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Cronaca

Coronavirus, 1500 lavoratori del sociale in affanno: "In alcuni casi non si arriva alla prossima settimana"

I sindacati tornano sul caso dei ritardi sugli anticipi degli ammortizzatori sociali per educatrici ed educatori. "Alcuni istituti di credito chiedono carte o si rifiutano di aprire conti ai non correntisti"

Doveva essere un comodo 'ponte' per anticipare gli ammortizzatori sociali in tempi brevi a chi ne aveva bisogno, ma molti lavoratori e lavoratrici delle coop sociali (educatori, insegnanti di sostegno, operatori e operatrici dell'infanzia) ancora non riescono a vedersi versati gli anticipi agli ammortizzatori sociali previsti dallo scoppio dell'epidemia di Coronavirus.

Il caso era già stato sollevato qualche giorno fa, ma nulla sembra essersi mosso da allora. In teoria, in base a un accordo prima nazionale poi ratificato anche a livello regionale, gli istituti di credito dovevano sostanzialmente anticipare il denaro degli ammortizzatori sociali con un finanziamento a costo zero, il quale sarebbe poi stato restituirlo quando sarebbero arrivati gli assegni dall'Inps. Ma così non sta andando.

Coronavirus e stipendi, Cgil: "Burocrazia da alcune banche, paghe a rischio per 1500 persone"

"Ad oggi -si legge in nua nota congiunta di Fp-Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl- nessun lavoratore ha ricevuto l'anticipo del Fis (Fondo integrazione salariale, ndr). Non solo. "Numerosi istituti -continua la nota- hanno richiesto la compilazione di svariati moduli cartacei, in contraddizione con la necessità di dover sveltire le procedure e soprattutto senza ricorrere alle modalità telematiche, che per ragioni di sicurezza si sarebbero dovute privilegiare". E ancora, ai lavoratori interessati dai problemi, gli istituti "hanno dato risposte negative comunicando l’impossibilità di aprire i conti correnti ai non correntisti".

Coronavirus e burocrazia, Raffaelli (Cgil): "Abbiamo gente che non arriva alla prossima settimana"

A raccontare nel dettaglio cosa sta accadendo è Simone Raffaelli della Fp-Cgil. "Qui per il 90 per cento stiamo parlando di donne sole o con figli, che nell'ultimissimo periodo prima del lock down hanno maturato un salario da 200 euro, a fronte di uno stipendio che di solito si aggira sui 1200 euro. E di fronte a queste situazioni viene chiesto, dalle banche, per esempio, il modello SR41, una carta che deve produrre la coop, dopo avere ricevuto l'ok del'Inps. Chiaro che se questo è l'andazzo tanto vale aspettare l'Inps direttamente", chiosa Raffaelli che aggiunge: "stanno cominciando ad arrivare telefonate di lavoratrici che chiedono come fare a prendere i buoni del comune".

Anche con l'apertura dei conti nelle banche ci sono problemi: "Molti istituti chiedono di trasferire il proprio conto presso di loro, ma non è affatto un obbligo: il conto è definito 'tecnico' proprio per questo" osserva ancora Raffaelli.

Tutta questa ai sindacati fa pensare "il mondo delle banche sottovaluti le dimensioni e la gravità della situazione", perché al 20 aprile, consueto giorno di paga, le persone sono state completamente disattese, e "riceviamo in ogni momento chiamate di persone che non sanno come affrontare anche le semplici spese quotidiane". L'invito è a porre rimedio al più presto, poiché "le conseguenze del mancato rispetto dell'accordo rischiano di avere ricadute devastanti sul tessuto sociale, sui lavoratori e sulle loro famiglie".

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