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Cronaca

Medicina, il numero chiuso rimane, ma Unibo offre 100 posti in più

Alle ultime selezioni la protesta di Link. Un sistema di ripartizione tra sedi dell'ateneo in regione potrebbe assorbire i nuovi ingressi

Abolire o no il numero chiuso a Medicina? Per l'Università di Bologna la risposta sta nel mezzo: l'accesso programmato va mantenuto, ma con un ampliamento "ragionato" degli studenti.

Strada che non è solo teorica per l'Alma Mater, che si è già attrezzato e potrebbe accogliere almeno 100-150 iscritti in più all'anno, rispetto ai 350-400 di oggi. Dato non lontano dall'aumento potenziale di cui ha parlato la Crui a livello nazionale (da 10.000 a 15.000 posti). Lo spiega Luigi Bolondi, direttore della Scuola di specializzazione in Medicina interna, durante una commissione in Comune.

Il tema del numero chiuso è stato riportato alla luce, un mese fa, dal Governo. Prima si è parlato di abolizione, poi di cambiamento graduale. La programmazione, però, per Bolondi non si tocca. "Posso affermare con certezza che la qualità dei nostri studenti è enormemente migliorata e ce lo diciamo continuamentre tra noi professori. Fare oggi gli esami è veramente un piacere", afferma il direttore, perché gli aspiranti camici bianchi sono più preparati di un tempo: "Siamo sicuri di formare da 20 anni a questa parte, cioè da quando esiste il numero programmato, generazioni di studenti molto migliori del passato. Me compreso".

Questo prima di tutto grazie all'obbligo di frequenza, continua Bolondi, ma più in generale perché i numeri sono "coerenti con le strutture di insegnamento": questo ha consentito agli studenti di "frequentare le lezioni e di frequentare obbligatoriamente i reparti, acquisendo i crediti che l'Ue richiede e che è analogo agli altri Paesi". Cosa che, sottolinea il docente, consente ad un medico italiano di esercitare in Francia o in Spagna senza dover passare per ulteriori valutazioni.

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C'è un tema di capienza delle aule ma anche di tirocini, segnala poi Bolondi, visto che oggi "usiamo tutta la rete ospedaliera, saturandola". Detto ciò, è "assolutamente sicuro" che "in futuro il numero di medici sarà insufficiente", afferma Bolondi, ma ciò non significa che sia il caso di passare "dal tutto al nulla", tornando alla "pletora" di iscritti, perché "è assolutamente necessario mantenere una programmazione per rispettare i criteri degli altri Paesi civili".

Perciò, se il numero di studenti "è insufficiente, ampliamolo. Su questo- sottolinea Bolondi- siamo tutti d'accordo e così si sono espresse sia la Conferenza dei presidenti dei corsi di laurea e delle Scuole, sia la Crui". E se a livello nazionale arriverà questa indicazione, "Bologna si è preparata", afferma Bolondi, specificando di parlare in maniera concordata con il rettore Francesco Ubertini.

Se oggi l'Alma Mater accoglie 350-400 studenti all'anno, suddivisi in due canali in base alla capienza delle aule, l'Ateneo è in grado di passare "ad almeno 500 studenti". Come? "In questo ultimo anno l'Ateneo ha aperto convenzioni con le strutture della Romagna e un certo numero di docenti- spiega Bolondi- e' stato delocalizzato a Forlì, Rimini e Ravenna con strutture che sono state clinicizzate".

Questa soluzione "potrebbe accogliere un terzo canale del corso di laurea", continua Bolondi. Imboccare questa strada, però, significa anche prevedere di ampliare le borse di studio per le Scuole di specializzazione, avverte il direttore, rimarcando che tra l'altro "sarebbe dissennato abolire il numero chiuso a Medicina e poi mantenere un accesso limitato alla specializzazione". (Pam/ Dire)

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