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Riferimenti a Isis e decapitazioni in scena: il Comunale sarà "blindato"

Controlli straordinari per la prima dell'opera di Mozart le cui scene, rielaborate dal regista Kusej, raffigurano atti cruenti e chiari riferimenti al terrorismo contemporaneo. Prima prevista per il 20 gennaio, anche se i sindacati hanno minacciato agitazioni. Intanto Sani tende una mano ai privati

Scenari mediorientali, e scene finali che inquadrano bandiere del califfato e decapitazioni. Uno spettacolo considerato a rischio per la Prefettura, che per la prima del "Ratto del serraglio" di venerdì 20 gennaio ha rafforzato le misure di sicurezza nei pressi del Teatro Comunale, con metal detector e posti di blocco. Ad annunciare la novità il sovrintendente del Teatro Nicola Sani: «Vedrete il deserto, in scena ci sarà la sabbia vera», dice il sovrintendente, che spende due parole anche sulla trattativa in corso con le maestranze in agitazione.

ACCORDO FRA TEATRO COMUNALE E PREFETTURA. Ma la questione sicurezza è quella che tiene banco. Per la ''prima'' e per le quattro recite successive, di sicuro, gli spettatori troveranno un Comunale blindato. La direzione del Teatro ha infatti concordato con la Prefettura nuove e urgenti misure di sicurezza, a partire dal metal detector all'ingresso. La stessa sorte toccherà ai successivi spettacoli in cartellone considerati sensibili, come il Turco in Italia di Rossini.

«Invitiamo il pubblico ad arrivare in sala in anticipo, questa volta servirà più tempo del solito per entrare, anche per le prossime recite» spiega Sani, che aggiunge: «Il terrorismo può colpire anche alla proiezione di un film di Vanzina, o camminando per strada; noi incrementiamo la sicurezza ai varchi».

STESSA OPERA, STESSI TIMORI A AIX-EN-PROVENCE. Il Ratto di Mozart, nella regia di Martin Kusej (a Bologna è ripresa da Herbert Stoeger), è già finito nella bufera per l'allestimento nel deserto mediorientale con chiari riferimenti all'Isis e alle sue bandiere nere. Nel 2015 ad Aix-en-Provence, fu censurato dopo gli attentati di Charlie Hebdo, ma al Comunale sono state mantenute le scene più cruente a partire dalle decapitazioni finali.

Uno sguardo anche sul fronte sindacale, dove dalle 14 sono in corso febbrili trattative per scongiurare eventuali scioperi alla prima scena stagionale.  «Quando si apre una trattativa -sottolinea Sani- non si sa come va a finire, può essere breve o lunga. Noi siamo molto ben disposti, il dialogo non è mai mancato e del resto è da otto mesi che siamo in trattativa. C'è la nostra disponibilità a studiare tutte le soluzioni possibili. Se vogliamo evitare colpi di scena? Intanto puntiamo ad andarci in scena...». Infatti, oltre al rischio terrorismo, la prima stagionale che al centro di un'annunciata mobilitazione di sindacati e personale legata alla trattativa sugli esuberi.

A conferma dei tempi che corrono sulla scia del tentato risanamento in atto, il Teatro comunale si dà al marketing per cercare di recuperare risorse in un qualche modo. Un accordo con l'azienda modenese Puro spa ribattezzato "Sposa la cultura", ad esempio, lancia le cover per gli smartphone griffate col logo del Teatro: ad ogni acquisto l'ente di piazza Verdi incassa una percentuale. Anche il ''Ratto dal serraglio'' va in scena grazie al sostegno dell'azienda Alfa Wassermann, che dunque continua ad elargire contributi dopo aver finanziato per il Teatro la camera acustica e tutto il sistema audio l''anno scorso. Ma per il ''Ratto'' prosegue pure la partnership con Floò Fiori, iniziata nel 2016, sulle "installazioni in sintonia" spettacolo dopo spettacolo.

Tuttavia, l'attenzione resta concentrata sui contenuti del ''Ratto'', secondo la regia di Martin Kusej, a Bologna ripresa da Herbert Stoeger (come direttore d'orchestra esordisce in Italia Nikolaj Znaider), resasi celebre per i riferimenti in scena all'Isis. E, secondo i ben informati, il forfait a Bologna del tenore turco Mert Sungu in questo senso non sarebbe stato casuale (si parla di timori per la sua famiglia).

«Il tenore ha abbandonato per le scelte radicali del regista? Questo non è vero» replica Sani «Sungu non ha preso parte ai lavori chiedendo di poter essere sostituito prima dell'avvio della produzione. E questo -sostiene il sovrintendente- è dovuto soprattutto al fatto, come ci ha segnalato anche il soprano Maria Grazia Schiavo, che i cantanti si sono resi conto dell'importanza della parte drammaturgica dello spettacolo: non padroneggiando bene la lingua tedesca, ci hanno chiesto di non partecipare». Ma le indicazioni ai singoli artisti non erano state inviate per tempo? «Mesi prima- conferma Sani- ma non sempre tutti sono diligenti...». Ritornando ai contenuti "a rischio" dello spettacolo, Sani ricorda come anche «il testo originale è pieno di sgozzamenti, teste tagliate, impalamenti, con tante citazioni su musulmani e turchi».

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