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Cronaca

Ospedale Maggiore: morte di Gustavo Biagi, indagati sei infermieri e due medici

Partono gli avvisi di garanzia per otto sanitari. Il "mancato allarme" avrebbe causato il decesso del 66enne deceduto il 20 febbraio

In servizio nel reparto nei due turni, smontante e montante, a cavallo dell'orario in cui è stata segnalata la morte del paziente, sono sei infermieri e due medici, gli indagati per la morte di Gustavo Biagi, il paziente di 66 anni deceduto il 20 febbraio per un arresto cardiaco nel reparto di terapia intensiva cardiologica dell'ospedale Maggiore. Gli avvisi di garanzia, inviati dal pm Beatrice Ronchi, stati notificati ieri nel pomeriggio. L'inchiesta è per omicidio colposo e l'iscrizione è, appunto, un atto che consente di nominare i propri consulenti per l'autopsia che sarà conferita giovedì. La morte del paziente, con problemi cardiaci e con impiantato un defibrillatore era stata segnalata dalla direzione sanitaria alla Procura. In una nota, l'Ausl aveva detto che non si potevano "escludere elementi riferibili al malfunzionamento delle tecnologie utilizzate e all'intervento del fattore umano".

INDAGINI. Un'ipotesi d’indagine da parte dIi Nas è quella di mancato allarme a causa di un sensore, collegato al paziente e che è stato staccato. Non sarebbe così stata segnalata la crisi cardiaca che ha colpito l'uomo prima di entrare in sala operatoria per un intervento programmato, rendendo vani i soccorsi.

LA FAMIGLIA. La famiglia di Biagi ha presentato una querela attraverso l'avvocato Paola Benfenati. “Mio padre è morto per nulla e la nostra famiglia è distrutta per sempre, ma andremo fino in fondo e ci costituiremo parte civile". Lo scrive in una nota Gianmarco Biagi, figlio di Gustavo "Mio padre - prosegue - è morto non perché era nel reparto sbagliato o su una barella del pronto soccorso. E' morto nel reparto in cui doveva essere, per la patologia di cui era affetto, circondato da macchinari di altissimo livello tecnologico. Il Prof. Di Pasquale (direttore di Cardiologia) ci ha confermato che mio padre non doveva morire". "E' evidente - continua Biagi - che qualcosa non ha funzionato". Ora "vogliamo che le indagini facciano il loro corso ma per quanto ci riguarda noi siamo convinti di essere di fronte a un caso di 'malasanità'' per il quale andremo fino in fondo, fino ad accertare le responsabilità non solo del personale operativo ma anche dei vertici. Inoltre, "ci aspettiamo l'appoggio delle Istituzioni e delle Associazioni, non solo per noi ma per tutte quelle famiglie che hanno vissuto situazioni simili in silenzio".

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