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Cronaca

Scomparsa di Giovanni Ghinelli: dopo 11 anni la mamma chiamata per il DNA

I genitori del ragazzo scomparso da Bologna convocati dalla Polizia Scientifica. Il nuovo legale: "Purtroppo ci sono stati tanti accavallamenti e incomprensioni per cui le indagini non hanno portato agli esiti sperati e la famiglia conta che le cose vadano avanti e che il fascicolo sia riaperto"

Giovanni Ghinelli è un ragazzo scomparso da 11 anni. Aveva 33 anni quando, nell'ormai lontano 2007, sparì nel nulla dopo essere sceso dall'auto dei genitori in via dell'Arcoveggio. Era infermiere all'Ospedale di Bentivoglio. Ieri un colpo di scena: la mamma Antonietta ha ricevuto a sorpresa una convocazione da parte della Polizia Scientifica di Roma per un accertamento tecnico "non ripetibile" fissato per il prossimo 17 settembre. 

Come è emerso oggi, l'accertamento tecnico è sul campione di DNA della madre rilasciato dalla stessa un mese fa, al fine di inserirlo nella banca dati ufficiale delle persone scomparse: «Verrà utilizzato nel futuro e allo stato non è stato trovato alcun cadavere o reperti riferibili a Giovanni che necessitano di una immediata comparazione». 

«Riaprire il fascicolo e portare nuova linfa investigativa»

«La famiglia di Giovanni Ghinelli Cerca ancora Giovanni e oggi attraverso la stampa rinnova l'appello a chiunque sappia qualcosa relativamente alla scomparsa di questo povero ragazzo, avvenuta nel febbraio del 2007 - spiega l'avvocato Barbara Iannuccelli - Purtroppo ci sono stati tanti accavallamenti e incomprensioni per cui le indagini non hanno portato agli esiti sperati e la famiglia conta che le cose vadano avanti e che il fascicolo sia riaperto. Dopo questa convocazione da parte della Polizia di Roma mi hanno affidato l'incarico di acquisire la copia degli atti per cercare di capire se ci sono ancora margini per a portare nuova linfa investigativa».

La storia di Giovanni «Era finita una relazione, aveva dei problemi di depressione»

Ore 18.00 del 13 febbraio 2007: alla fine di una giornata difficile, in cui erano emersi problemi sul lavoro, sfruttando la fermata ad un semaforo rosso fra via dell'Arcoveggio e Via Roncaglio, è sceso (agitato e impaurito) dall'auto dei genitori sulla quale viaggiava per dirigersi fuori Bologna insieme a loro, dicendo di non potere e volere assolutamente lasciare la città. Per il 33enne quello era un periodo delicato: aveva vissuto un periodo di depressione che lo ha portato a essere  a volte alterato da alcool e da farmaci. Si era poi separato dalla sua compagna ed era tornato a vivere in famiglia. 

L'intervista ai genitori e il mistero dello zaino

A due mesi dalla scomparsa il suo telefonino aveva ripreso a funzionare. Era usato da un ragazzo che lo aveva trovato sull’argine del fiume Reno in località Cento, insieme allo zaino e ai documenti di Giovanni. Verso la fine di febbraio il ragazzo porta il tutto ai Carabinieri di Crevalcore. Il telefonino scivola sotto il sedile dell’auto dove verrà ritrovato un mese dopo, quando il ragazzo proverà a chiamare per restituirlo, la Polizia se ne accorge e lo recupera.

Lo zaino invece sparisce dalla caserma dei Carabinieri di Crevalcore: "Viene confermato anche a noi genitori dallo stesso Comandante della locale stazione che lo zaino con i relativi documenti (carta di identità, tesserino da infermiere, ecc.) era stato ricevuto, ma che forse era andato perso…".

All'epoca non era stata registrata l’acquisizione dello zaino, nè comunicato il ritrovamento al magistrato di Bologna che fin dall’inizio aveva allertato in modo particolare tre caserme: Crevalcore, Bentivoglio, Malalbergo. Dopo questi fatti a due mesi dalla sparizione era stato dragato dai sommozzatori un tratto di fiume. Organizzata dall’Associazione Penelope, un anno dopo è stata setacciato un lungo tratto di fiume, ricerche che non hanno dato alcun risultato. 

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