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Coliandro gira a Bologna e la città conquista i fan dell'ispettore - VIDEO

l successo in tv de "L'ispettore Coliandro" rappresenta una carta importante anche per il turismo di Bologna, la citta' in cui la serie e' ambientata: secondo una ricerca di StageUp e Ipsos presentata oggi in Comune, infatti, sono 4,2 milioni le persone che hanno voglia di visitare la citta' dopo aver visto la fiction. Il dato di partenza, ricavato da interviste e non dall'Auditel, e' quello in base al quale sono 11 milioni i telespettatori che hanno seguito almeno occasionalmente le avventure dell'ispettore impersonato da Giampaolo Morelli.

Il 51% ha dichiarato di aver seguito la serie saltuariamente, il 27% abbastanza regolarmente e il 22% regolarmente, con un'audience media di due milioni per puntata. Il 40% delle persone che hanno seguito Coliandro ricorda spontaneamente che la serie e' ambientata a Bologna. L'8% dei telespettatori almeno occasionali vivono, lavorano o comunque frequentano spesso Bologna, mentre il 63% l'avevano gia' visitata in passato.

Il 29% invece non c'e' mai stato: questa fetta "rappresenta in termini di marketing il mercato potenziale che Bologna impatta con la serie", spiega Giovanni Palazzi di StageUp. Ma a quanti e' venuta voglia di visitare la citta' dopo aver visto Coliandro? L'11% ha risposto "molto" e il 27% "abbastanza": tra le risposte positive prevalgono le donne (59%) e la fascia d'eta' 15-34 (31%). Rapportando il 38% di risposte positive agli 11 milioni, si arriva al dato dei circa 4,2 milioni di persone.

Tra quelle interessate a visitare la citta', il 41% sanno dov'e' ambientata la serie: per Gubbio, che ospita la fortunatissima serie "Don Matteo", si parla del 24% e quindi Bologna "ha piu' potenzialita'", spiega Palazzi, sottolineando che Coliandro "accelera in modo forte i processi turistici".

Coliandro "e' molto importante per Bologna e vogliamo lo sia sempre di piu'", dichiara il regista Marco Manetti: "Facciamo di tutto per far notare che la citta' e' Bologna" e allo stesso tempo "ci teniamo che la cittadinanza senta Coliandrocome suo", ad esempio "mostrando il carattere dei bolognesi e i posti in cui vanno".

Basti pensare che "quasi in ogni puntata c'e' un umarell che guarda un cantiere o qualcuno che si lamenta dei troppi punkabbestia", continua Manetti. Tanto che qualche anno fa la Rai propose di spostare la serie a Bari, "ma noi abbiamo detto no- rivela il regista- e ci tengo a dire che non succedera' mai, finche' Coliandro lo facciamo noi sara' sempre a Bologna", perche' "gli autori sono sempre sostituibili ma senza Morelli e Bologna non esiste Coliandro".

Questo sapendo che "il fascino cala se diventa propaganda", avverte Manetti: ad esempio, se la citta' comincia ad "aiutarci di piu' ma dicendo di raccontare in cambio che c'e' meno crimine, allora il 'city placement' muore". Di certo Manetti e' rapito dall'Autostazione, che da un po' ospita la Questura di Coliandro: "E' bellissima" e "potrebbe diventare un polo per il cinema e la tv a Bologna, con un grandissimo significato imprenditoriale", capace di "far impennare di molto i livelli di produzione".

Intanto, anche nel 2019 l'Autostazione sara' utilizzata dalla troupe, spiega il presidente David Pierinelli, svelando un risvolto curioso: visti i problemi di "degrado e sicurezza" della zona, le riprese hanno "fatto da deterrente", considerando che "giravano persone vestite da poliziotti e c'era scritto Questura". Coliandro "fa conoscere la citta' attraverso la sua identita' piu' profonda, fatta di storie e di persone- chiosa l'assessore comunale Davide Conte- ed e' questo che ci piace raccontare di Bologna, non solo le sue opere d'arte". (Dire)

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