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Cronaca

Il giallo-realtà di Igor e "la consapevolezza del male"

L'INTERVISTA. Lo scrittore noir Roberto Carboni: "Sulle testate online è possibile leggere i commenti sottostanti e quindi conoscere il feedback umano. Qualcuno ha scritto:se non fosse che ha le mani sporche di sangue, Igor mi starebbe simpatico"

La vicenda di Igor, l'assassino spietato che riesce a non farsi trovare, così ben nascosto in quaranta chilometri fatti di terreni agricoli, canali, aree naturali e vecchi casolari ci ha sconvolti e turbati un po' tutti. Il mistero sulla sua vera identità (lo chiamavano "Igor il Russo"), le storie sul suo passato, le scorribande con altri banditi, i suoi covi presunti e reali nelle campagne della bassa, la possibilità che abbia dei complici, persino una compagna: gli ingredienti perfetti per un thriller, un giallo, un noir. Che però finzione non è. 

Fra dirette televisive, le voci raccolte al bar, avvistamenti reali o immaginari e psicosi, cosa perchè queste storie dell'orrore reali ci coinvolgono tanto? Tenendoci ben lontani da opinioni e ipotesi, ci siamo rivolti a chi di queste storie ne scrive, ispirandosi spesso proprio alla realtà: ecco una riflessione fatta con lo scrittore bolognese Roberto Carboni.

Che idea si è fatto di questo assassino? Quale potrebbe essere il suo profilo psicologico? Potrebbe Igor essere il protagonista di uno dei suoi romanzi? Perchè molto lo considerano un eroe anche se è un omicida? Carboni ha risposto solo in parte a queste domande, ma quello che è emerso è davvero interessante e l'abbiamo chiamata La consapevolezza del male.

"Dorme nella tane delle nutrie. Forse si è rifugiato dentro una chiesa sconsacrata. Si ciba di animali domestici. Gli psicologi stanno lavorando per tracciare il suo profilo. Ci si sarebbe rivolti anche a un sensitivo. E’ pericoloso ma non è Rambo. Ne parlano in tutta Italia. Un dispiegamento di mille uomini gli dà la caccia. Militari dei corpi speciali al suo inseguimento. E’ un fantasma. Potrebbe avvalersi di uno o più complici. Una rete di ammiratrici a sostenerlo. Potrebbe uccidere chiunque".

Come si fa a non riflettere su questi spunti? - spiega lo scrittore noir - Riflettere sul serio, intendo. Non faccio lo scrittore perché mi piace scrivere, sono scrittore perché non posso fare a meno di guardarmi dentro e intorno, e restare affascinato dagli esseri umani.  Il noir tratta di tessuto sociale, i crimini sono solo conseguenze. Certo, il noir predilige il tessuto degenerato, degenerante e contaminante. Le nostre Ombre. Ma naturalmente, per descrivere l’intero sistema deve occuparsi anche dei corpi che proiettano l’ombra e della luce che genera quel sistema. Ombra, corpo e luce. L’intera società, appunto. Nelle sue abitudini, fragilità, idiosincrasie, modi di pensare e agire. Il noir ha un approccio reale, è una visione privilegiata dentro i nostri crepacci. Di questo tratta il mio lavoro".

"C’è un piccolo trucco che adopero quando voglio farmi un’idea, riguardo la psicologia sociale. Raramente mi rivolgo agli psicanalisti. Ognuno di loro segue (spesso e con giusta ragione) un pensiero rigido. Una direzione univoca per far intraprendere al paziente il proprio percorso di consapevolezza.  Per avere la temperatura della nostra società, mi rivolgo alla più grande categoria di esperti guerriglieri dell’animo umano, i giornalisti. Prediligo la parola scritta rispetto alla televisione, perché posso tenere il mio ritmo, fermarmi, riflettere, rileggere. Insomma, mi do il tempo di capire".

