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Cronaca

Inquinamento, divieto di accendere stufe e caminetti: i dettagli

Lo stop ai camini a legna e cucine economiche varrebbe solo per i comuni con territorio sotto i 300 metri di altezza, ma si levano molte voci critiche

L'Emilia-Romagna prova a ridurre lo smog ordinando lo spegnimento di caminetti e caldaiette vecchi o poco efficienti (quelli cioè che consumano molta legna, scaldano poco e inquinano l'aria).

Lo ha deciso da tempo, ma con la fine dell'estate e l'avvicinarsi della stretta dall'1 ottobre, in Emilia-Romagna crescono obiezioni e preoccupazioni. Da giorni il consigliere regionale sovranista Michele Facci chiede un ripensamento e oggi ha presentato una risoluzione per modificare con urgenza la normativa; un testo che Facci suggerisce ai Consigli comunali di votare per dar forza alla richiesta di escludere dal divieto i generatori di calore ed i camini aperti, quelli che non servono a riscaldare la casa e dunque si usano sol ogni tanto.

Ma è solo una delle correzioni suggerite. E la sua preoccupazione non viene da sola. Marco Mastacchi, sindaco di Monzuno, Comune montano di Bologna, racconta che ieri, in una riunione in Regione, più municipi hanno "contestato questo provvedimento assolutamente inadatto per territori come i nostri.

Ci è stato garantito che saremo convocati per discutere le modifiche alla norma che abbiamo proposto". Anche a Cesena non sono tranquilli. Il sindaco Paolo Lucchi e l'assessore all'Ambiente, Francesca Lucchi, non sono convinti del giro di vite su camini-caldaiette, "misure poco rispondenti agli obiettivi di difesa della qualità dell'aria. Meglio concentrarsi su interventi strutturali" e nei prossimi giorni 'busseranno' in Regione sperando "si possa aprire un confronto su possibili modifiche". Il punto è, dicono, che misure come queste "evidenziano una chiara sproporzione fra l'impatto sui cittadini ed i risultati effettivamente ottenuti". Ma la Regione conferma il suo provvedimento.

Paola Gazzolo, assessore regionale all'Ambiente prova però a spiegare che non scatta nessuna limitazione o divieto d'uso dei caminetti tradizionali, delle stufe o caldaiette quando sono l'unico impianto di riscaldamento dell'abitazione. Quindi: se in casa non ci sono termosifoni o altri tipi di impianti di riscaldamento, i caminetti possono essere accesi e utilizzati.

"Allo stesso modo, nessun divieto su utilizzi che non siano esclusivamente per riscaldamento domestico. Piena libertà di accensione e utilizzo, quindi, per cucinare cibi o per fini commerciali in tutto il territorio regionale, senza alcun rischio di spegnimento per pizzerie, ristoranti, eccetera", aggiunge l'assessore. Così come resta consentito usare gli impianti a biomassa (legna o pellet) di classe 2 stelle o superiore "nei quali rientra la stragrande maggioranza di quelli recenti o di nuova installazione".

Ma, prosegue l'assessore, dall'1 ottobre, e per l'autunno-inverno, fino al 31 marzo 2019, "si confermano" le restrizioni già in vigore nel 2017 per i camini aperti tradizionali (senza sportello a chiusura della sede di fiamma) e le caldaiette con efficienza energetica inferiore al 75%, ossia quelle che non scaldano tanto e inquinano.

Il divieto riguarda però solo le abitazioni dotate di sistemi alternativi di riscaldamento (ad esempio i termosifoni), nelle aree sotto i 300 metri di altitudine. Sono comunque esclusi i Comuni montani per il loro intero territorio. E' tutto previsto dal Piano aria regionale "approvato senza voti contrari in Assemblea Legislativa" e dall'Accordo di bacino padano sottoscritto dall'Emilia-Romagna con ministero dell'Ambiente e Piemonte, Veneto e Lombardia. "Si tratta dunque di limitazioni in vigore in tutte le regioni per azioni comuni contro l'inquinamento".

Ad ogni modo "il confronto avviato dalla Regione in questi giorni con i Comuni, Anci e Uncem- conclude Gazzolo- porterà a rendere esplicita, con una norma specifica che sarà approvata entro settembre, l'esclusione dai divieti di tutti i Comuni montani" dove non si superano i valori limite della qualità dell'aria.

Certo è che all'uso di camini e caldaiette va messo mano. La Regione ricorda che "il caminetto aperto di vecchia generazione è una importante fonte di inquinamento. In Emilia-Romagna oltre il 50% delle emissioni di Pm10 è dovuto al riscaldamento domestico a biomassa. (Mac/ Dire) 

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