Sottoporre a sequestro anche la villa di Manini, in via Porrettana, unico bene immobile del compendio ereditario. Lo chiede Carlo Rimondi, zio del defunto proprietario della Faac Michelangelo Manini, al giudice del procedimento civile.

La villa era stata esclusa dal sequestro disposto dal giudice Maria Fiammetta Squarzoni, che invece aveva affidato - in seguito all'impugnazione dei testamenti da parte dei parenti (inizialmente lo stesso Rimondi e la cugina Mariangela Manini) - tutto il resto del patrimonio al custode, prof. Paolo Bastia, in 'carica' dal 9 gennaio. Tra questi , la maggioranza delle azioni della multinazionale di Zola Predosa, lasciata alla curia di Bologna con i testamenti olografi, poi, appunto, impugnati.

Nella richiesta, presentata dall'avv. Rosa Mauro, si chiede che Bastia venga nominato custode anche per l'immobile. Questo anche alla luce di una 'intrusione' avvenuta il 30 luglio: "si ritiene necessario - scrive il legale - che il custode giudiziario possa prendere possesso dell'immobile in modo da poterlo gestire nella sua interezza e completa sicurezza". Inoltre, in seguito all'istanza urgente di sostituzione dello stesso custode presentata dalla curia, e alla fissazione dell'udienza da parte del giudice Maria Fiammetta Squarzoni per discuterne, sempre attraverso il legale, Rimondi si è costituito nel giudizio, chiedendo che le richieste dell'arcidiocesi vengano rigettate.

Sull'eredità della Faac sono aperte anche alcune inchieste della Procura di Bologna: quella che mira ad accertare l'autenticità delle schede testamentarie (un fascicolo per falso contro ignoti) è in attesa degli esiti della consulenza grafologica, previsti entro il 2 ottobre.