COME I MEDIA STANNO TRATTANDO QUESTO CASO. E’ stato con grande curiosità che ho aperto in questi giorni, testate giornalistiche. Tentando di annusare ciò che stava accadendo riguardo Norbert Feher, alias Igor. Il killer di Budrio. Ho cercato di capire a chi si stavano rivolgendo i giornalisti, in termini di sentimenti. Anche perché sulle testate online è possibile leggere i commenti sottostanti e quindi conoscere il feedback umano. Gli articoli seducevano lettori curiosi, fragili, smarriti, impauriti, ma anche bramosi, ammaliati, frustrati e scontrosi.
La seduzione del male. L’incarnazione del Demonio, dal Greco: Daimon, divinità.
Freud diceva che tutti noi, almeno una volta nella vita abbiamo desiderato uccidere qualcuno. Il famoso criminologo forense Robert Simon sostiene che siamo troppo affascinati dai crimini dei serial killer, per non sospettare che pure in noi siano presenti gli stessi impulsi (I buoni lo sognano, i cattivi lo fanno, si intitola il suo trattato).
E non solo, la perizia su Pietro Maso, del professor Vittorino Andreoli, decretò che Maso era capace di intendere e volere. E che quindi l’omicidio è compatibile con la normalità. Siamo animali non ancora stabilizzati, diceva Nietzsche. Perché siamo privi degli istinti che sarebbero risposte rigide agli schemi. Se una mucca vede un covone di fieno, mangia. Se vede una bistecca rimane indifferente (Umberto Galimberti). Abbiamo il coccige ma non più la coda. I feromoni, ma non più l’organo per percepirli. Abbiamo l’istinto omicida ma anche i sensi di colpa. Veniamo spesso sedotti del male. Pietro Maso in carcere riceveva centinaia di lettere da ammiratrici. Lo stesso è accaduto a Michele Misseri e a molti altri accusati di omicidio, che si sono trovati improvvisamente, forse loro malgrado, grandi ammaliatori. Sosteniamo che i bambini sono assuefatti al male. Gli omicidi da parte di adolescenti sono in crescita. Perché sono crollati i vecchi valori e le nuove generazioni puntano dritte al nichilismo. Tutto vero, probabilmente. Ma noi adulti? Ci scrutiamo mai dentro? Ci mettiamo in gioco? Qual è il nostro rapporto con le nostre profondità psichiche?"

IL TENENTE COLOMBO E JESSICA FLETCHER. "Ci siamo divertiti guardando e riguardando le ottocento puntate del tenente Colombo e della Signora Fletcher. Ecco, ci siamo mai accorti che ogni volta moriva qualcuno? Siamo così assuefatti all’omicidio, che spesso l’empatia passa in secondo piano rispetto alla domanda drammaturgica: chi è stato? Perché l’ha fatto? Aveva un relazione extraconiugale? Associamo Omicidio a Intrigo e poi a Intrigante"

"I commenti sotto gli articoli che riguardano Igor, non mostrano pietà diretta per le vittime. Ne avessi trovato uno. Parlano di Igor come grande guerriero, o amante. Che dovremmo darlo in pasto ai cani, oppure degenerano nella politica da bar. E’ colpa della sinistra. E’ colpa della destra. Uno dice, cito testualmente: se non fosse che ha le mani sporche di sangue, mi starebbe pure simpatico".

"Ecco, questo mi preoccupa, anche se è chiaro che generalizzare sarebbe errato in egual misura.
Sabato scorso ero in montagna, a più di settanta chilometri dalla Bassa. Anche lì il terrore elettrico nell’aria. La sera, le persone si chiudono in casa. Hanno paura del mostro. Improvvisamente nelle nostre angosce sociali non esistono più i rapinatori delle ville o i maniaci, gli stupratori. Il Male è incarnato da questo singolo demonio.
Rileggiamo gli estratti degli articoli che ho riportato all’inizio di queste mie personali e discutibili considerazioni. Ciò che è stato scritto in neretto dai giornalisti, per conquistare l’attenzione. Generare ansia.
Siamo assuefatti al Male, eppure lo ricerchiamo nel rapporto dolore-piacere, come stuzzicare una ferita. Ogni volta che qualcosa va oltre la nostra soglia di abitudine, si genera in noi un’inquietudine elettrica che repelle e attira (direbbe Jung), come tutti i prodotti del nostro inconscio. Qualcosa che ricerchiamo, che oltrepassa l’illusione del controllo. God, in inglese Dio. Good, buono. Devil, in inglese diavolo. Evil, male. Abbiamo bisogno di queste spinte.
Siamo animali non stabilizzati (e pensare che Nietzsche si autopubblicava, perché nessuno era interessato a leggerlo). Siamo quel grande contenitore in disordine, di pulsioni, nevrosi, vergogne, contrasti, incoerenze cognitivo comportamentali, amori, odi, egoismi, passioni brucianti, eroismi e viltà, che chiamiamo in una parola, umanità. Non sono un esperto tanto meno un opinionista. Non so se cattureranno Igor, anche se spero che questo incubo finisca presto. Non so se l’assassino sia nella zona rossa oppure no. Non so se sia pazzo o diversamente sano (e non sto facendo dell’ironia). Però so questa cosa mi sta facendo riflettere, e crescere. So che continuerò a pensarci in questi giorni, e guarderò spesso il termometro sociale in tutti i suoi migliori indicatori. Sono affascinato dall’uomo, dai miei simili, da ciò che c’è in loro e che riconosco in me. La consapevolezza. Questo sì che è un viaggio sconvolgente e avventuroso, che vale la pena affrontare".

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