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Cronaca

Protocollo d'intesa contro l'emarginazione: ecco la mappa del disagio a Bologna

Chi sono e quante sono le persone disagiate in città? Sono cinque i gruppi 'mappati' in un Protocollo d'intesa per l'assistenza alle popolazioni con vulnerabilità che mette insieme Comune, Ausl, Università e associazioni. Ecco il progetto

Chi sono e quante sono le persone disagiate in città? Sono cinque i gruppi 'mappati' in un Protocollo d'intesa per l''assistenza alle popolazioni con vulnerabilità sociale che punta a mettere insieme Comune, Ausl, Università e le associazioni Emergency, Sokos e Confraternita della misericordia.

La "popolazione di strada non residente" è composta da circa 600 persone, prevalentemente straniere, con un flusso annuale di 1.200-1.300 unità, e con punte di 1.500 durante i mesi invernali. Poi ci sono i Rom: circa 200-250 persone che cambiano ciclicamente. Il terzo gruppo è quello degli stranieri temporaneamente presenti senza permesso di soggiorno o in situazione giuridica di presenza irregolare. Un'altra categoria elencata nel protocollo comprende i neocomunitari che non hanno copertura sanitaria. Infine, si aggiungono i richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria o internazionale in situazione di accoglienza nell'area metropolitana, con 1.600 posti nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e 270 nell'Hub di via Mattei.

"A partire da un approccio integrato tra diversi livelli assistenziali", il progetto "si prefigge di garantire l'accesso alle cure, la presa in carico e la continuità nei percorsi assistenziali a fasce di popolazione in condizioni di marginalita'' sociale: migranti privi di risorse e di assistenza sanitaria, con o senza permesso di soggiorno; persone senza fissa dimora; portatori di patologie spesso socialmente stigmatizzate (tossicodipendenti, positivi all'Hiv, soggetti psichiatrici); nuovi poveri o soggetti comunque a rischio di scivolare tragicamente nell''esclusione sociale".

I firmatari del Protocolo si impegnano a "raggiungere un buon livello di conoscenza delle popolazioni con vulnerabilità sociale e delle caratteristiche socio-demografiche che possono limitarne l''accesso all''assistenza, integrando le basi informative delle istituzioni e delle associazioni di volontariato". Inoltre, si punta ad "assicurare l'equita'' nell'accesso alle cure a tutte le persone, rimuovendo, per quanto possibile, gli ostacoli sociali, culturali e amministrativi che limitano la possibilità di usufruire dell''assistenza necessaria".

Il progetto intende anche "assicurare la continuità dell'assistenza nei passaggi di setting (strada, casa, ambulatorio, dormitorio, luogo di cura) e nei passaggi tra erogatori (volontariato, Ausl, Comune)". L'intenzione è di "migliorare l'integrazione tra il sociale e il sanitario per dare risposte complete ai bisogni espressi, limitando inappropriate medicalizzazioni e ridondanti duplicazioni", oltre che "garantire una formazione specializzata a tutti gli operatori coinvolti".

L'Ausl, inoltre, si impegna alla istituzione di un "Programma per le popolazioni in condizione di vulnerabilità", trasversale ai Dipartimenti aziendali: l'obiettivo, in questo caso, è "coordinare le azioni messe in campo dall'Azienda e le risorse impegnate, collaborando strettamente con le altre Agenzie del territorio e con tutti gli attori che partecipano al Protocollo d''intesa". (agenzia dire)

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