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Cronaca

Coronavirus, ecco il piano della Regione per spegnere gli "ultimi" focolai in Emilia-Romagna

Quarantena, residenze per anziani e contagi domestici: già mille i posti alternativi individuati in tutto il territorio, da Piacenza a Rimini; azioni di supporto alla mancanza di personale sanitario nelle residenze per anziani

Le Infezioni a casa e nelle strutture protette rappresentano rispettivamente il 18% e il 15% dei contagi in aprile in Emilia-Romagna, dati in crescita rispetto al periodo precedente. Per fermare questi due focolai la Regione corre ai ripari. Con una nota inviata alle Aziende sanitarie, ai dipartimenti di sanità pubblica e alle conferenze territoriali sociosanitarie di tutta l'Emilia-Romagna, l'assessorato alla Sanità ha fornito nuove indicazioni per un maggiore isolamento delle persone infette che non hanno un domicilio adeguato o che vivono in strutture dove l'isolamento non può essere garantito in totale sicurezza.

Posti alternativi

Sono già oltre mille i posti disponibili in regione, sottolinea una nota, per offrire a queste persone una collocazione alternativa in cui trascorrere la quarantena o il periodo necessario alla completa guarigione, con doppio tampone negativo. Alberghi, soprattutto, ma anche posti disponibili in strutture private e case protette dedicate esclusivamente a pazienti covid-positivi e ospedali di comunità.

"Le norme e le ordinanze che riguardano la sospensione delle attività e il distanziamento sociale fin qui adottate si sono mostrate indubbiamente efficaci nel ridurre i contagi a livello regionale", sottolinea l'assessore alla Sanità Raffaele Donini. Ora "restano questi due ambiti in cui dobbiamo rafforzare le disposizioni già stabilite, in modo da consentire un'ulteriore flessione negativa all'andamento dei contagi. I posti ci sono, con la collaborazione di tanti, e speriamo di poterli incrementare ulteriormente: ringrazio per la disponibilità dimostrata Aiop e grazie anche a chi ha aperto le porte e dato la disponibilità, lavorando con noi a garanzia della salute di tutti". 

Commenta la vicepresidente con delega al Welfare Elly Schlein: "Grande preoccupazione rappresentano per noi le fasce della popolazione più deboli, fragili e indifese, come gli anziani e le persone con disabilità, perché chi ha un genitore o un parente ospitato in queste strutture ha il diritto di sapere che viene accudito nelle condizioni di massima sicurezza e tutela della salute".

È "necessario dunque - prosegue la vicepresidente della Regione - agire con maggiore incisività per interrompere la catena dei contagi tra queste persone e preservarle da nuove, possibili infezioni, e gli alloggi alternativi disponibili sono uno strumento che e' giusto ed importante utilizzare, ma importante anche trovare personale per sopperire alle gravi mancanze nelle strutture, ed agevolare i contatti telefonici e telematici con l'esterno per ridurre il senso di isolamento".

Case di Residenza Anziani (Cra)

Altro fronte sul quale la Regione è al lavoro da settimane è la ricerca di soluzioni al problema della carenza di personale nelle Cra: oltre ad aver sbloccato i corsi di formazione professionale per operatore sociosanitario e permesso di svolgere online l’esame finale, una circolare del 20 marzo aveva stabilito alcune specifiche disposizioni di sicurezza per i centri residenziali per anziani e disabili.

Tra queste, la possibilità, per sopperire alla grave mancanza di personale, di inviare alle Aziende Servizi alla Persona (ASP) parte delle nuove assunzioni fatte dalla Sanità regionale e alcune deroghe alle qualifiche professionali necessarie per ampliare la platea dei lavoratori all’interno delle strutture di ricovero per anziani e disabili a personale con la qualifica di Addetto all’assistenza di base (ADB) o di Operatore tecnico dell’assistenza (OTA) o ancora in fase conclusiva del percorso di formazione OSS, previa valutazione specifica sulle competenze del singolo operatore e garantendo l’affiancamento degli operatori sociosanitari.

Il proficuo confronto con i sindacati e tutti i soggetti coinvolti ha portato a un ulteriore risultato: la possibilità di estendere la deroga anche a lavoratrici e lavoratori domestici (assistenti familiari) e caregiver per attività di supporto agli operatori OSS, nelle strutture dove si registra una preoccupante mancanza di personale disponibile per l’assistenza alle persone anziane e per evitare che questa mancanza agevoli rischi di contagio. La circolare del 20 marzo chiedeva alle strutture anche di promuovere e incentivare contatti degli ospiti con i propri famigliari per via telematica e con video chiamate per attenuare il senso di isolamento degli anziani.

Nel frattempo, si rafforza il supporto sanitario alle residenze per anziani e disabili grazie all’intervento delle unità mobili (USCA) direttamente nelle strutture e continuano gli sforzi di screening di tutto il personale sociosanitario e dei casi sintomatici all’interno di queste strutture.

