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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico / Piazza Maggiore

Un prodotto bio per pulire le opere d'arte: nasce all'Unibo grazie a tre ricercatrici

Il prodotto è già stato testato sulla statua del Nettuno e sul dipinto di Cimabue esposto nella basilica di Santa Maria dei Servi a Bologna. Le protagoniste sono le ricercatrici Unibo Giorgia Sciutto, Chiara Samorì e Laura Mazzocchetti

Un gel biocompatibile per la pulitura delle opere d'arte? Ci ha pensato l'Alma Mater. Il prodotto, nato da un progetto di ricerca applicata realizzato presso il Campus di Ravenna dell'Alma Mater, consiste in una miscela di biopolimeri biodegradabili che si possono produrre da scarti di varia natura a basso costo. È già stato testato sulla statua del Nettuno e sul dipinto di Cimabue esposto nella basilica di Santa Maria dei Servi a Bologna. 

"Un prodotto per la pulitura delle opere d’arte che presenta la novità assoluta di essere completamente biodegradabile, ecosostenibile e soprattutto non dannoso per la salute dell’uomo e per l’ambiente - spiega il sito dell'Università -  È la novità che arriva da un progetto di ricerca applicata realizzato presso il Campus di Ravenna dell'Università di Bologna".

I gel, prodotti con diverse formulazioni, sono già stati testati su sulla statua del Nettuno e sul dipinto di Cimabue esposto nella basilica di Santa Maria dei Servi a Bologna.

Il nuovo composto consiste in una miscela di biopolimeri biodegradabili che si possono produrre da scarti di varia natura a basso costo, uniti a solventi modulabili in funzione delle specifiche esigenze di pulitura, ad esempio a seconda del differente materiale da rimuovere. Un prodotto che mancava sul mercato dei beni culturali e che potrà ora andare a sostituire le sostanze tossiche comunemente utilizzate per la delicata fase di rimozione di incrostazioni, macchie e alterazioni cromatiche dall’opera d’arte.

Non a caso l’idea è nata da un’esigenza concreta, emersa nell’ambiente della conservazione e del restauro dei beni culturali, da richieste specifiche dei restauratori che cercavano alternative alle metodologie tradizionali finora utilizzate. Il progetto è frutto della collaborazione di tre laboratori universitari: due centri di ricerca attivi sul territorio ravennate (uno applicato ai beni culturali e uno di scienze ambientali, noti per le loro ricerche nell’ambito della chimica applicata ai beni culturali e della chimica sostenibile) e un importante centro per lo studio dei materiali con sede a Bologna.

Il prodotto ha raccolto fin da subito forte interesse: sono in corso diverse collaborazioni con noti istituti di restauro italiani. Anche le aziende e il mondo produttivo non del settore hanno segnalato il loro interesse: in questo caso è la possibilità di produrre biopolimeri biodegradabili a catturare l’attenzione.

Protagoniste del progetto sono state tre giovani ricercatrici Unibo: Giorgia Sciutto, del Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician", Laboratorio di microchimica e microscopia applicata ai beni culturali; Chiara Samorì, del Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician" e del CIRI Energia Ambiente; Laura Mazzocchetti, del Dipartimento di Chimica Industriale "Toso Montanari", CIRI-MAM (Meccanica Avanzata e Materiali).
 

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