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Funerali Cardinal Biffi, folla in San Pietro: 'Amava Bologna, per questo era tagliente'

L'affetto dei fedeli in una cattedrale stracolma. Ad officiare le esequie il cardinale Caffarra, che durante l'omelia ha svelato: "Non posso tacere un aspetto poco conosciuto del suo ministero: l'esercizio della carità verso chi si trovava in difficoltà..."

Folla nella cattedrale di Bologna per i funerali del cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito della città scomparso sabato sorso. La navata centrale di San Pietro ieri era piena, tutti i posti a sedere sono occupati e molte le persone in piedi. All'ingresso della cattedrale il ritratto di Biffi e due registri per  raccogliere i pensieri dei fedeli. Nelle prime file le autorità cittadine e militari e diversi politici. Fra gli altri il sindaco Virginio Merola con la sua Giunta e il rettore Ivano Dionigi. Presenti anche gli ex presidenti di Camera e Senato Pierferdinando Casini e Marcello Pera, il ministro Gianluca Galletti e l'ex sindaco Giorgio Guazzaloca. 

Il cardinale Giacomo Biffi "amava profondamente" la Chiesa di Bologna ed è "da questa mistica gelosia che nasce la messa in guardia di questo gregge santo di Bologna dagli errori, dimostrandone a volte in modo tagliente l'intima inconsistenza". Così l'arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, ha ricordato il suo predecessore durante le solenni esequie.

Ma Caffarra, durante l'omelia, ha anche tenuto a ricordare due aspetti di Biffi forse meno noti. "Parlando dei poveri- ha spiegato il cardinale- non posso tacere un aspetto poco conosciuto del suo ministero: l'esercizio della carità verso chi si trovava in difficoltà di ogni genere. Anche economiche". E poi, nell'ultimo periodo della sua vita, Biffi "fu maestro di fede anche nella lunga tribolazione della malattia- ci tiene a testimoniare Caffarra- non potrò mai dimenticare il modo con cui accettò l'amputazione di una gamba. Il volto emanava serenità, pace, abbandono. La fede era diventata vita nel senso più profondo". Biffi, spiega ancora Caffarra, "sentiva come una sorta di gelosia perchè la sposa (cioè la Chiesa, ndr) non guardasse con desiderio altri all'infuori di Cristo. Egli amava ripetermi di non fare alcuna fatica ad osservare il nono comandamento, poiche'' la sposa che il Papa gli aveva dato, la Chiesa di Bologna, era così bella da non desiderarne altre". 

Ed è proprio "da questa mistica gelosia che nasce la messa in guardia di questo gregge santo di Bologna dagli errori- ha voluto sottolineare Caffarra- dimostrandone a volte in modo tagliente l'intima inconsistenza". Biffi "aveva un concetto molto alto del dialogo e disprezzava profondamente chi lo praticava o come sforzo di ridurci tutti ad un minimo comune denominatore o al perditempo della chiacchiera da salotto. In breve- ha spiegato Caffarra- il dialogo coincide con l'evangelizzazione".

(agenzia Dire)

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