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Cronaca Centro Storico / Via Galliera, 23

La storia del cappello passa da Bologna, Malaguti: 'Dopo 2 guerre e varie crisi, ancora qui'

Tanti, soprattutto gli stranieri, scattano foto affascinati. Tra i clienti anche alte cariche militari e personaggi dello spettacolo. Ecco una delle botteghe storiche della nostra città

Marzia Malaguti gestisce insieme alla mamma la Cappelleria Malaguti, uno dei negozi storici di Bologna, di quelli che hanno fatto persino le due guerre. Lei è la sesta generazione e dalla metà del 1600 i suoi avi hanno portato avanti una tradizione artigianale cominciata lungo il canale di via Piella, visto che la lavorazione del feltro prevedeva l'utilizzo dell'acqua (lungo i corsi d'acqua si sviluppavano le attività legate alla lavorazione della lana e dei feltri). Ma è in via Galliera che è nato tutto, al civico 34, bombardato e ricostruito e in seguito lasciato per il trasferimento al 32, dove tutt'ora si trova questa bottega storica.

"Da generazioni vendiamo e ripariamo cappelli. Prediligiamo i marchi made in Italy (le aziende che sono rimaste), ma abbiamo anche dei brand americani, irlandesi e australiani - mentre Marzia indica i modelli realizzati in negozio e i 'pezzi di punta' sua madre sistema un il berretto di lana di un cliente - Da Girolamo Colombarini a mio nonno la gestione è familiare e ha attraversato diverse epoche. Abbiamo subito anche un bombardamento e tante altre difficoltà, ma ci si è sempre rimboccati le maniche per ricominciare da capo. Da sempre serviamo i militari, dal soldato di truppa ai più alti gradi, occupandoci anche di nastrini e medaglie decorativi". 

Cosa vi dice la gente che entra in negozio?

"Gli stranieri entrano in continuazione e fanno foto. Pochi giorni fa un fotografo olandese è venuto qui proprio per fare degli scatti che andranno in un libro sull'artigianato e i negozi storici di tutta Europa. Abbiamo clienti storici, ma visto che abbiamo una vasta gamma di prezzi vendiamo un po' a tutti...

Avete anche dei clienti "importanti"?

Per noi le persone più importanti sono le persone comuni. Detto questo, Dario Fo si fermò qui a lungo a parlare con mia nonna, interessato e conquistato dal suo bolognese. Serviamo alte cariche del mondo militare e anche del teatro e dello spettacolo. 

Negozi storici, la Cappelleria Malaguti

Ci presenta qualche copricapo speciale? Quanti modelli avete in negozio?

"Sono davvero innumerevoli, non saprei dirlo: dai modelli sportivi ai copricapo da cerimonia. C'è il Brilliperi, che è un semplice basco (come quello del ragionier Fantozzi per intenderci, ma anche di Peppone di Don Camillo) amato per varie ragioni: è un cappello proletario che simboleggia le lotte sociali, molto amato da artisti e pittori. 

C'è poi la 'Feluca', che molti erroneamente associano alla goliardia, ma che in realtà è l'unico copricapo universitario italiano. Si tratta di un vero e proprio simulacro che deve essere tenuto spoglio quando si è matricole per poi decorarlo con dei ninnoli di vario genere (codificati) durante la carriera universitaria, che culmina con la laurea, momento in cui essa veniva indossata. L'alloro, arrivato in tempi recenti, in realtà è simbolo di vittoria, in origine c'era la Feluca". 

In tutti questi decenni, quale è stata la moda dei cappelli? Quali le tendenze?

"Fra gli anni Sessanta e Settanta il cappello era praticamente sparito, determinando una importante crisi del settore: considerato un accessorio borghese e conformista era rifiutato. Ci si ribellava agli schemi e ci si opponeva al cappello. Fortunatamente le cose sono poi cambiate e secondo me tanto merito è del cinema: pensiamo alla bombetta di Arancia Meccanica,  al periodo Indiana Jones, al cappello Felliniano..."

Una curiosità da svelarci?

Continuiamo a chiamare "panama" un tipo specifico di cappello: è sbagliato, panama è la materia prima utilzzata e non il modello!

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