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Cronaca Casalecchio di Reno

Invalidi, racconto shock: "Io su una sedia a rotelle e gli assistenti frugano in casa"

Lettore invalido denuncia: "Le cooperative sociali mi mandano persone non qualificate che non si occupano di me". E racconta il dramma della sua vita, spezzata dalla poliomelite, tra difficoltà e 'disservizi'

"Ti rivolgi ai media perchè tutti sappiano cosa succede in un mondo sommerso che non fa mai notizia se non per via del solito cieco che guida la macchina". Questa la conclusione di una lunga e sconvolgente lettera che descrive la situazione di una persona invalida, costretta su una sedia a rotelle a causa della poliomielite e costretta, soprattutto, ad affidarsi agli assistenti domiciliari che, secondo quanto descritto, non sarebbero del tutto "professionali". Abbiamo intervistato Alberto C.: "Mi considerano un rompiscatole e mi hanno tolto l'unica assistente competente e hanno detto in giro che mi ero innamorata di te".

IGIENE TRASCURATA E ATTEGGIAMENTI IRRISPETTOSI NELLA CASA DELL'ASSISTITO. "Sedere lavato male, gambe e torace non sciacquati, pavimenti e vetri imbrattati, urla da una stanza all'altra, tutto questo alle 7 e mezza del mattino quando ricevo la visita quotidiana degli assistenti domiciliari del comune di Casalecchio, una vivace cittadina confinante con Bologna. E poi ancora: fanno uso del bagno senza chiedere il permesso e si dimenticano persino di tirare l'acqua, vanno a curiosare nelle mie cose, non mettono il camice, usano gli stessi guanti per lavarmi e lavorare in cucina, inzaccherano di fango la casa con le suole carrarmato....ecco alcuni dei mille disservizi ai danni di una persona disabile che vive da sola nel proprio appartamento, cercando di mantenersi autonoma nonostante una poliomielite niente affatto benigna l'abbia sistemata in una comoda carrozzina elettrica".

"ECCO COME LA MIA VITA CAMBIO' RADICALMENTE". "A ben guardare la poliomielite non è da colpevolizzare al 100%. Fino ad ottobre 2011 mi muovevo a fatica, camminavo con l'aiuto di un deambulatore, ma almeno camminavo. Ai primi di novembre la mia vita cambiò radicalmente. Era l'8 o il 9 di novembre mattino. Finito il consueto semilavaggio ero in procinto di alzarmi dal letto per andare in bagno con l'amico deambulatore. Stranamente non sentivo puntati su di me gli occhi vigili dei due assistenti domiciliari che avevano il compito di prevenire mie cadute accidentali. Per forza non li sentivo: i due stavano chiacchierando amabilmente e non potevano di certo occuparsi di me. Scivolo lentamente sul bordo del letto, appoggio le mani (o credo di appoggiarle) sul deambulatore e cado rovinosamente per terra con un dolore lancinante alla gamba sinistra. I due assistenti si accorgono della mia caduta dal rumore del comodino rovesciato, erano proprio occupati con altri pensieri. La trafila successiva l'accenno brevemente. Pronto soccorso, lastre, frattura del femore, trasferimento al Rizzoli di Bologna, sala operatoria e dopo una quindicina di giorni sono pronto per il secondo tempo, la riabilitazione. Mi portano all'ospedale di Montecatone (vicino ad Imola) dal quale vengo dimesso nel maggio del 2012. Finalmente a casa! Sì, però con uno strascico non trascurabile: non potrò più camminare".

"Impossibile descrivere quel tumulto di sensazioni contrastanti che ti sommergono quando rientri in casa dopo 6 mesi con la consapevolezza che non potrai più calpestarne il pavimento. Sei pervaso da un senso di frustrazione, ti senti vecchio, finito. Hai bisogno di tutto, anche di chi ti apra un cassetto, cerchi aiuto in chi potrebbe dartelo ma non sempre lo trovi...e annaspi. Grazie al cielo ti ricordi improvvisamente che esistono le istituzioni religiose, le parrocchie, la Caritas e scopri che rispondono ai tuoi bisogni con spontaneità e immediatezza, senza tutta quella odiosa burocrazia che rallenta (o addirittura impedisce) gli interventi dei vari assistenti sociali. Ma non basta, hai assoluto bisogno di quelle provvidenze che solo il pubblico può darti. Ti rivolgi di nuovo al tuo comune e cozzi inesorabilmente contro la burocrazia.

