Coronavirus, preoccupazioni per l'ambiente: il nodo rifiuti e trasporti
Il lock-down sta mettendo in pausa diversi progetti 'green' e secondo i ciclisti il timore contagio sposterà le perosne dai bus all'auto privata
L'epidemia di coronavirus ha fatto saltare per aria tutte le priorità e la svolta ecologica promessa dal governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini alle ultime elezioni rischia di dover aspettare a lungo.
Se ad esempio l'inquinamento dell'aria è momentaneamente calato con il lockdown, si annunciano mesi molto difficili per il trasporto pubblico, bus e treni, proprio a causa delle necessità di distanziamento imposti dal covid-19. Ma a preoccupare gli ambientalisti è anche il destino dell'economia circolare, altra grande promessa che fa segnare già un certo ritardo.
Bisogna "dare piena attuazione agli obiettivi del piano rifiuti regionale, che doveva attuarsi entro il 2020", ricorda il presidente regionale di Legambiente Lorenzo Frattini parlando con la 'Dire'. "Molte aree della regione non hanno raggiunto i risultati attesi di raccolta differenziata, a cominciare dalle province di Bologna e Ravenna. Evidentemente la crisi attuale rimanderà ancora tale obiettivo".
Peraltro, in questo mese di blocco, il sistema della differenziata (due terzi all'incirca dei rifiuti raccolti in regione: in tutto tre milioni di tonnellate all'anno con 4.000 addetti nel settore) ha già scricchiolato, con il rischio per le imprese del settore di saltare e per i cittadini di vedere vanificati i loro sforzi.
Un allarme in questo senso è stato lanciato alcuni giorni fa da Conai, il consorzio che si occupa di gestire il recupero degli imballaggi. Il crollo della richiesta di materie prime a causa del lockdown stava determinando accumuli sempre più grandi negli impianti di stoccaggio e trattamento rifiuti, che rischiavano di non riuscire più ad assorbire il materiale in ingresso.
Il lock-down tocca anche la sistenibilità dei trasporti. Ne sono convinti i ciclisti. Ne ha parlato Simona Larghetti, presidente della Consulta comunale della bicicletta di Bologna, ieri in commissione.
Dopo il coronavirus "rischiamo di avere un grosso aumento del traffico privato- afferma Larghetti- determinato dai profughi del trasporto pubblico", perché gli ambienti chiusi e affollati sono più a rischio e quindi "molte persone eviteranno il bus, per cui il lavoro che Bologna stava facendo sulla mobilità sostenibile rischia lo stop". Questo "significa strade più rischiose", avverte Larghetti, segnalando che "alcune città nel mondo si stanno dotando di piste ciclabili di emergenza, riconoscendo che la bici è un mezzo indispensabile per una mobilità più sicura e anche meno rischiosa dal punto di vista del contagio". (Pam/ Dire)