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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Registro matrimoni gay, scontro Prefetto-sindaco: non valido, verso la nullità degli atti?

Il prefetto ordina a Merola di "revocare il provvedimento", lui risponde a muso duro: 'Io vado avanti. Non ha effetti legali, ma simbolici". Plauso al sindaco da parte della comunità lesbo e gay. Il centrodestra invece appoggia Sodano. La Procura valuta conseguenze della ''disobbedienza''

Il Comune di Bologna deve revocare la registrazione delle nozze gay contratte all'estero, perchè non lo ammette la legge. Così al sindaco Virginio Merola, il Prefetto Ennio Mario Sodano, nella sua breve lettera giunta venerdì a Palazzo D'Accursio, chiede di fermare la trascrizione dei matrimoni omosessuali avviate ieri: poche righe (cinque in tutto) per un messaggio netto: "Con riferimento alla nota del 16 luglio", con la quale Merola comunicò di "avere disposto che i delegati alle funzioni di stato civile provvederanno a trascrivere i matrimoni dello stesso sesso celebrati all'estero, si chiede di procedere alla revoca della disposizione, atteso che il nostro ordinamento non ammette tale trascrizioni". Firmato, il Prefetto. Ma, appunto, la richiesta, è stata ignorata, e ieri mattina alcune coppie hanno ''protocollato'' le loro unioni.

PUGNO DURO DEL SINDACO. Il Prefetto "mi ha scritto chiedendomi di revocare il provvedimento" che permette la registrazione delle nozze gay contratte all'estero, ma "io vado avanti". Perché – ha risposto perentorioil sindaco Virginio Merola - anche se questa procedura "non ha effetti legali, ma simbolici", può comunque essere utile "in caso di revoca, per chi si è registrato, per ricorrere alla magistratura". E' scontro aperto, dunque, tra il primo cittadino e il Prefetto.
Per il sindaco, per ora, si va avanti, anche per dare un messaggio al Parlamento, "perché legiferi su questo tema, per dare certezza del diritto a queste persone". E ciò che è accaduto, aggiunge Merola, "dimostra che c'è una discordanza tra le nostre leggi nazionali e quelle europee.

PROVVEDIMENTI DALLA PREFETTURA? Intanto la Prefettura di Bologna si prende del tempo per valutare le conseguenze della decisione del Comune di Bologna ad andare avanti con il registro per le unioni gay. La Prefettura per ora tace, ma sta valutando le conseguenze della ''disobbedienza'' di Merola: tra le piu' probabili la nullità degli atti in questione.

CON IL SINDACO. Intanto riconosce il ''peso'', pur simbolico, del passo compiuto dal Comune anche Luki Massa, direttrice artistica di "Some prefer cake", il festival di film lesbico che si tiene in città e che giunge ora alla sua ottava edizione. A margine della conferenza stampa in Comune, Massa afferma: "E' chiaro che la trascrizione è una cosa simbolica e che non ha valore legale, dato che in Italia non c'è una legge che regola questa materia. L'Italia, come la Grecia, è indietro su questo".
"#iostoconMerola" è invece l'hashtag lanciato dal presidente del Circolo Arcigay di Bologna "il Cassero" Vincenzo Branà a sostegno del sindaco, nel giorno dello scontro col Prefetto. "W le spose, w gli sposi. E abbasso i guastafeste, quelli che si ostinano a dire di no", è il messaggio postato via Facebook da Branà. "Risparmiateci la vostra doppia morale, la vostra retorica polverosa e cialtrona, i muri che rendono ottusa la vostra mente", rincara la dose il numero uno del circolo Arcigay. "Trovatevi piuttosto qualcuno che vi faccia sentire speciale: solo quel giorno inizieremo a parlare la stessa lingua". Ironizza sul nome del Prefetto di Bologna, invece, il consigliere regionale Franco Grillini, presidente di Gaynet. "La presa di posizione del Prefetto- scrive in una nota-è  stupefacente perchè non era mai successo che un rappresentate del Governo intervenisse motu proprio, vale a dire senza indicazione diretta governativa, sull'autonomia deliberativa dell'amministrazione locale. Forse si è dimenticato di essere il rappresentante dello stato laico e che la laicità è valore costituzionale e non il cardinal Sodano.

