dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bologna. 
A Bologna è stato arrestato in flagraza P.M., pistoiese. Con lui sono finiti in arresto 8 cittadini rumeni, tre dei quali destinatari di un Mandato di Arresto Europeo - MAE, e due donne. Altre perquisizioni sono ancora in atto. 
All'indagine ha partecipato anche un funzionario della Polizia rumena, distaccato in Italia: ha dato la corretta interpretazione delle espressioni gergali usate dei connazionali durante le intercettazioni, questi si servivano di documenti falsi e "genuini", ovvero di persone incensurate, ma erano ricercati nel loro paese. 

LA TECNICA DEL "CASH TRAPPING"Le indagini sono partite oltre un anno fa a seguito di un esposto da parte di due istituti di credito, Unicredit e Banca Popolare Emilia Romagna, che riscontravano ammanchi sostanziosi dagli sportelli bancomat, ma sono ben più numerose le banche colpite con la tecnica del "cash trapping". Due le modalità messe a punto: l'inserimento di una barretta in plastica, che riproduce l'otturatore della bocchetta erogatrice del bancomat, il cliente così non vedendo erogare il denaro e pensando a un guasto tecnico, si allontana, consentendo il recupero della somma da parte dei malviventi.

La seconda versione consiste in una "forchetta" metallica, realizzata dapprima da artigiani dell'est-Europa, che hanno poi passato il "kow-how" ad alcuni italiani: viene inserita nella bocchetta erogatrice, dopo un operazione di prelievo, la stessa, registrando un'anomalia, viene annullata; per mezzo di rivetti applicati sulla carta bancomat, il denaro viene "catturato" dalla forchetta, che viene in seguito sfilata insieme all'importo digitato, non addebitato sul conto. Lo sportello dopo pochi secondi si resetta consentendo ai ladri di ripetere l'operazione.  

In una sola nottata, soprattutto dal venerdì alla domenica, quando gli sportelli bancomat sono ben forniti, si sono registrati ammanchi fino a 100mila euro, ma l'ammontare della frode potrebbe essere di milioni di euro. "Non deve passare il messaggio che utilizzare il prelievo bancomat sia pericoloso", ha detto ai cronisti Geo Ceccaroli, Dirigente della Polizia Postale Emilia-Romagna, le banche hanno collaborato con gli inquirenti predisponendo un sistema di "alert" che in tempo reale segnala alla Polizia il prelievo fraudolento in atto, consentendo così l'arresto anche in flagranza 

Al vertice dei gruppo criminale, rumeni e italiani, oltre ad altri sodali che comunicavano tramite schede telefoniche intestate a stranieri, soprattutto cinesi, in modo da renderne difficile l'identificazione. La banda, ben radicata nel territorio, si concentrava su due aree geografiche: ad est della dorsale appenninica, Emilia-Romagna, veneto e Lombardia, con base a in provincia di Ferrara, e a ovest, Toscana e Lazio, con basi logistiche in provincia di Lucca, Prato e Roma. La base organizzativa si trovava in Romani, nella cittadina di Hudesti, ci confini con l'Ucraina. Dalle intercettazioni telefoniche e telematiche, gli investigatori hanno scoperto che la banda aveva intenzione di "estendersi" anche negli Stati Uniti. 

VULNERABILITA' DEL SISTEMA. I malviventi hanno individuato alcuni punti deboli di alcuni sportelli, prodotti dall'azienda NCR proprio nei paesi dell'est. Ed è proprio in Romani che venivano inviati i proventi dell'attività.

Prelievi ai bancomat con il 'cash trapping': 9 arresti

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