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Giustizia, a Bologna il primato per il numero di procedimenti pendenti: "Il problema è il sistema italiano"

Oggi l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Lucentini: "Nell'ultimo anno, tribunali dell'Emilia-Romagna e Corte d'Appello di Bologna sono arrivati a chiudere in totale oltre 14.500 processi civili oltre i limiti di legge"

La giustizia italiana e' sempre piu' ingolfata e quella emiliano-romagnola non fa eccezioni. Anzi, la situazione non accenna a migliorare. Nell'ultimo anno si sono allungati i tempi dei processi, sia civili che penali, e la Corte d'Appello ha oltre 17.000 procedimenti pendenti. Dato che mette Bologna "al primo posto di tutte le Corti" italiane.

A BOLOGNA IL PRIMATO. A dirlo e' il presidente Giuliano Lucentini, questa mattina all'inaugurazione dell'anno giudiziario. In Emilia-Romagna, nel periodo luglio 2013-giugno 2014, "La durata dei processi e' dappertutto aumentata - afferma Lucentini- essendo stata in media di 290 giorni davanti a Gip-Gup (erano 182), di 467 giorni per il rito collegiale (377) e di 308 giorni per il monocratico (267)". Quanto alla Corte d'Appello, afferma il presidente, "le definizioni risultano aumentate dell'11%, con aumento pur tuttavia delle pendenze finali, le quali hanno finito col raggiungere l'enorme numero di oltre 17.000 processi", mettendo Bologna al primo posto di tutte le Corti". Anche il tempo medio dei processi e' aumentato di oltre tre mesi, arrivando alla soglia dei tre anni.

Nel civile le cose vanno leggermente meglio. La durata media del contenzioso ordinario nei tribunali "e' generalmente diminuita- spiega Lucentini- passando da 1.500 a 1.358 giorni". In Corte d'Appello, che ha registrato nell'ultimo anno un aumento di nuovi procedimenti iscritti e di definizioni, "la durata media delle cause ordinarie e' calata di tre mesi, a conferma dell'andamento decrescente dell'anno scorso, attestandosi su una media di 4 anni e 4 mesi". I tempi piu' lunghi riguardano le cause sui diritti reali (oltre sei anni), i contenziosi sulle successioni (piu' di cinque anni e mezzo) e le cause in materia contrattuale

Nell'ultimo anno, tribunali dell'Emilia-Romagna e Corte d'Appello di Bologna sono arrivati a chiudere in totale oltre 14.500 processi civili oltre i limiti di legge (tre anni in primo grado e due in appello). Nel penale, invece, a fine 2013 pendevano 10.306 procedimenti iscritti a tutto il 2010 e dunque a rischio di violazione dei tempi di legge. Insomma, denuncia Lucentini, "non si puo' non rilevare con rammarico l'aumento delle sopravvenienze al dibattimento di primo grado, monocratico e collegiale, lo scarsissimo ricorso ai riti alternativi, l'aumento di talune fattispecie delittuose di particolare rilievo sociale, il generalizzato aumento della durata dei processi e, quanto alla Corte d'Appello, l'inarrestabile aumento delle pendenze e del tempo medio di definizione".

Nel penale, in particolare, sono diminuiti i nuovi procedimenti iscritti presso le Procure (-3%) e le definizioni (-1,5%), con conseguente aumento delle pendenze finali (+13,5%). Nei tribunali, invece, i nuovi procedimenti sono calati del 2%, ma sono aumentate del 20% le definizioni, con una diminuzione delle pendenze del 18%. Negli uffici Gip-Gup, i nuovi procedimenti sono calati del 4%, le definizioni aumentate del 26% e le pendenze diminuite del 25%. I processi arrivati a dibattimento davanti al giudice collegiale sono aumentati del 17% (+5% per quello monocratico) e le pendenze del 5%. Di questi, il 13% si e' chiuso con una sentenza di patteggiamento e l'11,6% con rito abbreviato. Nel civile, invece, "la mediazione non ha dato risultati di particolare rilievo", sottolinea Lucentini. Il soggetto convocato e' comparso nel 42% dei casi e l'accordo si e' trovato nel 26,7% dei contenziosi.

Il problema, afferma il presidente della Corte d'Appello di Bologna, e' tutto il sistema della giustizia italiana. Che non gira. "Certamente sono sempre esistiti magistrati pigri, neghittosi, indolenti- ammette Lucentini- come pure di discutibile capacita' professionale, se non proprio incapaci. Ma siccome la stragrande maggioranza dei magistrati tale non e' e non e' mai stata, non possono quei magistrati (tanti o pochi, comunque l'assoluta minoranza) avere determinato di per se' l'oramai cronica inefficienza del sistema". Lucentini cita le statistiche del ministero di Giustizia e della commissione europea per l'efficacia della giustizia, secondo le quali "il rendimento dei magistrati italiani potrebbe essere definito straordinario". Dunque, aggiunge, "non resta che concludere che e' il sistema a non funzionare".

Secondo Lucentini, "l'enorme litigiosita' che caratterizza l'intero Paese ha finito quasi col bloccare la giustizia civile, che arranca sotto il peso di procedimenti vecchi e nuovi". Per questo, sostiene il presidente della Corte d'Appello, bisognerebbe aumentare ancora il contributo fiscale che si versa al momento dell'iscrizione della causa a ruolo. Inoltre, Lucentini propone di "eliminare l'appello per le cause di non rilevante valore" e di "eventualmente dispensare il giudice dalla redazione della sentenza". Nel penale, invece, "sarebbe opportuno depenalizzare quei reati di minima pericolosita' sociale", cosi' come "sarebbe da escludere, per i reati di scarsa offensivita', il rimedio dell'appello".

(Fonte Dire)

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