Contagi in casa e strutture socioassistenziali

Dall’analisi dei dati regionali da inizio epidemia è emerso che, per quanto riguarda le persone positive a Covid-19 che abitano con conviventi in quarantena a domicilio, i contagi rappresentano in media l’11,4% di quelli totali. Una percentuale che si alza al 18% considerando invece i dati dal primo aprile ad oggi; dato che dimostra come, nonostante una riduzione del numero dei contagi, la componente relativa a questa tipologia risulti sempre più rilevante.

Nel caso delle strutture residenziali sociosanitarie, la componente di contagi rilevata rappresenta il 7% di quelli avvenuti dall’inizio dell’epidemia. Anche in questo caso, nel periodo compreso fra il primo di aprile e oggi l’incidenza sul totale è aumentata, raggiungendo il 15%.

Quarantena sicura

Nella lettera indirizzata ai direttori generali delle Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, ai presidenti delle Conferenze Territoriali socio-sanitarie e ai direttori dei Dipartimenti di sanità pubblica, la Direzione generale Cura della Persona, Salute e Welfare della Regione, ha ribadito, e specificato ulteriormente, le indicazioni perchi non può trascorrere la quarantena a domicilio, o per chi occorre trovare una collocazione in strutture diverse, fino alla guarigione con la doppia negativizzazione del tampone.

Il problema della quarantena si pone se il domicilio è inadeguato a causa, ad esempio, dell’assenza di un bagno e/o camera separata da riservare a ciascuna persona posta in isolamento, oppure della presenza di numerose persone che ci vivono (più di 3, salvo abitazioni molto spaziose e confortevoli), oppure anche in presenza di condizioni igienico-sanitarie precarie. Altra situazione per cui occorre scegliere una situazione alternativa, è quella in cui la persona non offre garanzie di affidabilità rispetto alla capacità – o volontà – di mettere in atto e rispettare le indicazioni per la corretta realizzazione dell’isolamento.

Oppure, ancora, se si è in presenza di un nucleo familiare all’interno del quale ci sono uno o più soggetti, anche se negativi, non in grado di garantire il rispetto delle misure di quarantena. Per affrontare in modo adeguato questi problemi, ai pazienti positivi che non necessitano di ricovero sarà proposto di trascorrere la quarantena in alberghi riservati. Chi non vorrà accettare questa indicazione, dovrà firmare una dichiarazione in cui formalizza il rifiuto. Per quanto riguarda l’altra realtà su cui si concentra l’attenzione della Regione, le strutture residenziali sociosanitarie, sono previste diverse opzioni.

Nei casi in cui l’isolamento interno non possa essere garantito, in collaborazione con i gestori, le Aziende sanitarie dovranno individuare collocazioni alternative da definire sulla base del numero dei soggetti da trasferire e della loro tipologia (negativi, positivi, paucisintomatici). In particolare, per i pazienti positivi attualmente degenti nelle Cra si profilano tre percorsi: il trasferimento presso Cra esclusivamente dedicate a pazienti affetti da Covid 19; ricovero presso strutture sanitarie private convenzionate con il Servizio sanitario regionale della rete Aiop, come già avvenuto in casi critici; la permanenza nella stessa Cra, purché al suo interno vi sia la possibilità di garantire l’assoluto isolamento dei pazienti Covid rispetto agli altri degenti e l’impiego di personale dedicato solo al reparto isolato.

Camere Hotel Ausl Bologna

Per evitare l'insorgenza dei focolai domestici, sono 125 le camere, attualmente offerte dall'Ausl di Bologna, ai pazienti positivi al Covid-19, clinicamente guariti e dimessi dagli ospedali o positivi asintomatici, che non possono trascorrere un isolamento sicuro per i propri congiunti al proprio domicilio. Attualmente sono 32 i cittadini che stanno usufruendo di questo servizio, 44 in totale quelli ospitati in queste settimane.

Le camere, singole e con bagno privato si trovano a Bologna presso l'Hotel City (90 camere) e Villa Revedin (nove camere) e a Sasso Marconi presso il Cenacolo Mariano Padre Kolbe (26 camere). Il sistema funziona così: quando un paziente non può trascorrere l'isolamento a casa sua, così come prevedono le indicazioni della Regione, viene segnalato al "P-Covid", la Centrale unica assistenziale per entrambe le Aziende Sanitarie (Ausl e Policlinico), che propone la collocazione in una delle strutture disponibili.

Qui il paziente riceve, a cura dell'Azienda Usl di Bologna, sia i servizi alberghieri (pasti, pulizia degli ambienti, lavanderia) che l'assistenza infermieristica in collaborazione con lo Ior. All'Hotel City, visto l'alto numero di camere messe a disposizione, è presente anche un punto infermieristico, attivo 12 ore al giorno.

A Villa Revedin eal Cenacolo Mariano Padre Kolbe, invece, l'assistenza infermieristica avviene in modo programmato o su richiesta dei pazienti, mentre i volontari della Pubblica Assistenza di Bologna e Sasso Marconi supportano attività di accoglienza e distribuzione pasti. Il cittadino termina l'isolamento dopo aver effettuato due tamponi con risultato negativo. 

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