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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Via Enrico Mattei

Immigrati, in 7 mesi 2.600 arrivi all'ex Cie. Lega invoca chiusura, Frascaroli: 'No, serve a monitorare'

In via Mattei per il Carroccio non c'è un Hub "ma un vero e proprio centro di prima accoglienza da cui però tre stranieri su quattro scappano", così l'invito a chiudere i battenti. L'assessore al welfare frena: 'Finchè serve resta aperto, e i dati dimostrano che serve'. Plauso da Zampa

Il Cie di via Mattei a Bologna per immigrati irregolari era "un luogo infame di detenzione illegale e di piena violazione di ogni diritto umano". Al suo posto ora c'è una struttura, il cosiddetto Hub regionale, che funge da "primo punto di accoglienza" per "arrivi di popolazioni disperate che al momento nessuno è in grado di fermare": in quegli spazi oggi si accolgono gli stranieri, si offrono le prime cure sanitarie e li si aiuta a trovare una sistemazione stabile altrove. E anche se molti scappano "rifiutando ulteriori protezioni", il Comune di Bologna non ha la minima intenzione di smantellare quella struttura e quei servizi in via Mattei. Lo mette in chiaro, tracciando la differenza tra il ''vecchio'' Cie e l'attuale Hub, l'assessore al Welfare di Palazzo D'Accursio, Amelia Frascaroli, rispondendo per iscritto alla Lega nord che ha dato vita ad un presidio per chiedere la chiusura del centro di via Mattei. "Fino a quando sussisterà il bisogno", l'Hub resterà perchè, dice Frascaroli, "permette di governare e presidiare il sistema dell'accoglienza, che pure è dovuta, evitando il più possibile la perdita di controllo degli arrivi". E a quanto dicono i dati, di bisogno ce n'è: da luglio dell'anno scorso al 20 gennaio, cioè in sette mesi, tra profughi e non, di clandestini ne sono arrivati 2.638. E per Frascaroli tra loro non ci sono terroristi: "Sono sicura di poter affermare che questi abbiano altri mezzi per raggiungere obiettivi che gli interessano e non certo rischiano la vita sui barconi insieme a migliaia di disperati", mette a verbale l'assessore.

LA LEGA INVOCA LA CHIUSURA DELL'HUB. Lucia Borgonzoni, commissaria del Carroccio, esclama di fronte al dato dei 2.638 arrivi: "E' come dire che abbiamo trasformato Bologna in un'altra Lampedusa".  In via Mattei, insiste Borgonzoni non c'è un Hub "ma un vero e proprio centro di prima accoglienza da cui però tre stranieri su quattro scappano prima di essere fotosegnalati. Basterebbe questo dato a giustificarne la chiusura che continueremo a chiedere. E invece vogliono aprire anche quello per minori stranieri non accompagnati...". E' troppo, per Borgonzoni: la "nostra realtà territoriale non ha la forza per assorbire così tanti arrivi; questo territorio non può farcela".
Dal canto suo, Frascaroli obietta che chi lascia l'Hub senza essere identificato "è perchè vuole raggiungere punti di riferimento che ha al di fuori del nostro territorio". Per chi invece rimane "sul territorio senza reti e senza punti di appoggio sono attivi tutti i presidi e tutti i servizi già dati a chiunque si trovi in fragilità e senza fissa dimora".

PD SFERZA IL CARROCCIO.  "Brava Frascaroli: tutta Bologna è orgogliosa della chiusura del Cie. Il raggiungimento di quell'obiettivo è stato una battaglia di civiltà in cui la città si è identificata e che ha visto la partecipazione attiva del Comune nella persona del sindaco Merola e della stessa assessora Frascaroli". Così la parlamentare Pd Sandra Zampa si schiera al fianco dell'assessore  Frascaroli, decisa a difendere la riconversione dell'x Cie di via Mattei in Hub regionale per l'accoglienza degli immigrati che invece la Lega nord vuol chiudere. "Alla Lega ricordo che il mantenimento del vecchio Cie dove entravano e uscivano persone destinate praticamente sempre a rimanere in una condizione di illegalità così concorrendo a un aumento dell'insicurezza sociale non a una sua riduzione- è costata enormemente ai contribuenti e inutilmente dal punto di vista dei risultati", afferma Zampa invitando gli esponenti del Carroccio "a studiarsi le cifre e a confrontarle con il numero di espulsioni effettivamente eseguite traendone le conseguenze".

TERRORISMO. "Non bisogna spaventare la gente con l'incubo del terrorismo. Tra i migranti che ogni giorno arrivano sulle nostre coste in cerca di una vita migliore c'è tanta disperazione, non certo fanatici terroristi". A dirlo, nei giorni scorsi, era stata Elisabetta Gualmini, vice presidente della Regione Emilia-Romagna con delega a Welfare e Politiche abitative, che aveva sottolineato come sia importante che le comunità si dimostrino più solidali e capaci di accogliere i migranti. La riflessione sul tema era  nata dopo che il prefetto di Bologna Ennio Mario Sodano aveva incontrato i sindaci e gli assessori dei Comuni della provincia per fare il punto sulla situazione legata agli sbarchi. Sodano ha espresso le sue preoccupazioni insistendo sul fatto che "l'instabilità della Libia non promette nulla di buono".

COME FUNZIONA L'HUB. Al momento sono 180 le persone presenti nell'hub regionale (ex Cie) di via Mattei a Bologna. Nel centro i migranti sono sottoposti a screening sanitario, registrati e fotosegnalati e poi inviati nei diversi centri d'accoglienza in regione. Sono tanti quelli che lasciano il centro in modo autonomo per proseguire il loro viaggio verso altri Paesi europei dove ad aspettarli ci sono familiari o amici. Chi rimane, viene inserito all'interno di un percorso di prima accoglienza e ospitato, per un massimo di 90 giorni, in altre strutture sul territorio regionale. Solo a Bologna sono 389 i migranti, accolti in diversi edifici. Quelli che ottengono l'asilo rientrano nel percorso degli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), agli altri viene invece rilasciato un permesso per motivi umanitari e, spesso, sono lasciati al loro destino. Sono in tanti, infatti, quelli che al termine del periodo di prima accoglienza si ritrovano senza un posto dove andare. "Dobbiamo migliorare l'accoglienza di secondo livello, gli Sprar fanno tanto, ma non basta- aveva ribadito la  vice presidente della Regione Emilia-Romagna Gualmini- per questo motivo, stiamo pensando a interventi che permettano di avviare percorsi di formazione e sostegno in modo da favorire l''integrazione, anche per i minori non accompagnati che una volta sbarcati si ritrovano soli e senza conoscere una sola parola di italiano".

(AGENZIA DIRE)

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