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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Dalle opere di bene alla tentata estorsione, gli ingredienti del "romanzo-Faac"

Ci sarebbero alcuni indagati per tentata estorsione ai danni della Curia di Bologna, per conto di alcuni parenti di Michelangelo Manini. L'eredità Faac, noir in salsa bolognese

Parenti che reclamano la loro parte, testamenti diversi di cui non è chiara l'autenticità, finanzieri, sorelle "naturali, prelati, Vaticano, furti, perizie calligrafiche, ricatti e ora anche "faccendieri". Gli ingredienti ci sono tutti per trasformare in un noir in salsa bolognese la congrua eredità Manini.

Ci sarebbero alcuni indagati per tentata estorsione ai danni della Curia di Bologna, tra avvocati e mediatori per conto di alcuni parenti di Manini, e alcuni degli stessi familiari. Mentre è in atto anche una causa civile, la Procura ha aperto tre fascicoli: il primo per falso per capire se i testamenti sono autentici, il secondo per tentato furto e violazione di domicilio dopo la misteriosa intrusione nello studio dell'avvocato Moschetti, designato dalla Curia presidente Faac; il terzo per tentata estorsione: alcuni emissari dei parenti avrebbero (secondo l'accusa) minacciato di far proseguire la causa, o sarebbe meglio chiamarla "guerra" civile al fine di danneggiare economicamente l'azienda, rendendola incapace di operare con tempestività sul mercato. Pressioni dunque che hanno visto il reiterato 'no' del cardinale Carlo Caffarra, avrebbero proposto un accordo consegnato all'arcivescovo da un alto prelato del Vaticano, a Roma, incassando  anche in questo caso un rifiuto.

L'INCHIESTA. La sospetta estorsione nasce da un esposto presentato dalla curia (rappresentata dall'avv. Filippo Sgubbi) alcune settimane fa, nel quale, a quanto si apprende, si fa riferimento ad una serie di contatti attraverso i quali alcuni parenti di Manini hanno rappresentato all'arcidiocesi una possibile transazione che avrebbe concluso il lungo iter civile. L'ipotesi investigativa della tentata estorsione si basa su un possibile 'metus reverenziale' di fronte ad un intervento di un alto esponente vaticano, come il cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della prefettura per gli Affari economici della Santa Sede. La differenza tra l'esercizio arbitrario delle proprie ragioni e la tentata estorsione sta proprio nell'intervento di una entità diversa (in questo caso il Vaticano) rispetto a quella che amministra il bene (cioé la diocesi di Bologna, sul quale la Santa Sede non ha potere dispositivo né di amministrazione). A questo punto non è escluso che lo stesso Versaldi possa essere sentito nell'ambito dell'inchiesta affidata al procuratore aggiunto Valter Giovannini e al pm Massimiliano Rossi. Così come non è escluso che venga sentito anche il cardinale arcivescovo di Bologna, Caffarra.

Mentre Mariangela Mainini e lo zio Carlo Rimondi, i primi a impugnare il lascito a favore della Curia, ribadiscono la loro estraneità e il rifiuto sin dall'inizio della querelle di trattare con terze persone, ieri si è appreso che la Guardia di Finanza avrebbe fatto visita a un controverso commercialista, Massimo Grisolia. un ordine di sequestro disposto dai Pm di Bologna di un fascicolo riguardante proprio la Faac. Il professionista, che nell'inchiesta bolognese risulta persona informata dei fatti, sembra infatti essere il trait d'union tra alcuni dei possibili eredi e l'alto prelato vaticano.

GRISOLIA DI DIFENDE. "Non un controverso commercialista, bensì un noto commercialista in Roma. Mio padre era un direttore di banca, mia madre era una nobildonna, un mio zio è stato vicesindaco della città di Roma, un mio zio è stato senatore socialista. faccio il commercialista da trent'anni... " Interpellato telefonicamente dall'ANSA, è arrabbiato con la stampa, Iindicato come presunto mediatore tra alcuni parenti del defunto patron Michelangelo Manini e l'arcidiocesi. Un documento su carta intestata del suo studio (non firmato) risulta essere stato consegnato al cardinale Caffarra, arcivescovo bolognese, durante una assemblea dei vescovi, da un altro cardinale, con una proposta degli eredi per un accordo sul 20% del patrimonio.

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