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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Morì al Maggiore per arresto cardiaco: rinvio a giudizio per 3 medici e 5 infermieri

Gustavo Biagi, 66 anni, morì il 20 febbraio 2013. Ora la procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per tre medici e cinque infermieri, accusati di omicidio colposo

Morì all'ospedale Maggiore il 20 febbraio 2013 Gustavo Biagi, 66 anni. Si trattò di arresto cardiaco ed era di fatti un paziente cardiologico, ma qualcosa andò storto. Ora la procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per tre medici e cinque infermieri, accusati di omicidio colposo. Per il pm Beatrice Ronchi, la morte è stata causata dall'aver disattivato senza motivo l'allarme che monitorava la condizione del paziente, che aveva un defibrillatore interno, e dal non aver adeguatamente controllato la situazione.

A Gustavo Biagi era stato applicato un defibrillatore interno, ma i figli decisero di andare fino a in fondo. Quel 20 febbraio, in servizio nel reparto nei due turni, smontante e montante, i sanitari, medici e infermieri, che andranno a processo. In una nota, l'Ausl aveva scritto che non si potevano "escludere elementi riferibili al malfunzionamento delle tecnologie utilizzate e all'intervento del fattore umano".

''Che nostro padre sia morto non sulle scale o in ascensore, ma mentre era a letto, monitorato, per un gesto, è inaccettabile e non ci consente di elaborare il lutto. Andremo avanti fino alla fine, anche per evitare che cose del genere succedano ad altre famiglie'', dichiarò Gianmarco Biagi. Quindi la decisione di fare causa all'azienda per una ''incredibile superficialità: quando abbiamo scritto all'Ausl per il risarcimento, ci ha risposto l'assicurazione inviandoci un semplice modulo standard, come si fa per un parafango ammaccato. E anche da parte delle istituzioni c'è un silenzio mostruoso''.

NAS. Anche un'indagine da parte dIi Nas per mancato allarme a causa di un sensore, collegato al paziente e che è stato staccato. Non sarebbe così stata segnalata la crisi cardiaca che ha colpito l'uomo prima di entrare in sala operatoria per un intervento programmato, rendendo vani i soccorsi.

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