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Cronaca

Passioni che diventano mestieri: 'Volevo cambiare il mondo, ho optato per la magia'

Una passione nata per caso lavorando in un fastfood: è così che Matteo Bucci diventa Mago Matteo. Partito dalla chimica, approdato alla filosofia, dopo una laurea in psicologia ha "svoltato" con la magia

La scienza e la psicologia non gli bastavano. Forse neppure un lavoro "normale", di quelli senza colpi di scena, fatti di donne tutte intere e cappelli a cilindro disabitati, senza neppure un coniglietto e una colomba. La storia di come un perito chimico, studente in filosofia e poi laureato in psicologia diventi un mago è tutta da raccontare. Quello che si sa di Matteo Bucci in arte "Mago Matteo" è che è bolognese, che ha 18 anni con in aggiunta 20 anni di esperienza ulteriore e che quindi si autodefinisce "apprendista maturo con esperienza pluriennale". Tutto il resto, essendo un mago, è avvolto dal mistero. 

"Le avventure di Mago Matteo iniziano quando ancora in fasce, nella propria culla, incomincia a far levitare i propri giocattoli e a muoverli in giro per la propria stanzetta con la sola forza del pensiero - così si racconta Matteo con poche speranze di essere preso sul serio - Dopo aver trascorso la prima infanzia sperimentando i propri poteri e dopo aver smaterializzato i suoi genitori Massimo e Lorenza e aver diviso in 4 parti sua sorella Carlotta (non è poi riuscito a ricomporla nel giusto ordine), ecco che arriva la prima vera difficoltà: viene bocciato al test di ammissione per entrare nella prestigiosissima scuola di Hogwarts (lo supera di pochi punti un certo Harry Potter...). Ma Mago Matteo non si abbatte e prosegue i suoi studi fino al 1998, quando decide contemporaneamente di iscriversi all'Università e di dedicarsi con tutta la passione che lo contraddistingue, al meraviglioso mondo della magia per bambini animando le feste di compleanno in uno dei più grandi fast food di Bologna...". 

Matteo, quando e come hai iniziato a pensare di fare il mago?

"Era il 1998 quando per mantenermi agli studi iniziai a lavorare per una nota catena di fastfood e dopo poco iniziai ad occuparmi delle feste di compleanno per bambini, avvicinandomi alla magia da autodidatta. Poi venne il 2001, anno nel quale andai a fare l’animatore nel mini club di un villaggio turistico in Sicilia. E' stata in quella occasione che è nato il personaggio del mago che faceva un vero e proprio spettacolo di magia per bambini e genitori"

Come sei riuscito a rendere una passione come quella dell'illusionismo una professione? Quali competenze e doti sono necessarie per fare il 'salto'?

"Il GRAZIE più grande lo devo proprio all’esperienza di animatore nel villaggio, perchè il mio profilo di mago ha acquisito un tassello importante: la capacità di relazionarsi con quasi qualsiasi tipo di pubblico, sia esso composto da adulti che da bambini. Non mi definisco un mago classico per bambini…i miei spettacoli sono fuori dal comune e l’impronta comica che gli do deriva da esperienze che un classico stage di magia, anche se professionale, non ti permette di acquisire. Il passaggio dalla passione alla professione facilmente avviene per passaparola, come alimentarlo (al di là delle moderne tecnologie social) sta nella qualità del lavoro e nella passione che si riesce a trasmettere…oltre ad una grande gioia nel fare ciò che amo…WALK THE TALK dicono gli inglesi..."

Chi solitamente richiede una tua performance? Immagino non sia tutto circoscritto agli eventi per bambini...

"Per il 90% sono eventi per bambini, il restante 10% riguarda il mondo aziendale/professionale in cui il mio intervento è richiesto contestualmente ad eventi conviviali tipo convention, meeting, eventi. Da circa 5 anni ho iniziato anche a fare workshop formativi per altri maghi unendo quindi la mia passione viscerale per la magia con l’altra mia veste professionale di psicologo/formatore".

Chi è il tuo punto di riferimento, un tuo modello insomma?

Ce ne sono diversi da cui ho preso spunto negli anni e mi riferisco a maghi, alcuni dei quali decisamente non convenzionali: Mago Forrest, Aldo Colombini, Tiziano Medici in arte Elliott. 

Ci sveleresti almeno un trucco?

"Poi dovrei farvi rapire e tenere segregati in un bunker segreto su un’isola dispersa in qualche Oceano sorvegliati a vista 24 ore su 24… Massì, uno ve lo posso svelare: il gioco della donna tagliata in due, avete presente? Ecco, la donna viene realmente tagliata in due: il segreto sta nella cassa e nella colla potentissima che si usa per rimetterla insieme!"

Qual è il tuo numero più difficile?

"Colpo di scena…negli anni, durante la mia formazione magica, ho capito che il pubblico dei bambini non ha bisogno di numeri difficili bensì di numeri che siano divertenti e in cui i bambini stessi possano riconoscersi e magari anche cimentarsi… ho quindi volontariamente scelto di non fare nel mio repertorio, numeri di magia tecnicamente difficili…"

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