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Coronavirus, calo hotel e ristoranti. "Ma la vita continua come sempre" | VIDEO

L'effetto ordinanza/psicosi ricade soprattutto sul turismo e sull'economia: meno clienti e numerose cancellazioni

La combo psicosi, allarmismo ed entrata in vigore dell'ordinanza regionale fa tremare l'economia emiliano-romagnola. A pochi giorni dal boom del panico per il coronavirus, iniziato domenica sera, in città il mondo legato al turismo e alla ristorazione tasta con mano una crisi che – si spera – possa in altrettanto poco tempo rientrare.

Da subito tra le associazioni di categoria a lanciare l'allarme due giorni fa, il settore alberghiero registra sempre più cancellazioni turistiche. Da un lato per via della cancellazioni di eventi e fiere, dall'altro per "semplice" paura di avvicinarsi troppo a un focolaio. Secondo Ascom, per i ristoranti si parla di un calo delle presenze del 30%. Idem per gli alberghi. E il timore è che il mese di marzo, che vale il 30% del fatturato di un anno a Bologna, tante aziende avranno bilanci negativi. 

Eppure in Emilia-Romagna non c'è nessuna zona rossa. Certo, i contagi ci sono e non bisogna sottovalutarli ma, come avvisa anche Palazzo D'Accursio, è importante prestare attenzione ma senza allarmismi che possono poi avere delle conseguenze sul turismo e sull'economica molto pesanti.

Agli occhi dell'Assessore al Turismo Matteo Lepore, camminare oggi per Bologna è come fare un viaggio nel passato, tornando indietro di nove anni fa, quando il settore non era ancora sviluppato e di turisti, in giro, non se ne vedevano tanti. 

"È ancora possibile evitare il disastro, ma bisogna fare presto. Da Regione e Governo – ha detto l'assessore dopo il vertice in Regione sul turismo – ci aspettiamo segnali nei prossimi giorni". Un tavolo, quello sul turismo in Regione, che d'ora in poi sarà permanente: "La richiesta al Governo è di mettere subito in campo un piano anticrisi con risorse che vengano usate per sostenere le imprese, che si trovano a dover pagare i fornitori già la prossima settimana e a decidere se rimanere aperti o chiudere".

"Questo in particolare nelle città d'arte e in quelle fieristiche – afferma Lepore – perché la cancellazione di alcune manifestazioni e lo spostamento delle fiere ha fatto sì che tutta la ricettività in città come Bologna abbia un buco tra marzo e aprile. Questo è il nodo da affrontare con urgenza". 

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