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Cronaca

Camorra, Gdf confisca beni e immobili al clan Mallardo

La misura voluta dalla quarta sezione penale della Corte d'Appello di Roma. Tra le società interessate dalla confisca anche quelle operanti nel settore delle costruzioni e della ristorazione

Beni mobili, immobili ed aziende, per un valore complessivo di oltre 38 milioni di euro, sono stati confiscati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma ai fratelli Domenico e Giovanni DELL’AQUILA, intranei al noto clan camorrista “MALLARDO”, ed a DELL’AQUILA Vittorio Emanuele e CICATELLI Salvatore, rispettivamente figlio e fiduciario del DELL’AQUILA Giovanni, per conto del quale avevano costituito una cellula economica, operante, prevalentemente, nel territorio del basso Lazio.

Quote societarie e partimoni aziendali sono stati confiscati anche a Bologna e provincia, nell'ambito di un provvedimento rilasciato dalla quarta sezione penale della Corte d'Appello di Roma. Nel giugno 2014 la confisca di primo grado sui medesimi beni, i giudici hanno quindi ritenuto fondato il quadro accusatorio formulato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sulla base delle evidenze investigative fornite dal G.I.C.O. della capitale.

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Le complesse indagini di polizia economico-finanziaria, avviate nel 2012, hanno consentito di accertare la costante ed inarrestabile ascesa, nella Provincia di Latina, nella Provincia di Napoli ed in parte in Emilia Romagna, dei fratelli DELL’AQUILA, noti imprenditori campani, attraverso rapporti dai reciproci vantaggi con esponenti di spicco del noto clan di camorra MALLARDO.

In particolare, la feroce operatività criminale del clan è stata nel tempo orientata, oltre che al finanziamento del traffico di sostanze stupefacenti, prevalentemente al controllo - realizzato con la partecipazione finanziaria o con la riscossione di quote estorsive - delle attività economiche di rilievo (attività edilizia, appalti pubblici, forniture pubbliche, commercio all’ingrosso).

Le Fiamme Gialle ritengono fondamentale la ricostruzione di un noto pentito di camorra, rispetto al modo di fare impresa del clan MALLARDO: nel modello di "impresa camorrista" l'organizzazione criminale non impone il pizzo estorsivo, ma gli esponenti di rilievo di tale organizzazione camorristica entrano “di fatto” in società con gli imprenditori, di modo che questi ultimi diano una parvenza di liceità all’attività economica, mentre i camorristi partecipano direttamente ai guadagni, riuscendo, contestualmente, a reimpiegare i proventi derivanti da altre attività delittuose.

Nel complesso, è stato sequestrato un patrimonio aziendale e relativi beni per 11 società, con sede nella provincia di Latina, Napoli, Caserta e Bologna, di cui tre operanti nel settore delle costruzioni di edifici, una nel commercio di porcellana, due nel commercio di autoveicoli, due nel settore dell’intermediazione immobiliare e tre nel settore alberghiero e della ristorazione; confiscate anche quote societarie di ulteriori due società, con sede nella provincia di Napoli e Bologna, operanti nel settore della costruzione di edifici; messi i sigilli anche a 68 unità immobiliari tra le province di Latina, Napoli, Caserta, Ferrara e Bologna.

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