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Cronaca

Ispettore Coliandro, il regista: 'Noi neanche un euro o aiuto dalla Polizia'

A differenza di altre fiction, "L'ispettore Coliandro" non prende nessun contributo dai grandi marchi che traggono visibilità dal successo della serie e senza il supporto della Polizia

"L'ispettore Coliandro" non prende nessun contributo dai grandi marchi che traggono visibilità dal successo della serie e senza il supporto della Polizia, che anzi "rifiuta ogni aiuto". Marco Manetti, che dirige la fiction insieme al fratello Antonio (Manetti Bors), ne ha parlato oggi a Bologna durante la presentazione di una ricerca condotta da StageUp e Ipsos sull'impatto che la serie ha sull'attrattività turistica del capoluogo emiliano, dove sono ambientate le puntate.

Come dimostrano i dati ricavati non dall'Auditel ma da interviste, ad aver seguito almeno occasionalmente Coliandro su Rai2 sono 11 milioni di telespettatori contro i 14 milioni di "Don Matteo" su Rai1 e i 17 milioni de "Il commissario Montalbano" sempre su Rai1. Il 51% ha dichiarato di aver seguito Coliandro saltuariamente (il 50% per don Matteo, il 45% per Montalbano), il 27% abbastanza regolarmente (20% don Matteo, 22% Montalbano) e il 22% regolarmente (30% don Matteo, 33% Montalbano), con un'audience media di due milioni per puntata. In base alle interviste, ad oltre quattro milioni di spettatori sarebbe venuta voglia di visitare la città dopo aver assistito alle imprese del goffo ispettore. 

Ad esempio, in base all'indagine il 30% delle persone ricorda la marca dell'auto guidata dall'ispettore impersonato da Giampaolo Morelli, ovvero un'Alfa Romeo. Eppure, spiega Manetti, la produzione può contare solo sul fatto di avere in prestito i veicoli. Niente di eccezionale, perchè per girare le scene "la Fiat presta le auto a tutti", continua il regista, "con il patto che non vengano date ai cattivi". Insomma, "l'Alfa Romeo forse sottovaluta l'incisività del marchio nella serie", aggiunge Manetti.
Non vale solo per le auto, riferisce il regista: in effetti Coliandro "ha un solo marchio che fa product placement, che è il Caffè Borbone". Nessun accordo, invece, "sia per l'Alfa che per i Ray-Ban e le Adidas": prodotti che Coliandro "ama molto", ma che "abbiamo inserito di nostra iniziativa e dai quali la produzione non ha ricevuto neanche un euro". Per dire: la Ray-Ban "non ci da' neanche gli occhiali gratis, non ci ha mai aiutati in alcun modo", racconta il regista. E le Adidas? "Andiamo da Foot Locker e le compriamo", dice Manetti.

La Polizia rifiuta ogni aiuto

Un capitolo a parte è quello della Polizia, che "rifiuta ogni aiuto", spiega Manetti, ad esempio quando si tratta di avere mezzi da usare in scena. Il discorso è diverso per altre serie come "Rex" o "Distretto di Polizia", aggiunge Manetti, eppure "credo che Coliandro faccia venire più voglia di fare il poliziotto", anche se certamente la sua è una figura molto meno ortodossa di altre. Intanto, si avvicina la settima stagione e Coliandro attraverserà "quattro mondi interessantissimi", anticipa il regista: "Nel primo avremo la yakuza giapponese e nel secondo una Gerini cattivissima campionessa di arti marziali", poi un incursione "nel mondo del liscio romagnolo" e infine "una sorta di caccia all'uomo tra i colli bolognesi". (dire)

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