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Cronaca

Cultura e fase tre, l'assessore Felicori: "L'innovazione può aprire nuovi mercati. Ma non pensiamo a una ripresa lampo"

L'INTERVISTA. L'assessore regionale alla Cultura fa la conta dei danni e insiste sulla capitalizzazione del nostro patrimonio: "Dobbiamo cambiare mentalità, il pubblico è troppo conservatore"

La cultura è uno dei settori indubbiamente più colpiti dall'emergenza sanitaria da Covid-19. Teatri chiusi, schermi dei cinema spenti, spettacoli dal vivo annullati, musei vuoti per mesi: mentre si stanno facendo i primi passi per un graduale ritorno alla normalità (il 15 giugno, così come da ordinanza Bonaccini, riapriranno diverse attività culturali) è tempo anche di bilanci e di considerazioni su come tutto questo abbia cambiato irreversibilmente un intero comparto. Ma qualcosa forse l'abbiamo anche imparata e ci tornerà utile per il futuro. 

Ecco come la vede Mauro Felicori, assessore alla Cultura per la giunta Bonaccini: "L'epidemia ha reso evidente che quello che si diceva prima che scoppiasse il Covid-19 (vedi intervista al neo-eletto assessore regionale Mauro Felicori) e che riguardava la spinta del privato nel mondo della cultura. Adesso tutto questo vale doppio. Fra sei mesi faremo il bilancio di quest'anno: qualche industria avrà guadagnato, il grosso ci avrà rimesso e altri chiuderanno. Tutti danno per certa questa previsione di calo nel breve periodo e io la darei per probabile. Se vi dicessi che c'è stata una crescita del 10% ci credereste? Non credo. E adesso ci vuole quello scatto, quella risposta da perte del pubblico, che farà incassare 15, poi 20 e così via. D'altronde un'esperienza museale l'ho avuta (Felicori, come noto, è stato direttore della Reggia di Caserta) e questa mi ha dimostrato che i nostri musei danno meno ricchezza di quella che potrebbero dare". 

"Bisogna cambiare atteggiamento: il pubblico si faccia impresa" 

Che colpo è stato per la cultura la pandemia che abbiamo dovuto affrontare in questi mesi? "La situazione negativa che inevitabilmente si è venuta a creare certamente non scomparirà con la ripresa delle attività culturali e spero che il pubblico si faccia impresa e cambi atteggiamento. Non possiamo restare avvinghiati al Pil nazionale perchè quello è certo che subirà un calo. Non è la prima volta che dico che la cultura andrebbe vista come un'azienda e valutata come tale...Le nostre produzioni dovrebbero girare di più, per esempio se oggi produciamo 100 film e le TV del mondo ce ne comprano 50, ecco allora forse potremmo produrne 200 e farcene acquistare 100...". 

Eppure la cultura solleva anche l'umore, no? E ne abbiamo bisogno..."In senso generale la cultura è sogno, fantasia, il meglio del pensiero e del sentimento. Può moltissimo e forse tutto. Ci vuole più cultura certamente, ma ci vogliono anche maggiori tutele in questo ambito e dobbiamo fare qualcosa per sopravvivere".

Gli aspetti positivi ci sono: "Innovare può aprire altri mercati"

Qualcosa di buono riusciamo a tirarlo fuori da questo periodo nero? "Osservo molto quello che accade intorno a me, anche attraverso i social come Facebook e vedo che ci sono tanti spunti positivi, dati prevalentemente dal digitale. Il mondo culturale pubblico è conservatore e talvolta persino reazionario e alcuni progetti hanno dimostrato che l'innovazione apre dei mercati nuovi. Un altro lato positivo lo abbiamo imparato grazie al Palazzo Ducale di Genova, che ha raccontato il distanziamento in modo diverso dall'atteggiamento negativo più diffuso: possiamo stare davanti a un quadro da soli per due minuti interi. Questo è lo spirito giusto. 

E a casa nostra possiamo fare l'esempio del Biografilm Festival, che sta andando in scena in modalità digitale. E se un nostro documentario lo vedono in Corea (cito sempre questo Paese come simbolo di lontananza) grazie alle nuove piattaforme e lo vogliono? Con il senso delle proporzioni, ci sono dei punti di luce anche se resta la notte. Non risolvono i problemi ma sono delle tracce su cui lavorare". 

"Lo spirito di un'Emilia-Romagna che si proietta nel mondo"

Sta seguendo un progetto a cui tiene particolarmente e che vuole raccontarci? "Più che un singolo progetto quello che maggiormente mi appassiona oggi è lo stato d'animo di un'Emilia-Romagna che si proietta nel mondo con le sue proposte culturali, con le orchestre che arrivano fino in Cina e un balletto al quale è riconosciuto prestigio internazionale sempre più forte. Insomma, se vendessi automobili il mio obiettivo sarebbe venderne in Corea del Nord e la stessa cosa vale per la cultura locale. 

Se pensiamo a Bologna e a cosa rappresentava negli anni Ottanta, un luogo di divertimento vissuto in modo colto e ancora oggi un vivaio che sforna continuamente giovani talenti...quello che ci manca è la capacità produttiva che hanno Milano e Roma (la prima per l'editoria e la seconda per il cinema per esempio) ci rendiamo conto che dobbiamo aumentare la nostra capacità produttiva".

Rumors su una possibile candidatura di Felicori alle Amministrative: la verità

Abbiamo sentito dei rumors su una sua possibile candidatura alle prossime elezioni amministrative di Bologna. Cosa c'è di vero? "Personalmente non mi è giunto nulla in questo senso e la mia risposta è che anche se sembra passata una vita, visto tutto ciò che è accaduto, sono stato eletto solo 5 mesi fa dopo essermi candidato spontaneamente per la mia Regione. Sono dunque concentrato e voglioso di lavorare. E non solo per i 7 mila elettori che mi hanno eletto".  

Felicori: l'intervista a inizio mandato 

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