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Cronaca

Maltempo, 70mila frane in Emilia Romagna: regione più colpita d'Italia

Secondo il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi: "Aspettiamo di vedere un programma serio e coraggioso di investimenti, non solo economici, che cominci dalle scuole"

Sono ben 70mila le frane cartografate che fanno dell'Emilia-Romagna la regione italiana maggiormente colpita dal dissesto idrogeologico. In particolare nelle province emiliane si arriva anche al 30% del territorio collinare e montuoso interessato da movimenti franosi. Solo nell'ultima primavera si sono riattivate circa 1.700 frane, molte delle quali classificate 'quiescenti', in stato di inerzia.

Lo ha scritto, in una nota, il presidente dell'ordine dei Geologi dell'Emilia-Romagna, Gabriele Cesari, che è tornato a parlare del problema frane in questi primi giorni di intense piogge sull'Appennino. Cesari ha spiegato come ''Il dissesto dipende dalle caratteristiche geologiche dei versanti, ma si potrebbe ridurre molto con una migliore pianificazione e manutenzione del territorio''.

Su questo fronte il presidente ha ricordato la piattaforma di collaborazione firmata con la Regione che prevede lo scambio di dati ed informazioni relative alle frane e la definizione di percorsi formativi comuni ai professionisti ed alle pubbliche amministrazioni. ''E' un primo passo verso un approccio comune tra Regione e geologi professionisti (con il supporto anche delle Università): la logica dei vincoli urbanistici legati alla distinzione tra frane quiescenti e attive non ha creato una adeguata cultura della prevenzione del rischio. Ci vuole una maggiore assunzione di responsabilità da parte di chi opera e gestisce le trasformazioni territoriali''.

Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi ha commentato quanto sta accadendo in queste ore in alcune regioni italiane: “In Italia per poter pensare di fare una reale prevenzione – ha affermato Graziano -  occorre prima di tutto fare una seria riflessione: siamo veramente interessati ad un Paese che non crolli persino sotto i colpi di un forte temporale? Siamo veramente consapevoli che investire sulla manutenzione del nostro territorio possa aiutarci ad uscire dalla crisi? A giudicare da quanto continua a succedere ogni autunno e da quanto non succede invece in tema di investimenti mi pare proprio di no.

Mentre l'Italia era ancora in vacanza e le piogge lontane scrivevo dei mesi che si avvicinavano e che sarebbe aumentato in modo esponenziale il rischio che in qualche parte d'Italia, anche in funzione dei cambiamenti climatici in atto, si potesse consumare una ennesima alluvione o una ennesima frana, che ci avrebbe obbligato ad un'altra drammatica conta dei danni e forse non solo di questi. Questo puntualmente è avvenuto, come ormai succede almeno da 2009, dai 37 morti di Giampilieri. Aspettiamo di vedere un programma serio e coraggioso di investimenti, non solo economici, che cominci dalle scuole”

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