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Focolaio logistica, Cgil: "Non diventi un Medicina bis" | VIDEO

Così il segretario regionale della Cgil Giove a margine di un'iniziativa per l'intitolazione della sede a Bruno Papignani

I focolai di coronavirus che si susseguono nella logistica hanno spinto la Regione Emilia-Romagna a render obbligatori i test sierologici per tutti i lavoratori del settore. "Però abbiamo un problema- avverte il segretario regionale della Cgil, Luigi Giove- perché ancora oggi non c'è nessun modo per coprire in termini di salario il tempo che intercorre tra il test sierologico e l'eventuale tampone positivo".

Questo è "un bel problema- ribadisce Giove- perché non possiamo scaricare sulla responsabilità dei singoli lavoratori un'operazione che invece sarebbe importante di prevenzione per tutti". Di conseguenza, è l'appello del segretario, "bisogna rapidamente trovare la soluzione a questo problema altrimenti corriamo il rischio della riedizione di Medicina", il Comune bolognese ai cui residenti finora non è stato concesso di usufruire della malattia per i giorni in cui non sono potuti andare a lavoro a causa della "zona rossa" istituita a metà marzo. Se ora una situazione del genere dovesse verificarsi "due volte", cioè anche con la logistica, allora per Giove questo sarebbe "oltre che vergognoso, assurdo".

Detto ciò, "la situazione della logistica potrebbe anche non essere un caso isolato", avverte il segretario regionale. "C'è sicuramente da verificare attentamente quali sono le condizioni di lavoro, se vengono rispettati i protocolli e vengono usati i dispositivi di protezione individuale e questa ovviamente è un'attività anche del sindacato. Però - sottolinea Giove - faccio presente un'altra cosa: stiamo parlando anche di una certa tipologia di lavoratori, spesso migranti, sarebbe importante e credo persino decisivo non solo indagare le condizioni di lavoro ma anche le condizioni di vita di queste persone".

Bisognerebbe "indagare", insomma su come questi lavoratori "si muovono, quali sono gli strumenti di trasporto, quali sono le condizioni abitative e sociali di queste persone. Credo sarebbe opportuno alzare la guardia - conclude Giove - ma anche fare un intervento di inclusione sociale, perchè mai come in questi casi l'inclusione sociale è anche uno strumento di prevenzione per tutta la popolazione".

Nella logistica "c'è bisogno di fare un lavoro a tappeto- afferma il segretario della Cgil bolognese, Maurizio Lunghi- come mi pare stia proponendo anche l'assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, che è un lavoro che deve portare a una rapida implementazione del protocollo sulla sicurezza, soprattutto per quanto riguarda il fatto di riuscire ad applicarlo nella sua parte preventiva".

Questo vuol dire "sostanzialmente verificare, soprattutto in luoghi come la logistica, dove abbiamo parecchio personale che viene dall'estero - afferma Lunghi - il reale livello di tamponi e delle autocertificazioni che queste persone portano quando rientrano dal proprio Paese". Ma l'obbligo dei tamponi per tutti i lavoratori del settore andava stabilito prima? "Sì, quando abbiamo fatto il protocollo sicurezza sulla logistica - ricorda il sindacalista - uno dei punti su cui si doveva lavorare era proprio la prevenzione, ma intesa in questa direzione.

Abbiamo una maggior parte di facchini, nei vari settori, che vengono tutti da Paesi o dell'Asia o comunque dell'est e avevamo bisogno di fare da subito una mappatura della situazione, era uno degli argomenti che avevamo chiesto fin dall'inizio". (Dire)

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