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Cronaca

Il dialetto bolognese insegnato a scuola, a Bologna quattro progetti

Proprio nella provincia bolognese si è sviluppato due anni fa il progetto "dialetto a scuola", dedicato all'insegnamento durante l'orario scolastico del 'bulgnais'

Sono troppo piccoli per dire "Bona lé", ma sanno già le filastrocche e le canzoni popolari bolognesi. Il dialetto bolognese non tramonta e anzi si fa largo tra le nuove generazioni.

Del resto lo si impara già da piccoli, sui banchi: nelle scuole materne ed elementari dell'Unione Reno Galliera, in provincia di Bologna, maestre e 'parlanti nativi' insegnano ai bambini il dialetto 'bulgnais'.

Il progetto è uno di quelli finanziati dall'Istituto dei beni artistici culturali e naturali dell'Emilia-Romagna, che, per il biennio 2019-2020, ha investito 170.000 euro per salvaguardare e valorizzare i dialetti regionali. Intesi non solo come tradizione ma come vero patrimonio culturale da coltivare e incoraggiare.

Al bando regionale che metteva in palio fino a 20.000 euro per singolo progetto, hanno partecipato 28 tra Comuni, Province, associazioni culturali e di volontariato senza fini di lucro.

La lista dei vincitori è stata pubblicata qualche giorno fa. In totale sono 14 le iniziative selezionate che vanno dalla lettura di fiabe e favole, alla pubblicazione di poesie, cortometraggi, studio della toponomastica e proverbi, tutto rigorosamente nel segno del dialetto. I programmi coinvolgono tutte le province, ad eccezione di Ferrara e Forlì-Cesena. A farla da padrone ci sono Bologna e Rimini, con quattro programmi ciascuno.

Proprio nella provincia bolognese si è sviluppato due anni fa il progetto "dialetto a scuola", dedicato all'insegnamento durante l'orario scolastico del 'bulgnais". L'iniziativa, nata da un'idea di Micaela Seazzu e del docente Stefano Proviretti Brazzi, ha coinvolto 300 bambini delle scuole materne ed elementari di Castel Maggiore, Pieve di Cento e Bentivoglio e da quest'anno arriverà anche nel rione Corticella del capoluogo regionale.

I bambini a scuola imparano il dialetto parlato, visto la difficoltà dell'accentazione nella forma scritta e lo fanno grazie a filastrocche, canzoni e racconti su vecchi mestieri e antiche tradizioni.

In cattedra infatti, ci sono le maestre che hanno seguito un corso di preparazione, ma anche i 'parlanti nativi', nella maggior parte dei casi anziani, desiderosi di trasmettere la loro esperienza e abili nel creare un rapporto con i piccoli. In questo modo si realizza il passaggio di consegne dell'eredità culturale e si mantiene vivo il dialetto.

A fine anno i bambini realizzano poi dei saggi e delle letture per far vedere i progressi. Il progetto, oltre alla conoscenza della 'lingua' favorisce anche "il dialogo intergenerazionale e l'integrazione: molti bambini stranieri hanno imparato parole in bolognese prima che in italiano" racconta Seazzu che poi rievoca quando, per una tappa del Giro D'italia, "i bambini, pieni di energia, si sono messi a cantare canzoni in dialetto in piazza e hanno coinvolto anche i ciclisti".

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