Alla fine, se non si soccombe, se ne esce. E si è più forti e combattivi di prima. Ne va della propria sopravvivenza, non si accettano più i soprusi e i disservizi del personale di quelle due cooperative sociali, DOLCE e ADA, alle quali appartengono i due operatori che ti hanno fatto accomodare definitivamente su una carrozzina a motore. E quindi ti ribelli, mandi dei reclami a cui non ti rispondono nemmeno; tempesti di email i vertici comunali che ti trattano con sufficienza sperando che sia solo un fuoco di paglia; ma poichè i disservizi continuano, poichè capisci di essere considerato un oggetto e non un essere umano, poichè la tua stessa dignità te lo impone, esci allo scoperto...ti rivolgi ai media perchè tutti sappiano cosa succede in un mondo sommerso che non fa mai notizia se non per via del solito cieco che guida la macchina.

Alberto, gli assistenti domiciliari sono sempre gli stessi o si turnano? Il problema riguarda tutti gli operatori o solo alcuni? Sono qualificati?

Il personale è a rotazione, lavorano in coppia e vengono di norma cambiati ogni settimana.  Comunque sono quasi tutti a un livello di mediocrità. Sono dipendenti sia Dolce che Ada. Parlando di qualifica hai toccato il punto dolente: da più di un mese ho chiesto per iscritto che mi siano esibiti gli attestati con indicazione della data del diploma (vengono da me da anni sempre le stesse persone), in quanto è noto che le cooperative assumono personale non qualificato e lo mandano allo sbaraglio iscrivendolo nel frattempo a qualche corso casalingo. Così credono di salvare la faccia affermando che le qualifiche sono in fase di acquisizione, ma l'impreparazione si manifesta palesemente dal fatto che non sanno muovere correttamente un disabile nel letto. Ti dirò di più: anni fa una signora mi confidò che stavano "imparando" da me poichè ero l'unico a Casalecchio dotato di normali facoltà intellettive. Comunque, non hanno risposto alla mia richiesta nè la Dolce nè ASC Insieme (un consorzio di una decina di comuni, di cui Casalecchio è capofila, istituito uno o due anni fa per gestire "insieme" diversi servizi sociali).

Hai denunciato quello che ci stai raccontando?

I disservizi li denunciavo da anni solo verbalmente, tanto che ormai passavo per il solito rompiscatole a cui non si dà credito. Ho cominciato ad essere più incisivo in tarda primavera, finchè ho avuto due incontri in luglio e agosto con i vertici di ASC e una rappresentante delle cooperative: tante parole ma pochi fatti. Dell'infortunio (e della mia intenzione di agire legalmente) ho parlato ufficialmente (ma tutti lo sapevano) solo in agosto in uno dei due incontri menzionati. Non avevo mai sollevato prima la questione sia per non arrecare danno personalmente ai due operatori, sia perchè non ero a conoscenza dei miei diritti. Col tempo, constatando che dopo l'infortunio la situazione peggiorava anzichè migliorare, mi sono informato da un avvocato e ho imparato che ci sono dieci anni di tempo. E adesso vado avanti. Aggiungo che la goccia decisiva è stata l'allontanamento dell'unico bravo operatore che la Dolce avesse mai messo in servizio. Era una donna inviata in giugno che, suppongo, dava molto fastidio alle colleghe per le sue capacità. Ebbene, ho scritto al presidente della Dolce congratulandomi e chiedendone il mantenimento, poco dopo come risposta l'hanno tolta da Casalecchio. Ho protestato e hanno messo subdolamente in giro la voce che io mi fossi innamorato di lei. A quel punto ho capito tardivamente che quella gente non merita niente....pensa che fino a pochi giorni fa rovistavano nei cassetti e in bagno, finchè ho dovuto chiudere a chiave una camera.

Conosci altri casi analoghi al tuo?

Non conosco altre storie simili, tranne i "si dice" che non fanno...storia. E' però noto che un anno fa un operatore della Dolce uccise un ragazzo con un'infermità mentale qui a Casalecchio. Concludo riferendo tutte le richieste senza risposta che ho inoltrato per iscritto: sostituzione di tutti gli operatori per manifesta incapacità o, in subordine, un operatore fisso di mio gradimento (che vorrei poter scegliere) insieme al quale possono ruotare a turno gli altri. Ufficiosamente la risposta è negativa. Ovviamente il servizio è a pagamento: 13 euro al giorno.

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