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Cronaca

Bologna a 'rischio-Banlieue', Frascaroli: "Non è la più pericolosa, divario tra ricchi e poveri'

Secondo la Fondazione Moressa, sarebbe il comune più a rischio a causa del differenziale di reddito tra italiani e stranieri: 'Minore spesa destinata agli immigrati non significa automaticamente riduzione dei servizi'

Prima la classifica sulla "Qualità della vita 2014" stilata da Il Sole 24 ore che poneva Bologna nella top ten della città italiane più vivibili, poi la ricerca della Fondazione Leone Moressa, secondo la quale Bologna sarebbe il comune più a rischio a causa del differenziale di reddito medio tra italiani e stranieri.

Il cosiddetto "rischio-Banlieue" (dal nome delle periferie francesi) è finito anche a Palazzo D'Accursio durante il question time di venerdì scorso. E' la consigliera leghista Mirka Cocconcelli a chiedere all'Assessore al Welfare Amelia Frascoaroli "cosa pensi il Signor Sindaco nel merito e quali iniziative ritenga necessario porre in essere per evitare di creare il mix esplosivo che ha generato le banlieue francesi alcuni anni fa".

"Impossibile dare una risposta esaustiva, sto a un commento ai dati della ricerca da cui è partita, sottolineando alcune precisazioni che abbiamo chiesto agli autori della ricerca che ci scrivono: anche se alcuni giornali hanno semplificato parlando di città poco sicure, lo studio non presenta la classifica delle città più pericolose, ma delle città con il più alto rischio di esclusione socio-economica della popolazione straniera. Esclusione che può portare a disagi e conflitti" ha precisato Frascaroli.

Una città ancora ricca dunque "in cui il divario tra ricchi e poveri, che riguarda molta parte della popolazione straniera, è amplificato in questo momento. Sono stati indicati diversi indicatori riconducibili a tre categorie: la marginalità socio economica (concentrazione nella periferia del comune, tasso di disoccupazione, differenziali tra italiani e stranieri per reddito medio e imposta media versata); i livelli di criminalità; gli investimenti pubblici per l’immigrazione".

SPESA PUBBLICA. A Bologna pesa la diminuzione della percentuale di spesa destinata agli immigrati che però "non significa automaticamente una riduzione dei servizi, ma può essere un indicatore di minori investimenti. Non esiste più nella nostra voce di bilancio una voce di spesa dedicata al titolo immigrazione in quanto tale, perché la voce è stata spalmata, già da otto anni, a questa parte nei quartieri sui servizi che ricevono i normali cittadini residenti: chi è residente a Bologna, italiano o immigrato che sia, lavora qui, ha una residenza, è in un territorio di un quartiere, va ai servizi territoriali degli sportelli sociali del quartiere e riceve o non riceve le stesse risposte che ricevono tutti i cittadini bolognesi residenti. Quindi, non ci sono investimenti sull'immigrazione in quanto tale, ci sono servizi che riguardano i cittadini, per cui la Fondazione non ha potuto rilevare voci di Bilancio su questo genere" ha precisato l'assessore che ritiene però un indicatore poco attendibile e cioè "la presenza nel carcere Dozza di un 61% di popolazione immigrata. E' un indicatore certamente interessante che ci fa vedere quanto la popolazione immigrata, in condizioni di disagio e povertà sia esposta a situazioni di criminalità. Non c'entra però con Bologna, nel senso che la Casa circondariale appartiene al sistema carcerario nazionale, non è che ogni territorio include nel carcere i cittadini che hanno commesso reati nel proprio territorio, ma a seconda del tipo di pena, definitiva, non definitiva, in attesa di giudizio, le persone vengono distribuite sul territorio nazionale. Quindi, non è un dato riconducibile a presenze bolognesi. Questo non significa che la ricerca per me non sia stata importante, perché solleva dei punti di attenzione, sul tema soprattutto delle periferie che sono luoghi difficili dal punto di vista del conflitto sociale sui quali stiamo ponendo la massima attenzione, con una serie di progettualità, con una rivisitazione del modo dei servizi sociali di stare nelle periferie, mi riferisco a tutto l'approccio che stiamo diffondendo sul lavoro di comunità, a progetti come Case Zanardi, a progetti che, oltre a guardare a problemi strutturali come casa e lavoro, si occupano anche di avere attenzione alla ricostruzione della coesione sociale".

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