L’Hub visto da ‘dentro’: “Un lavoro quotidiano fatto di scambi e di fiducia”
Margherita, operatrice sociale al centro di via Mattei, racconta il centro di accoglienza e le preoccupazioni dei lavoratori
Margherita ha 31 anni, l'ultimo dei quali trascorso come operatrice sociale all'hub di via Mattei. Oggi sì, ha tempo per raccontare cosa succedeva dentro quell'edificio «imponente e aggressivo fuori, ma ma caldo e pieno di belle storie dentro» perchè da qualche giorno non lavora più. Come in città è ben risaputo il centro di accoglienza è stato chiuso per decisione della Prefettura in tempi strettissimi. E c'è stato anche un presidio di protesta.
«Nessuna avvisaglia, nessuna voce su una possibile chiusura della struttura, tutto è successo in un attimo e siamo stravolti - le parole di Margherita, che dallo scorso luglio lavorava all'interno del centro, a stretto contatto con gli ospiti - anche se quello che è accduto dopo, dalla protesta alla gara di solidarietà a favore dei migranti, è straordinario. Questa mattina alle 11.00 ci sarà un tavolo in comune con gli assessori al welfare e al lavoro e speriamo che l'amministrazione ci sostenga come stanno facendo i cittadini, che hanno offerto ospitalità».
Un incontro con il prefetto c'è già stato: "L'edificio va ristrutturato"
Quale l'aspetto più doloroso di questa vicenda? «La cosa più drammatica è la situazione di coloro che hanno deciso di rifiutare il trasferimento rinunciano in automatico a ogni diritto e all'assistenza legale. Molti percorsi di integrazione stavano andando davvero bene ed è un peccato che sia andata così. Stare dentro all'hub è molto diverso rispetto a guardarlo dall'esterno: tante storie, tante persone, tanti nuclei familiari con i quali lavoravamo ogni giorno...non possiamo negare che ci fossero delle problematiche: ricordiamoci che il centro era nato per accogliere a breve periodo, mentre molti ospiti erano qui da anni e ciò naturalmente comportava problemi di gestione».
Però tanta solidarietà...«La reazione dei bolognesi è stata straordinaria, è proprio vero che Bologna è una città che accoglie. Oltre all'aiuto della Caritas tante le case che si sono aperte a chi ne ha bisogno».
Oltre ai migranti la preoccupazione è rivolta anche ai lavoratori che dall'oggi al domani si ritrovano senza un lavoro: «Si è parlato di 35 lavoratori - prosegue ancora Margherita - ma questi sono i numeri degli operatori. Nell'hub c'era anche un presidio medico, degli addetti alla manutenzione e alle pulizie. Per quanto mi riguarda lavoravo qui da un anno, ma ci sono persone che stavano all'hub da cinque anni, ognuno con la sua posizione presso una delle cooperative».