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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Eredità Faac, dubbi sul testamento di Manini: parenti vs Chiesa

La Curia erede universale dell’azienda e del patrimonio di Michelagelo Manini. I parenti dell'imprenditore non restano a guardere: oggi presentata istanza di impugnazione

Potrebbe essere una strada in salita per la Curia di Bologna quella verso il generoso lascito del defunto presidente della FAAC Michelangelo Manini, scomparso il 17 Marzo scorso a 50 anni, che ha nominato la Chiesa Cattolica “erede universale” di un’azienda valutata in oltre 1,7 miliardi di Euro.
Accettando l’eredità, la Chiesa per la prima volta nella storia si trova proprietaria delle quote di maggioranza e siederà nel CDA della multinazionale FAAC S.p.A. di Zola Predosa, leader nella produzione di cancelli con apertura a distanza, con stabilimenti e oltre 1.000 dipendenti in tutto il modo.

LA BATTAGLIA DEI PARENTI. Una stretta cugina di Michelangelo Manini (INTERVISTA) ha voluto approfondire forma e contenuto dei documenti testamentari e, dopo averli esaminati con alcuni esperti, ne ha deciso l’impugnazione, non riconoscendo la calligrafia del cugino nel testamento olografo (che deve essere scritto interamente di pugno dal testatore – art. 602 Codice Civile -  n.d.r.) avuto in visione.

“La scheda testamentaria olografa non appare essere scritta integralmente di pugno del cuius di talché quivi espressamente si disconosce la scrittura stessa, sia del testo che della sottoscrizione…“ si legge nell’istanza d’impugnazione presentata questa mattina presso il Tribunale di Bologna che avrà tempo fino al 27 settembre 2012 per valutare la documentazione e perciò decidere.

Qualche grattacapo dunque per gli uffici di via Altabella, sede della Curia bolognese, che si troveranno al centro una vertenza delicata sulla quale i giudici sono chiamati a fare chiarezza e che mostra diverse incongruenze, a detta della parente scontenta e non convinta di questa enorme generosità del cugino.
Certo che, a prescindere dalla vicenda di legittimità ereditaria, la veste di “capitano d’azienda” che la Curia dovrebbe indossare potrebbe stargli un po’ scomoda.
 

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