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Cronaca

Proventi Faac all'emergenza abitativa: 'Le parrocchie non si sostituiscono al Comune'

L'emergenza abitativa, con gli sfratti in aumento (fino a 1.300 all'anno), è stata oggetto di un incontro tra l'arcivescovo Zuppi e i rappresentanti delle parrocchie: 'Non tampone all'emergenza, ma 'percorso progettuale'

L'emergenza abitativa in città, con gli sfratti in aumento (fino a 1.300 all'anno), a fronte di 300 alloggi Acer stimati come disponibili è stata oggetto di un incontro tra l'arcivescovo Matteo Maria Zuppi, i suoi collaboratori e i rappresentanti di quattro parrocchie per fare il punto sulle esperienze di accoglienza, realizzate e da realizzare, nelle periferie.

Dopo la celebrazione della festività di San Michele, patrono della Polizia, il gruppo di lavoro riunitosi sul colle della Guardia ha ribadito che i proventi milionari Faac, lasciata in eredità alla Curia bolognese, anche quest'anno saranno destinati completamente all'obiettivo caritativo.

Si tratterebbe di istituire una commissione ad hoc: "La logica non vuole essere quella di un mero tampone all'emergenza, ma di un percorso progettuale da sviluppare nelle comunità tessendo relazioni umane positive: il problema non è solo quello di trovare un tetto", spiega terminati i lavori nella Basilica don Luciano Luppi, parroco di Casteldebole e presbitero della Diocesi. 

LE ESPERIENZE A BOLOGNA. Zuppi e i suoi hanno chiesto a quattro parrocchie in particolare un resoconto sulle proprie esperienze: la parrocchia di San Mamolo, che opera in collaborazione con i frati dell'Osservanza e le strutture di villa Aldini; la zona di San Donato, dove si sta strutturando una nuova accoglienza e si stanno cercando appartamenti; l'iniziativa per i senza fissa dimora in zona Casaralta, a cura della parrocchia degli Angeli custodi, attrezzata con una mensa e la possibilità di alloggio per la notte e poi il reinserimento degli ex-detenuti della parrocchia Santi Savino a Corticella.

PROFUGHI E SFRATTI. In tutto questo va tenuta in considerazione la delicata questione dei profughi, evitando contrapposizioni o, per dirla con don Luppi, "guerre tra poveri: l''80% dei cittadini italiani ha una casa di proprietà, ma tra le persone bisognose il trend degli stessi italiani è pari al 30-40%". Dalla Diocesi, comunque, nessuna invasione di campo: "Le parrocchie non si sostituiscono certo al Comune, cerchiamo solo di aiutare i quartieri a collocarsi via via sempre più in una prospettiva di accoglienza e attenzione. Penso anche- conclude il parroco di Casteldebole- al lavoro prezioso portato avanti nella zona Beverara, dove è confluita gran parte delle persone sfrattate, anche solo tramite volantinaggi e sensibilizzazioni. Quella che cerca aiuto non è certo gente che mette a rischio gli equilibri delle comunità" conclude. 

Già prima delle elezioni amministrative di giugno, l'Arcivescovo era stato chiaro: "Chiunque vincerà dovrà affrontare il problema casa" e ad aprile scorso prima della messa nella Chiesa della Beata Vergine del Soccorso, in via del Borgo di San Pietro, aveva incontrato gli occupanti dello stabile di via Mura di Porta Galliera, poi sgomberati, e i rappresentanti del collettivo Social Log che lo avevano accolto con uno striscione:" Apriamo le porte al diritto all'abitare".

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