Registrazione matrimoni gay al via: in tanti già in fila in Comune



APPOGGIO AL PREFETTO. Il sindaco di Bologna, Virginio Merola faccia un passo indietro sulla registrazione delle nozze gay all'estero, altrimenti "faremo un esposto alla Corte dei conti, stante che istituire un registro ha un costo amministrativo che, seppur contenuto, non è legittimo". Così Il consigliere comunale di Fi, Marco Lisei, dalla sua pagina Facebook se la prende col primo cittadino, che ha ignorato l'''ordine'' del Prefetto. Per Lisei, il comportamento di Merola è"inaccettabile", perchè "se ne frega" e "infrange la legge". Un sindaco, affonda il consigliere, "non puo' compiere un atto illegittimo", perseverando nel voler registrare le nozze gay, dopo che il Prefetto gli ha spiegato "che è un atto illegittimo e nullo perché contro la legge nazionale". Lisei, che sottolinea di essere favorevole al riconoscimento dei diritti, ma contrario al matrimonio omosessuale ("Sarebbe l'anticamera delle adozioni"), è quindi convinto che Merola non possa proseguire sulla sua scelta. Anche perchè' "la sua maggioranza, che governa il paese, avrebbe tutti gli strumenti per cambiare la legge nelle sedi opportune, senza infrangerla.

Forza Italia intanto invita a non innescare uno scontro istituzionale: sulla registrazione delle nozze gay contratte all'estero si è comportato bene il prefetto di Bologna, mentre fa male il sindaco che dovrebbe rispettare una legge nazionale invece di "essere ostaggio della componente estremista ed ideologizzata della propria Giunta". La pensa così il capogruppo di Forza Italia in Comune a Bologna, Michele Facci, invitando il primo cittadino, "a rispettare la saggia decisione del Prefetto" di dire ''no'' alle registrazioni dei matrimoni omosessuali in città, per "evitare un inutile conflitto, che altro non farebbe se non evidenziare tutta la debolezza di un sindaco sempre piu' ''ostaggio'' delle ideologizzazioni.

LA CURIA TORNA AD INCALZARE. Sul riconoscimento dei matrimoni gay all''estero il sindaco Virginio Merola sta facendo "un colpo di mano, una forzatura". Arriva l'anatema della Chiesa di Bologna, che ha sempre criticato l'istituzione del registro comunale per le nozze omosessuali e che oggi, il giorno dopo lo scontro tra Prefetto e sindaco, interviene con forza contro Merola. "La lettera del Prefetto non ha bisogno di commenti- afferma monsignor Giovanni Silvagni, vicario generale della Curia bolognese- l'istituto del matrimonio ha un suo profilo specifico che riteniamo debba essere salvaguardato e non alterato con operazioni che assomigliano piu' a colpi di mano o forzature che ad effettive maturazioni di una coscienza e di una responsabilità". Silvagni affronta la questione in mattinata, a margine della Tre giorni del clero in seminario. "Ognuno risponde delle sue azioni, mi sembra che i fatti si commentino da sè", aggiunge il numero due di via Altabella, in merito alla decisione del sindaco di andare avanti, nonostante la lettera del Prefetto.

Il matrimonio fra persone dello stesso sesso, così come le adozioni da parte di coppie omosessuali, sono "tutti temi molto delicati- ragiona Silvagni- dispiace che vengano affrontati a colpi di slogan con un approccio un po' ideologico, cioè incurante della realtà dei fatti e anche dell'esperienza maturata nel corso del tempo, che ha a suo vantaggio anche tutta una letteratura e una comprensione del fatto". La speranza della Chiesa di Bologna, dunque, è che "da slogan e colpi di mano si passi a un approfondimento effettivo, senza pregiudizio o chiusure che impediscono un reale confronto- spiega il vicario generale- la violenza, la fretta e l'approssimazione sono sempre cattive consigliere nel momento in cui si va a toccare dei valori che sono di tutti, condivisi da una grande collettività, imponendo in fondo un pensiero un po' debole e poco maturo". La questione, sottolinea infine Silvagni, riguarda il matrimonio civile, "cioè il matrimonio condiviso da tutta la nostra collettività in cui si riconoscono tante componenti della nostra società, anche di culture e religioni diverse. Non è un problema cattolico, perchè la Chiesa ha un suo matrimonio. Ma se si entra in questi argomenti- ci tiene a spiegare il numero due della Curia bolognese- è perchè come cittadini e come membri di questa comunità vogliamo il bene di tutti e pensiamo che ci sia una possibilità di bene comune nel rispetto della verità delle cose e di un profilo anche oggettivo, che non è modificabile o alterabile a piacimento senza conseguenze negative".

(FONTE AGENZIA DIRE)

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