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Cronaca

Faac: mentre parenti e diocesi si litigano l'eredità un'azienda sana rischia

Il Cda Faac: "Effetto paradosso. Viene da chiedersi se siano davvero i parenti a volere tutto ciò o se dietro non ci siano altri interessi, magari dei concorrenti"

Nuova puntata della saga Faac. Litighino pure i parenti di Michelangelo Manini con l'arcidiocesi di Bologna, sul testamento del defunto presidente Faac. Ma non tocchino l'azienda, o rischiano di "affossarla". La multinazionale dei cancelli automatici scende in campo per la prima volta dopo il lascito della maggioranza delle quote (66%) alla curia e annuncia un intervento nei procedimenti civili, per tutelarsi e "per contrastare un'iniziativa che è certamente contraria agli interessi dell'intero gruppo Faac e dei suoi dipendenti". Il riferimento di Alberto Caltabiano, del cda, è all'ultimo ricorso presentato dalla cugina Mariangela e da uno zio di Manini, Carlo Rimondi.

AZIENDA IN CRISI A CAUSA DEL LASCITO. Nell'istanza, spiega Andrea Moschetti, presidente 'designato' dalla diocesi, "si richiede il sequestro dell'intera azienda con l'azzeramento del cda e l'allontanamento dell'attuale management". Che avrebbe "ripercussioni catastrofiche" su una realtà in espansione, un fatturato previsto per il 2012 di 280 milioni e 1.430 dipendenti. E "l'effetto paradosso" di mandare l'azienda in crisi. Tanto che, dice Caltabiani, "viene da chiedersi se siano davvero i parenti a volere tutto ciò o se dietro non ci siano altri interessi, magari dei concorrenti". Nell'ultimo periodo c'é stato un numero "impressionante di offerte di acquisto", continua Moschetti, parlando di "clima di assedio".

I PARENTI. "Alle nostre spalle non c'é nessuno” ha detto Ugo Nazzano, presentandosi a sorpresa alla conferenza stampa come marito di Mariangela Manini “e non abbiamo nessun interesse se non l'azione giudiziaria”. Interpellato da Bologna Today, Ugo Nazzarro conferma: "Nessuno ci guida o dirige, né ascoltiamo poteri occulti o forti, ma anzi abbiamo a cuore l’azienda che deve essere posta fuori dalla contesa ereditaria". “Sorprende che i vertici aziendali osteggino così fortemente l’intervento di cautela”, ci dice Mariangela Manini, “sorella” del defunto Michelagelo “in questo modo si avvantaggia solo uno dei degli eredi: l’Arcidiocesi di Bologna”. Stessa linea per Carlo Rimondi, zio del defunto, che respinge categoricamente che qualcuno tiri le fila dietro le quinte: “Sono questi messaggi fuorvianti a fare veramente il danno alla Faac non una legittima contesa di diritto”.
 

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