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Cronaca

I nostri figli non sanno l'italiano: 'Le aspirazioni sono popolarità, tecnologia, sforzo minimo'

L'allarme dei docenti e la lettera a Gentiloni e al Ministro dell'Istruzione. Colpa dei mezzi tecnologici? "In un mondo social come quello di oggi, la velocità è la nemica peggiore"

Sono oltre seicento i docenti universitari fra cui diversi accademici, storici e sociologi che lanciano un allarme e scrivono al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e al Ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli affinchè qualcosa venga fatto. Per cosa? Il tema è quello della conoscenza della lingua italiana da parte dei giovani: sarebbero troppi infatti i ragazzi che alla fine del loro percorso scolastico scrivono e leggono ancora male. 

Insomma i ragazzi oggi si esprimono male, leggono poco fanno fatica a esprimersi oralmente, questo è quello che pensano fra gli altri anche alcuni appartenenti all'Accademia della Crusca, Massimo Cacciari. Fabio Cicolani, scrittore e titolare di un progetto di scrittura creativa nelle scuole elementari e medie, conosce bene sia la lingua italiana che l’insegnamento: una chiacchierata con lui per capire cosa non funziona e se questa non è solo la "sensazione di pochi". 

Cosa pensa di questa lettera? Crede che l’allarme sia giustificato?

Oggi più che in passato, i ragazzi - anzi, ragazzini - hanno a disposizione molti più strumenti di comunicazione basati sulla parola scritta ancor prima di saperla padroneggiare come dovrebbero. Anzi, sembra quasi che la grammatica e la sintassi non siano necessari per mandare un Whatsapp o scrivere uno status Facebook, figuriamoci un testo di italiano in classe.
 
Cosa non va nei nostri ragazzi? C’è chi incolpa esclusivamente i nuovi mezzi di comunicazione e il ‘declino’ dello scrivere bene a vantaggio della velocità...

Non potrà mai essere colpa solo di un mezzo, ma di chi lo usa e soprattutto l'uso che ne fa. In un mondo social come quello di oggi, la velocità è la nemica peggiore. Si deve rispondere in fretta, comprimere, inviare e ricevere in tempi record, magari su più app social contemporaneamente con persone diverse. A farne le spese sono proprio gli elementi chiave della lingua usata, che diventano secondari. Come se il linguaggio che si usa non fosse parte integrante del messaggio stesso, volendo scomodare McLuhan.

Come valuta la scuola italiana? Elementari, medie, superiori...dove (se è possibile fare questa distinzione) secondo lei si perde qualche pezzo?

Le regole base della grammatica si studiano alle elementari e poi mai più. Secondo me è troppo poco. Con l'analisi logica e grammaticale si corre molto e si arriva alle superiori dove l'unico riscontro con la grammatica è il segno rosso del professore. I maestri, ne conosco tanti, si fanno davvero in quattro, ma mi rendo conto per primo che non è facile, non hai mai il tempo di stare molto su un argomento che devi passare al prossimo senza poterne verificare la corretta comprensione di tutti. La grammatica, in sé - lo dico sempre - non è simpatica, anzi, a volte è anche odiosa. Io, però, ho imparato ad amarla. È un complesso sistema di ingranaggi che regola il delicato funzionamento della lingua italiana, uno marchingegno complesso e raffinatissimo, che merita attenzione e cura.
 
Lei scrive con i ragazzi e spesso scrive di ragazzi (citiamo Millennials): a cosa aspirano, cosa raccontano?

I ragazzini delle elementari raccontano di loro stessi, ma così come li dipingono le serie TV e le canzoni dei rapper in classifica. Hanno un bisogno cronico di protagonismo, di omologazione. I tormentoni, i trend e le mode sono fondamentali per farsi vedere. È così nei social e anche nella vita. Si fa fatica a farli uscire da un contesto che non sia "commerciale" e "tecnologico". I ragazzini sognano di diventare YouTubers, principalmente, in pratica individui qualsiasi, ancora in formazione, che si mostrano e fanno cose normalissime, senza neanche tanto sforzo, usano con sapienza la tecnologia e guadagnano palate di soldi. Ecco le aspirazioni 3.0: popolarità, tecnologia, sforzo minimo.
Ogni generazione è portata a criticare la precedente al grido di "noi eravamo meglio". Io non credo che i trentenni siano stati adolescenti migliori di quelli di oggi, ma di sicuro abbiamo fatto di più con molto meno a disposizione.

Come li stimola alla lettura? 

Penso che venga nel momento in cui assieme analizziamo gli elementi base di una storia, in primis l'importanza dei personaggi e della trama. In questo modo sollevi il velo alle storie, loro vedono cosa c'è dietro e il lavoro che le supporta, spesso lungo e complicato. La grammatica, ad esempio, in questo modo assume un'importanza vitale. Così - le maestre lo confermano - i bambini leggono di più perché hanno l'illusione di essere un po' più "addetti al mestiere".

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