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Cronaca

Sito "Caccia allo sbirro": oscurato e assoluzione per insufficienza di prove

Pubblicavano foto di poliziotti in servizio. I 4 erano accusati di istigazione a delinquere e diffamazione in concorso, oltre che di violazioni delle norme sulla privacy

Il tribunale di Bologna ha assolto per insufficienza di prove le quattro persone coinvolte nell' inchiesta della Digos di Bologna, coordinata dal pm Morena Plazzi, sul sito 'Caccia allo sbirro' in rete dal febbraio 2009 (e poi oscurato) con foto di poliziotti in servizio a Bologna, Milano, Bergamo e Napoli. I quattro - tre uomini e una donna, gravitanti nell'area dei Carc, i Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo, e riconducibili al (nuovo) Partito comunista italiano, organizzazione con base in Francia - erano accusati di istigazione a delinquere e diffamazione in concorso, oltre che di violazioni delle norme sulla privacy.

L'accusa aveva chiesto la condanna per due, l'assoluzione per gli altri. Sul sito, poi oscurato, vennero pubblicate le foto di poliziotti ripresi durante servizi di ordine pubblico nelle quattro città. Nelle perquisizioni delle case dei quattro indagati furono sequestrate macchine fotografiche e computer, e nella disponibilità di tre di loro furono trovate foto e un filmato realizzati in occasione del presidio, a Bologna il primo luglio 2008, mentre era in corso l'udienza preliminare per un'inchiesta (dell'allora pm Paolo Giovagnoli) per associazione sovversiva con finalità di terrorismo a carico di 12 attivisti dei Carc, poi prosciolti.

Secondo l'accusa, gli indagati non solo pubblicavano foto delle forze dell'ordine ma incitavano gli altri internauti a far circolare immagini e dati. Oggi parallelamente all'udienza, alcuni appartenenti all'area hanno manifestato nei pressi del tribunale, contro un processo che aveva l'obiettivo, si leggeva in una nota "di punire e scoraggiare ogni iniziativa di 'vigilanza democratica' sull'operato delle forze dell'ordine".

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